In un contesto che vede sempre più alta la competizione tra Usa e Cina, il Dragone sembra rappresentare una minaccia agli occhi del capo dell’ala spaziale dell’esercito statunitense. Per via dei rapidi progressi delle capacità militari di Pechino, che pongono sempre più rischi alla supremazia americana nello spazio
Gli ultimi saranno i primi? Storicamente in ritardo nella corsa allo spazio, dominata fin dal secolo scorso da Stati Uniti e Russia, la Cina negli ultimi anni ha compiuto progressi notevoli che hanno allarmato Washington e gli altri Paesi occidentali. Così il Dragone rappresenta una minaccia crescente alla supremazia americana nello Spazio, almeno secondo quanto dichiarato dal capo dell’ala spaziale dell’esercito Usa. La Cina, nel frattempo, non ha ancora ribattuto e continua a investire nello Spazio, preparandosi a inviare in orbita nuovi progetti scientifici – selezionati congiuntamente con l’Agenzia spaziale europea (Esa) e l’Ufficio delle Nazioni unite per gli affari dello spazio extra-atmosferico (Unoosa) – ed è pronta a mandare un equipaggio di tre taikonauti sulla Stazione spaziale cinese, che si sta avvicinando al completamento dei lavori. Un traguardo per Pechino che con gran probabilità alzerà ancor di più l’asticella di competizione con Washington, soprattutto in previsione del sempre più prossimo pensionamento della Stazione spaziale internazionale (Iss) che potrebbe portare in meno di un decennio la stazione cinese di Tiangong ad essere l’unica ancora in funzione in orbita.
La preoccupazione statunitense
“Penso che sia assolutamente possibile che ci raggiungano e ci superino”. Questo il punto di vista del direttore dello staff della US Space Force (fondata solo nel 2019), Nina Armagno, sulla corsa cinese allo spazio, espresso in occasione di un evento a Sydney organizzato dall’Australian strategic policy institute. A detta di Armagno “i loro progressi sono stati sorprendenti, incredibilmente veloci”, soprattutto in riferimento allo sviluppo della tecnologia spaziale militare, in svariati settori, dalle comunicazioni ai veicoli spaziali riutilizzabili. “La Cina è l’unico Paese che ha l’intenzione di rimodellare l’ordine internazionale e, sempre di più, il potere economico, diplomatico, militare e tecnologico per raggiungere questo obiettivo”, ha osservato ancora Armagno. Una preoccupazione in qualche modo avvalorata dalle parole del capo del programma cinese di esplorazione lunare, Ye Peijian, che ha paragonato la Luna e Marte a isole contese nel Mar Cinese meridionale che Pechino sta cercando di rivendicare; oltre che dai test missilistici condotti dal Dragone che hanno creato numerosi detriti spaziali che minacciano la sostenibilità delle orbite. “Questi campi di detriti hanno minacciato tutti i nostri sistemi nello spazio, che sono vitali per la sicurezza, l’economia e gli interessi scientifici di tutte le nazioni”, ha poi concluso Armagno.
In arrivo nuovi taikonauti sull’Iss
L’Agenzia spaziale cinese (Cmsa) ha reso noto che è tutto pronto per la partenza della missione Shenzhou-15 che decollerà dal centro di lancio di Jiuquan, ai margini del deserto del Gobi. Una missione di sei mesi che vedrà partire tre taikonauti – il comandante Fei Junlong, seguito da Deng Qingming e Zhang Lu che voleranno nello spazio per la prima volta– in quella che sarà “l’ultima fase di costruzione della stazione spaziale cinese”, secondo quanto anticipato dal portavoce del Cmsa, Ji Qiming. Gli astronauti si sovrapporranno brevemente a bordo della stazione, denominata Tiangong, con l’equipaggio precedente, arrivato all’inizio di giugno per un soggiorno di sei mesi. Il terzo, nonché ultimo, modulo della stazione spaziale Tiangong si è agganciato a inizio novembre e la stazione permanente arriverà a pesare 66 tonnellate, contro le 465 dell’Iss che ormai ha visto il suo primo modulo quasi 25 anni fa. Il programma spaziale cinese con equipaggio quest’anno compie 30 anni, nonostante abbia preso il via soltanto nel 2003 quando il Dragone ha portato per la prima volta un essere umano nello spazio (prima di lei lo avevano fatto solo Usa e Russia), ed è gestito dall’ala militare del Partito comunista al potere. Gli Usa hanno in passato escluso la Cina dall’Iss a causa dei legami militari del programma.
Le cooperazioni in orbita del Dragone
Nonostante i lavori di Tiangong non si siano ancora conclusi, diversi progetti scientifici sono stati scelti dall’Unoosa e dall’Esa – reduce dalla sua ultima Ministeriale – e sono in corso di attuazione secondo le previsioni. Pechino mira a lanciare i relativi carichi utili per entrare nella stazione spaziale cinese ed effettuare esperimenti già a partire dal prossimo anno. In orbita Pechino si mostra aperto alle collaborazioni, come ribadito da Qiming nel corso di una conferenza stampa, e secondo quanto ha dichiarato sono già diversi i Paesi che hanno avanzato proposte per inviare i propri astronauti a partecipare alle missioni di volo alla stazione spaziale cinese, non ci resta che attendere per scoprire di chi si tratta e se tra i Paesi candidati comparirà il nome di Mosca.