La sconfitta alle elezioni locali costringe la presidente Tsai a lasciare la guida del Partito democratico popolare. Il Kuomintang avanza, con un potenziale leader per le presidenziali del 2024. La Cina è sempre tema centrale, anche se il voto locale ha privilegiato altri dossier
La presidente taiwanese, Tsai Ing-wen, si è dimessa dalla leadership del partito democratico di governo DPP dopo che il Kuomintang (KMT), partito di opposizione, ha riconquistato la carica di sindaco della sua tradizionale roccaforte di Taipei e ha ottenuto una serie di vittorie nelle elezioni locali tenutesi sabato in tutta l’isola.
Le elezioni sull’isola sono le uniche libere ed eque nel mondo di lingua cinese, dopo che nel 2020 il Partito/Stato ha imposto un giro di vite draconiano ad Hong Kong contro i legislatori dell’opposizione, i manifestanti, i giornalisti e il pubblico in generale.
Il KMT ha ottenuto successi in diverse municipalità, riconquistando ai danni dei democratici Taipei, New Taipei City, Taoyuan nel nord e Taichung nel centro — quattro dei sei collegi più importanti. Inoltre il Kuomintang ha vinto a Penghu (isole nevralgiche vicine alla linea mediana) e Keelung city.
Il premier, Su Tseng-chang, ha offerto le sue dimissioni, ma la presidente Tsai gli ha chiesto di restare. Tsai e il segretario generale del DPP, Lin Hsi-yao, si sono inchinati per esprimere il loro rispetto davanti agli elettori di Taiwan.
“Accettiamo umilmente i risultati delle elezioni […] e ammettiamo di non essere riusciti a mobilitare gli elettori nonostante abbiamo lavorato duramente per soddisfare le aspettative del pubblico”, ha dichiarato Tsai.
Le sconfitte locali subite dai candidati del DPP potrebbero essere viste come un’erosione dei consensi della presidente Tsai. La vittoria dell’opposizione è stata schiacciante, con risultati che potrebbero essere un’indicazione su come i taiwanesi potrebbero favorire il principale partito di opposizione nelle elezioni presidenziali che si terranno tra 14 mesi.
Quel voto potrebbe cambiare gli equilibri in ballo con la Cina, anche se non è detto che sia così, mentre per quanto riguarda le elezioni locali di solito non riguardano questioni legate alla Cina, come ha commentato Kharis Templeman, ricercatore presso la Hoover Institution di Stanford, all’Asia Nikkei Review.
L’integrità dei candidati, l’incumbency e la qualità della vita sembrano essere i fattori principali che hanno guidato gli elettori, ha spiegato Templeman: “Il KMT aveva candidati popolari in carica in molti dei distretti di alto profilo e ha nominato candidati forti in molte delle gare aperte. Quindi era pronto a fare bene”.
Questo è stata una competizione elettorale problematica per il partito al potere. I sindaci più importanti si sono dovuti dimettere senza ricandidarsi per raggiunti limiti di due mandati, mentre quelli del KMT si sono potuti ripresentare per le rielezioni .
Anche Lin Yen-hung, direttore della ricerca del think tank Taiwan Brain Trust di Taipei, ha spiegato che una vittoria del KMT non riflette un cambiamento dell’opinione pubblica sulla Cina, perché la maggior parte degli elettori si concentra su questioni locali. “L’elettorato si occuperà della questione della Cina solo quando voterà per la presidenza”, ha detto.
Nei giorni prima del voto, le autorità di Taiwan hanno effettuato raid e interrogato un gruppo di persone sospettate che stessero comprando voti per conto della Cina. Ma, solo pochi giorni fa, il ministro Joseph Wu ha affermato che l’interferenza cinese è stata molto inferiore rispetto alle passate elezioni. Segno che anche a Pechino si è percepito il valore più locale delle dinamiche che hanno guidato il voto.
Cosa significa il voto per il partito al potere e per la presidente Tsai? I risultati spostano le dinamiche di potere all’interno del DPP. Le dimissioni sono un atto dovuto che non cancella la pesante sconfitta dei democratici, destinata a riaprire le rivalità tra fazioni all’interno del partito. Tsai si era già dimessa nel 2018 da presidente del partito dopo le sconfitte nelle elezioni locali.
Sarà da seguire il percorso che adesso riguarderà l’attuale vicepresidente William Lai. Considerato uno dei principali contendenti per il 2024, Lai ha avuto un diverbio con Tsai durante la sua corsa alle presidenziali del 2020. Il primo vicepresidente di Tsai, Chen Chien-jen, è invece considerato uno dei suoi successori preferiti.
Secondo Eric Chen-hua Yu, ricercatore presso l’Election Study Center e professore di scienze politiche all’Università Nazionale Chengchi, dato che i candidati dei partiti tradizionali sono per lo più scelti dalle sedi centrali dei partiti senza primarie, “la vittoria o la sconfitta avranno inevitabilmente un certo impatto sulla struttura di potere all’interno dei partiti e influenzeranno i candidati alla corsa presidenziale”.
Passando all’altra sponda, quanto successo potrebbe anche essere problematico per il leader dell’opposizione, Eric Chu. L’anno scorso, mentre era in lizza per riconquistare la posizione di leader del KMT, Eric Chu aveva promesso che il partito avrebbe “conquistato 16 contee e città, e vinto più della metà dei sei comuni” alle elezioni. Si è anche impegnato a dimettersi se non fosse riuscito a mantenere la promessa.
Ora, al di là delle promesse elettorali che lasciano sempre il tempo che trovano, Chu sfruttare la vittoria e convincere i vertici del partito che merita di candidarsi come candidato del KMT alle presidenziali — una rivincita personale dopo che è stato sonoramente sconfitto da Tsai nel 2016.
E però, da queste elezioni il candidato vincente del KMT a sindaco di Taipei, Chiang Wan-an, pronipote del defunto leader del KMT Chiang Kai-shek, è emerso come stella nascente e in grado di prendere la scena totale per il partito.
A prescindere dal risultato, le elezioni locali sono parte integrante della democrazia di Taiwan. Più di 19 milioni di persone hanno avuto diritto a votare, partecipando anche al referendum per abbassare l’età di voto a Taiwan a 18 anni da 20 anni.
“Con ogni elezione da quando si è democratizzata, Taiwan ha consolidato la sua democrazia e la sua governance dall’interno”, ha detto Zsuzsa Ferenczy, assistente alla National Dong Hwa University di Hualien. “Le elezioni locali arrivano in un momento in cui Taiwan è più internazionale che mai”.
Questa internazionalizzazione è dovuta alla leadership di Tsai e alla forza democratica della società taiwanese, oltre che alle attenzioni che l’attuale presidenza ha magnetizzato anche sfruttando spazi concessi dal valore che Washington ha dato al dossier (usandolo pure come proxy della narrazione e delle attività strategiche anti-Cina).
La democrazia di Taiwan non ha mai affrontato tali livelli di coercizione e intimidazione da parte della Cina. E mentre queste elezioni determineranno le dinamiche di potere all’interno del partito al governo e dell’opposizione, aprendo di fatto la campagna elettorale del prossimo anno per le elezioni nazionali del 2024, il tema cinese resterà un interesse per cittadini e politici