La realpolitik dell’ex ministro sorpassa per efficacia gli strappi ideologici e i veti. Ecco un manuale di sopravvivenza politica
Al di là di come sarà composto il decalogo delle regole per le navi Ong allo studio del Viminale, c’è un passaggio che più di altri dà la cifra di come vanno affrontati dossier delicatissimi e complicatissimi come quello dell’immigrazione. Lo ha indicato in Aula il senatore Massimiliano Romeo analizzando il codice comportamentale per le organizzazioni umanitarie.
Massimiliano Romeo
“Anche Marco Minniti chiedeva codici di comportamento per le Ong. Anche Minniti temeva che senza aiuti in Africa poteva esplodere una crisi con gravi conseguenze per l’Europa”.
Queste le parole del capogruppo leghista nell’Aula del Senato, dopo l’informativa del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi. Ovvero, è la tesi del senatore leghista, la Lega dice al governo che deve andare avanti così e non deve indietreggiare senza farsi condizionare dall’opposizione. Per questa ragione, ha osservato, l’Italia “non può farsi dettare l’agenda dalle Ong che sono organismi privati finanziati da multinazionali che cercano manodopera a basso costo. E sono le stesse multinazionali che finanziano le organizzazioni ambientaliste”. È la presenza di queste Ong che incoraggia “le presenze e il traffico degli esseri umani”.
Agenda Minniti
La tesi sostenuta da Minniti, non da oggi, è quella che l’Italia deve guardare oltre il Mediterraneo per decrittare davvero il dossier immigrazione e la Libia in questo è stata la punta dell’iceberg. Da sempre l’ex ministro dell’interno Pd ha puntualizzato che la gran parte della sicurezza di un Paese si determina al di là dei confini nazionali, sia per la minaccia terroristica sia per la gestione dei flussi migratori.
“È mia convinzione – ha detto recentemente – che una moderna democrazia debba avere l’ambizione di non subire, o inseguire, i processi demografici, ma di saperli governare. Anche qui, gran parte della partita si gioca oltre confine. Nel caso dell’Italia, dall’altra parte del Mediterraneo”.
Nel 2017 in occasione del codice di condotta per le Ong osservò che “il codice di condotta è un elemento di tutela proprio per loro, credo inoltre che le responsabilità siano individuali e la cosa peggiore su questo è fare generalizzazioni”. E ancora: “Una Ong non entra nelle acque territoriali, tuttavia si stabilisce un principio fondamentale di salvezza delle vite umane e le persone a bordo vengono trasferite immediatamente sulle navi della guardia costiera. Questo è quello che accadrà da ora in poi”.
Il nuovo codice
Il nuovo codice immaginato dal governo Meloni per le Ong di fatto segue le orme di Minniti, così come si è potuto ascoltare direttamente dalle parole del ministro Piantedosi in Senato: la bozza contiene la possibilità che alle navi delle organizzazioni umanitarie venga consentito di operare nel Mediterraneo solo a patto di sottoscrivere le predette regole. Al primo punto quella di intervenire solo in caso di vera necessità e di rischio di naufragio, con la conseguenza di operare in parallelo con i Paesi coinvolti e quindi sempre allertando gli Stati di riferimento.
In occasione dell’ultimo Consiglio Ue Affari esteri non solo l’Italia ha posto il tema dell’immigrazione come un problema europeo, ma il ministro per gli affari esteri, Antonio Tajani, ha proposto un rafforzamento del codice di condotta che regola l’azione delle Organizzazioni non governative. “Queste navi non fanno soccorso in mare, ma si danno appuntamento nel Mediterraneo con i trafficanti, che portano le persone per poi scaricarle proprio su queste navi delle Ong”.