Durante la Cop 27 in Egitto, Ursula von der Leyen ha firmato un’intesa con il primo ministro del ricco Paese dell’Asia Centrale. L’obiettivo è rafforzare la cooperazione economica, soprattutto nell’ottica delle forniture di materie prime per la transizione energetica
Uno dei primi atti degli incontri multilaterali al Cairo, nell’ambito della Conferenza delle Parti sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite è una mossa realistica da parte dell’Unione Europea, da parte della presidente della Commissione Ursula von der Leyen.
Il memorandum d’intesa è stato firmato con il primo ministro del Kazakistan, Alikhan Smailov, nella giornata di ieri. Nell’ottica della Global Gateway Strategy, in uno sforzo di contro-egemonia cinese nelle regioni periferiche per bilanciare le vie della Seta, e nella necessità di diversificare gli approvvigionamenti per supportare il REPowerEU Plan, l’accordo è un importante tassello diplomatico che non a caso viene cementato nel contesto della Cop27.
Le prime fondamenta erano state gettate con la chiusura di un processo di avvicinamento conclusosi con un consiglio di cooperazione tenutosi a fine giugno di quest’anno, nel tentativo di aggiornare e rinnovare i rapporti bilaterali tra i due partner nel quadro dell’EU-Kazakistan Enhances Partnership and Cooperation Agreement (Epca). Il contesto geopolitico, soprattutto dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, ha infatti imposto un ripensamento della connettività commerciale e infrastrutturale tra Europa e Asia, con un’importanza strategica del commercio tra Europa e Astana. L’UE è infatti il suo primo partner commerciale, con una bilancia favorevole di 12 miliardi di euro, e principale investitore con il 60% degli investimenti diretti esteri (Fdi).
Inoltre, l’impegno del Kazakistan sulla rotta per la decarbonizzazione, il recente aggiornamento dei National Determined Contributions (NDCs) alle Nazioni Unite e l’impegno per la transizione “verde” hanno facilitato un accordo su più livelli, dalla governance alla sicurezza, passando per l’energia. Ed è proprio in questa chiave che il paese rientrerebbe tra i paesi partner essenziali per gli obiettivi dell’Unione Europea.
Secondo le direttive del protocollo d’intesa, l’Ue e il Kazakistan centreranno la partnership su tre pilastri: 1) una maggiore integrazione economica e industriale nelle filiere strategiche delle materie prime, delle batterie e dell’idrogeno verde; 2) una crescente resilienza per gli approvvigionamenti di materiali critici; 3) una cooperazione bilaterale su innovazione, ricerca e sviluppo e capacity-building.
Al centro, le forniture di materie prime critiche, con 151 depositi molto promettenti seppur molti di essi contino su dati e prospetti dell’epoca sovietica. Il Kazakistan detiene infatti importanti riserve di uranio (12.3%), rame (2.2%) e zinco (4.8%) a livello globale, oltre a titanio, magnesio, grafite, bauxite, cobalto, indio, vanadio e silicio metallico. In un incontro preliminare tra il Presidente del Consiglio Europeo Charles Michel e il Presidente kazako, Kassym-Jomart Tokayev, ad ottobre, si è rimarcata la possibilità di sviluppare opportunità estrattive e di investimenti in progetti energetici.
La Germania, tramite l’azienda che opera nel settore delle rinnovabili Svevind Energy Group, ha giocato in anticipo, con un accordo con il governo kazako di circa 20 miliardi di dollari per lo sviluppo di un impianto di produzione di idrogeno da fonti rinnovabili (un’installazione da 20 GW) con l’impiego di elettrolizzatori. Una volta operativo entro il 2030 il sito chiamato ‘Hyrasia 1’ avrà una capacità di 2 milioni di tonnellate di H2 verde.
Considerata la ricchezza del sottosuolo e le ambizioni di sviluppo del governo, attirare investimenti esteri tramite condizioni favorevoli di mercato e le necessarie infrastrutture sarà la chiave per una partnership costruttiva con l’Ue: attualmente sono stati identificati 23 progetti metallurgici per la produzione di prodotti a valor aggiunto, soprattutto per il settore automotive. Altri 500 progetti sono in rampa di lancio per il 2023-2024, e un centinaio circa per il biennio successivo.
“Una fornitura sicura e sostenibile di materie prime, materiali raffinati idrogeno rinnovabile è un aspetto chiave per aiutare a costruire fondamenta nuove e pulite delle nostre economie, soprattutto nella direzione di svincolarci dai fossili” il commento di von der Leyen sull’importanza dell’accordo, che aveva rimarcato come la transizione energetica presto renderà “litio e terre rare” molto più importanti di petrolio e gas naturale.
I due partner svilupperanno, inoltre, una roadmap per il biennio 2023-2024 e azioni concrete entro i primi sei mesi dall’intesa. Una simile iniziativa era stata avviata anche per l’Ucraina, con la firma di un partenariato strategico alla fine di luglio del 2021, con l’idea di rafforzare i rapporti economici e soprattutto assicurare le forniture di metalli critici come il litio: secondo alcuni prospetti, il territorio ucraino ospita importanti giacimenti. Come ricorda la Commissione, l’invasione russa ha stoppato il dialogo tra Bruxelles e Kiev che, rassicura, riprenderà nel corso dell’Eu Raw Materials Week che si terrà la settimana prossima.
Anche il Canada è un partner consolidato, grazie all’Eu-Canada Strategic Partnership on Raw Materials, siglato nel luglio del 2021. Le grandi disponibilità di materie prime e un’alleanza consolidata nel quadro atlantico, confermata di recente anche dalla decisione di stoppare gli investimenti cinesi nel settore, ormai strategico, delle materie prime, lo renderanno un attore chiave per la sicurezza degli approvvigionamenti.