La Difesa del Vecchio continente manca di coerenza e gli europei non hanno una visione strategica condivisa né una percezione comune delle minacce. Di fronte alla possibilità di una minore attenzione da parte degli Usa, con l’esito incerto delle MidTerm, la sicurezza dell’Europa è a rischio. È l’allarme lanciato da Judy Dempsey, ricercatrice di Carnegie Europe, che esorta gli europei a iniziare a condividere gli oneri e ad esercitare la leadership per la sicurezza del continente
L’Europa deve accelerare nei suoi investimenti per una Difesa e sicurezza comune, dal momento che l’appoggio incondizionato di Washington no può essere dato per scontato troppo a lungo. È l’allarme lanciato da Judy Dempsey, nonresident senior fellow a Carnegie Europe e direttore di Strategic Europe. Le preoccupazioni di Dempsey arrivano soprattutto alla luce delle analisi delle elezioni di midterm, e sul possibile ritorno della concentrazione della politica americana sulle questioni interne. “Il declino della democrazia negli Stati Uniti significa che il ruolo di leadership di Washington non può più essere dato per scontato. È tempo che l’Europa investa sul serio nella sua sicurezza e difesa”.
Il ritardo europeo
L’Europa, tra l’altro, avrebbe avuto a disposizione tutto il preavviso che l’accelerazione era necessaria, viste “le trasformazioni straordinarie in corso negli Stati Uniti negli scorsi anni”. In particolare, Dempsey fa riferimento alla presidenza di Donald Trump, i cui supporter sono ancora numerosi e influenti, anche per le elezioni di midterm. “Quando Trump era presidente – scrive la ricercatrice di Carnegie – gli europei hanno criticato la sua attitudine verso la Nato e disprezzato la sua relazione con il presidente russo Vladimir Putin”. Ora, di fronte a uno scenario Usa ancora più polarizzato, con le stesse “fondamenta della stabilità” minacciate, “il leader indiscusso dell’Occidente non può più essere dato per scontato”.
Le lacune del Vecchio continente
L’analisi di Carnegie è netta: “La sicurezza e la difesa europee non solo mancano di coerenza: gli europei non hanno una visione strategica condivisa né una percezione comune delle minacce”. Alla base di queste lacune c’è l’aver fatto per troppo tempo affidamento sulla protezione e la guida offerte dagli Stati Uniti dalla Seconda guerra mondiale. Nonostante nella storia si siano alternati momenti di maggiore o minore engagement americano nel Vecchio continente, la distanza tra le due sponde dell’Atlantico si è allargata durante la presidenza di Trump.
La guerra in Ucraina
Per Dempsey “gli europei dovrebbero essere preoccupati”. Il tema, infatti, supera la contingenza delle elezioni di medio termine statunitensi. È un trend globale di crisi della democrazia che dalla Cina alla Russia, passando per l’America latina e l’Africa, sfida i principi cardine dell’Occidente. Il tutto mentre alle porte del Vecchio continente si combatte una guerra “che avrà profonde ripercussioni non solo per l’Occidente, ma anche per l’Europa orientale”. Un impatto che sarà solo più grave, a meno che l’Unione europea non introduce “dei mutamenti fondamentali nelle sue politiche estere, di sicurezza e di difesa”.
Un impegno asimmetrico
Senza il supporto americano, con Biden alla Casa Bianca e 52 miliardi di aiuti militari, finanziari e umanitari dati da Washington a Kiev, la resistenza ucraina sarebbe stata spezzata dall’invasione di Putin. Ora, con i repubblicani che minacciano di ritardare o addirittura tagliare l’assistenza all’Ucraina, la domanda è se l’Europa sarebbe in grado di fornire lo stesso supporto per un Paese che sta combattendo anche per la sua sicurezza. Secondo i dati più recenti del Kiel Institute for the World Economy, a fronte dei 52 miliardi stanziati dagli Usa, l’insieme dei Paesi europei ha stanziato appena 13 miliardi, con altri 16 provenienti dalle istituzioni europee. Poco più della metà. “È notevole che gli Stati Uniti da soli si siano impegnati molto di più di tutti i Paesi dell’Unione europea messi insieme, nelle cui immediate vicinanze infuria la guerra”, ha dichiarato Christoph Trebesch, direttore di ricerca dell’Istituto di Kiel. Come nota sempre Dempsey, tra l’altro “senza l’intervento degli Stati Uniti, il sostegno dell’Europa al suo vicino orientale sarebbe stato di gran lunga inferiore”.
L’impreparazione europea
Per la ricercatrice di Carnegie Europe, “questa è la debolezza essenziale delle relazioni transatlantiche. Gli europei sono impreparati a guidare o anche solo a compensare in qualche misura i cambiamenti in corso negli Stati Uniti”. Da una parte, naturalmente, la maggior parte dei leader europei non condivide l’autonomismo strategico di Emmanuel Macron, ma dall’altra parte “non si fidano l’uno dell’altro per fare sicurezza e difesa insieme”. L’invito di Dempsey, dunque, è che gli europei inizino a “condividere gli oneri e ad esercitare la leadership” altrimenti “non saranno in grado di creare stabilità e pace in Ucraina e nel resto dell’Europa orientale”.