L’avvocato Conte avrà tutte le ragioni del codice per dire che quello da lui approvato non era un condono e perciò non può essere condannato ad alcuna pena, nemmeno a una piccola multa. È un illustre avvocato e sicuramente avrà ragione. Però non è questo il punto. Il commento di Francesco Sisci
Una differenza fondamentale nelle democrazie è quella tra responsabilità politica e responsabilità giudiziaria. Anche se tra i due ambiti possono esserci zone grigie la distinzione è essenziale perché consente il libero scambio delle opinioni e soprattutto permette di condannare politicamente qualcuno senza fucilarlo fisicamente.
Inoltre il politicamente condannato, in democrazia, può fare ammenda del suo sbaglio e rimettersi al pubblico che dopo l’ammenda può decidere di dargli ancora fiducia o togliergliela.
In teoria, quindi si crea un sistema trasparente, in cui il pubblico può scegliere in maniera limpida e i politici stessi possono evolversi e fare evolvere la società.
Quindi, negare la responsabilità politica manda il sistema in tilt. Apre le porte alla tentazione di usare il sistema giudiziario per risolvere questioni politiche altrimenti irrisolvibili.
Diventa l’inizio di una deriva autoritaria e giustizialista, che ancora si trascina in Italia dopo la stagione di Mani Pulite e che ha anche responsabilità politiche nella politica.
Il cortocircuito tra politica e giustizia sembra alla base di tante delle attuali polemiche sul disastro di Ischia e sul condono agli abusi nell’isola firmato dal governo di Giuseppe Conte.
L’avvocato Conte avrà tutte le ragioni del codice per dire che quello da lui approvato non era un condono e perciò non può essere condannato ad alcuna pena, nemmeno a una piccola multa. È un illustre avvocato e sicuramente avrà ragione. Però non è questo il punto.
Conte è colpevole politicamente perché ha sanato una situazione che non doveva essere sanata. Poi, sempre politicamente, Conte potrà spiegare perché lo ha fatto.
Ma la discussione deve essere politica non giudiziaria, perché se si confondono i due ambiti, come egli ha fatto, poi rischia davvero di finire schiacciato sotto le ruote di una giustizia sorda e cieca.
Il problema non è certo solo di Conte, ma più in generale del dibattito politico italiano e poi in particolare della sinistra.
La difesa leguleia dell’operato di governo non può essere tollerabile da parte di chiunque perché diventa una ferita che non si rimargina facilmente nella politica nazionale.
Se si vuole eliminare o limitare l’intervento giudiziario nella politica, la politica deve fermarsi prima della giustizia e riconoscere colpe politiche prima che diventino giudiziarie.
Qui c’è una lezione per i vaffa boys di destra o sinistra. Occorre ammettere le colpe politiche e ritirarsi in buon ordine quando si può. Insistere nell’errore è diabolico, e distrugge tutto, a cominciare da sé stessi.