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Twitter, l’ostracismo e la democrazia. Il commento di Celotto

Un referendum digitale che ricorda quelli che si facevano in Grecia. Ma quale dovrebbe essere il quorum? Per la riammissione dell’ex presidente Trump risulta che abbiano votato il 3,3% dei circa 237 milioni di utenti attivi del social. Davvero pochi. Eppure nel suo tweet sul risultato finale Musk non ha mancato di chiosare con un classicissimo “Vox popoli, vox dei”

“Il popolo ha parlato. Trump viene reintegrato”. Questo tweet di Elon Musk è la “sentenza” che comunica il voto degli utenti per riammettere il presidente Trump in Twitter dopo quasi due anni di ostracismo.

Eh sì. Perché questo referendum digitale mi ha fatto tornare alla mente proprio la Atene del V secolo. Tutti ricordiamo che con la riforma di Clistene venne introdotto un referendum per allontanare i nemici della democrazia, che prese il nome dal nome del pezzo di terracotta (ostrakos) su cui i cittadini votavano. I membri dell’Ekklesia potevano votare per l’ostracismo una volta all’anno, fra gennaio e febbraio, durante la sospensione dell’attività agricola. Si trattava di una sanzione seria, perché l’ostracizzato doveva restare fuori del territorio della città per dieci anni, anche se conservava i suoi beni e la cittadinanza.

Le fonti raccontano l’ostracismo che venne applicato spesso anche quale strumento di demagogia contro i nemici politici personali, come accadde per Aristide (detto il Giusto) e Temistocle, entrambi grandi protagonisti delle guerre persiane, eppure, entrambi furono ostracizzati (il primo nel 483, il secondo nel 472 a.C.).

Già in quei secoli lontani c’erano perplessità sulla reale capacità dei votanti, spesso analfabeti, di comprendere davvero cosa stessero facendo. Molto noto è il racconto di Plutarco sulla procedura per ostracizzare Aristide:  “… mentre gli elettori scrivevano i nomi sui cocci, un contadino, analfabeta e assai rozzo, consegnò il suo coccio ad Aristide come al primo capitatogli e lo pregò di scriverci sopra “Aristide”. Rimase meravigliato Aristide e avendogli domandato che cosa di male quello gli avesse fatto: – Niente – rispose – ; non lo conosco neppure, ma ho a noia di sentirlo chiamare dappertutto “il Giusto”. A tali parole Aristide non rispose nulla, scrisse il suo nome sul coccio e glielo restituì” (Plutarco, Vita di Aristide 7, 7-8).

Del resto, anche gli studiosi moderni hanno accertato che erano frequenti i brogli nel voto, come risulta dal ritrovamento di alcuni “ostrakos” chiaramente compilati dalla stessa mano e recanti i medesimi errori ortografici e grammaticali!

Ma il punto che ci interessa è un altro. Quante persone devono votare perché un referendum sia valido? Nella antica Atene, si stabilì che alla votazione dovessero partecipare almeno 6000 cittadini (sui circa trentamila cittadini di Atene) e bisognasse raggiungere la maggioranza semplice. Cioè erano sufficienti 3001 voti per ostracizzare un cittadino (cioè il 10% dei cittadini).

Torniamo a Twitter. Sulla riammissione di Trump risulta che abbiano votato 15.085.458 utenti e che l’ex presidente sia stato riammesso da circa 7.845.000 voti. Attenzione: ha votato per Trump il 3,3% dei circa 237 milioni di utenti attivi del social. Davvero pochi. Eppure nel suo tweet sul risultato finale Musk non ha mancato di chiosare con un classicissimo “Vox popoli, vox dei”. Cioè con quella frase medioevale che fu utilizzata da Alcuino alla Corte di Carlo Magno, quando non esistevano né i social né la democrazia.

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