Skip to main content

Presidenzialismo e stabilità, le sfide “costituzionali”. Parla il neopresidente Balboni

Il presidente della prima Commissione Alberto Balboni, senatore di lungo corso di Fratelli d’Italia: “Sarebbe auspicabile aprire un dibattito serio con le minoranze sul presidenzialismo, tanto più che garantirebbe al nostro Paese quella stabilità che in questi anni è sempre mancata”

“Sulla carta avevo dodici voti, ma il risultato è stato di tredici. Si vede che ho convinto anche un esponente della minoranza”. Alberto Balboni, senatore di lungo corso di Fratelli d’Italia, non nasconde la sua soddisfazione per l’esito della votazione che gli ha conferito la presidenza della Commissione Affari Costituzionali del Senato. Le ipotesi sul tavolo erano due: la prima commissione o la commissione Giustizia. “La Giustizia sarebbe stata più tecnica – spiega il senatore a Formiche.net – mentre questa prevede anche una significativa parte di indirizzo politico”.

Senatore, un esponente della minoranza l’ha convinto. Ora ci sono anche gli altri con cui lavorare. 

Già il fatto che abbiano presentato, in votazione, otto schede bianche senza proporre un candidato alternativo alla presidenza mi rende particolarmente soddisfatto. A ogni modo, il mio obiettivo è quello di lavorare nella massima armonia, cercando convergenze laddove possibile. Il terreno di confronto, quando c’è in ballo la Costituzione, deve essere comune. Il fatto positivo è che avrò a che fare con persone estremamente qualificate, anche della maggioranza.

Uno dei principali cavalli di battaglia in tema di riforme è stato il presidenzialismo. Come procedere in questo senso?

Innanzitutto occorre capire se ci sarà una bicamerale costituita ad hoc oppure se a occuparsi di questa riforma sarà la Prima Commissione.

Lei per quale soluzione opterebbe?

Per la bicamerale e lo dico, paradossalmente, contro il mio interesse. Ma penso che l’istituzione di una bicamerale garantirebbe più equilibrio nell’ambito di un dibattito che, al contrario, potrebbe essere condizionato da ragioni di carattere politico. Per costituirla, tuttavia occorrerebbe una legge costituzionale.

Ci sono margini di confronto con la minoranza su questo tema?

Sarebbe auspicabile aprire un dibattito serio con le minoranze sul presidenzialismo, tanto più che garantirebbe al nostro Paese quella stabilità che in questi anni è sempre mancata. Stabilità che, come effetto immediato, renderebbe molto più attrattivo e appetibile il nostro Paese per i partner e gli investitori stranieri. Il nostro modello di riferimento è il semi-presidenzialismo alla francese ma, chiaramente, conferire più poteri al presidente della Repubblica presuppone conferirne di più al Parlamento.

Un fronte aperto è l’intendimento, espresso a più riprese dal premier, di far prevalere il diritto nazionale a quello dell’Unione Europea, in particolare su alcuni fronti “caldi”. Quale è la strada da seguire?

Ci vuole una riforma costituzionale. Ma mi pare un principio più che logico, peraltro già presente in Germania. Paese nel quale nessuna decisione sovranazionale può essere applicata se contraria all’interesse nazionale. Se questo principio vale in Germania, non vedo perché non possa valere in Italia. Sarà una riforma di legislatura, orientata al garantire la reciprocità. Io sarò un piccolo tassello del mosaico che costruirà questo nuovo impianto.

×

Iscriviti alla newsletter