Moratti, candidata alla Regione Lombardia, doveva tenersi le mani libere da ogni abbraccio politico e giocare da battitore libero, cercando uno ad uno tutti i voti scontenti a destra. Adesso invece è diventata la candidata della parte moderata dell’opposizione, collocazione che, oltre a non esserle naturale, serve al massimo per fare un buon risultato. E l’effetto finale è chiaro…
L’appuntamento elettorale lombardo di febbraio conta ben oltre i confini regionali, come sanno i bene informati. Esso è infatti un poderoso test per la maggioranza del governo Meloni ed è un non meno rilevante passaggio per le opposizioni: il tutto in combinato disposto con l’analogo voto del Lazio.
Per la maggioranza infatti è un delicato momento di verifica, sia perché la Lombardia ha fin qui contato sei vittorie di centrodestra su sei competizioni (4 Formigoni, 1 il compianto Maroni ed 1 Fontana), sia perché è fortissima la sensazione di un ribaltamento dei rapporti di forza interni, con netto avanzamento di Fratelli d’Italia (peraltro già verificatosi alle politiche) a discapito di Lega e Forza Italia, storici “forzieri” del voto moderato lombardo.
Per le opposizioni è invece un primo tentativo di rivincita, anche alla luce del fatto che nel Lazio c’è invece da difendere l’accordo tra Pd e M5S che ha sostenuto la giunta Zingaretti, accordo che però allo stato è tutt’altro che definito.
Ad ogni modo in Lombardia c’è poi un ulteriore elemento d’interesse, rappresentato dalla candidatura “pesante” di Letizia Moratti.
Arriviamo così al punto centrale di questa riflessione, che gira proprio attorno alla discesa in campo di Donna Letizia.
Una discesa in campo rumorosa e massiccia, dopo settimane di gelidi rapporti a destra e dimissioni polemiche dalla giunta regionale, con tanto di vice-presidenza che si sommava alla pesantissima delega alla Salute (o Sanità, non riesco più a capire come si deve dire).
Ebbene la mia opinione è che per come si è configurata la candidatura di Letizia Moratti finirà per essere poderoso alleato di Attilio Fontana, certificandone il ritorno a Palazzo Lombardia e spegnerà ogni possibile speranza di battere per la prima volta il centrodestra da quelle parti.
Provo a spiegarmi meglio.
Moratti è a tutti gli effetti candidato credibile a destra. Anzi, per come si sono messe le cose, lo era.
Ha fatto il ministro a destra, il sindaco di Milano a destra, l’assessore regionale a destra, la Presidente della Rai a destra, la candidata alla Presidenza della Repubblica a destra (con tanto di nome annunciato in conferenza stampa insieme a quelli di Nordio e Pera, poi eletti in Parlamento con Fratelli d’Italia) ed è stata per giorni nel toto-nomi del governo Meloni.
Dopodiché “litiga” con Fontana e con i partiti della coalizione (capita, la politica va compresa sino in fondo, anche nelle sue curve più difficili da prendere) e decide di rompere, buttando in campo la sua candidatura, che a Milano (ed anche fuori) non è poca cosa.
Lo fa in modo evidentemente ostile verso i suoi ex compagni di destra, cui però, inspiegabilmente, fa subito un regalo da mille e una notte, diventando il candidato di Renzi e Calenda.
Voleva Letizia Moratti tentare di intralciare la strada di Fontana verso la rielezione?
Doveva tenersi le mani libere da ogni abbraccio politico e giocare da battitore libero, cercando uno ad uno tutti i voti scontenti a destra.
Adesso invece è diventata la candidata della parte moderata dell’opposizione, collocazione che, oltre a non esserle naturale, serve al massimo per fare un buon risultato.
L’effetto finale è dunque chiaro.
Oltre il centrodestra (ma nell’altra metà del campo) ci saranno almeno due o forse anche tre candidati (nel frattempo Majorino ha formalizzato la sua partecipazione), che saranno quindi destinati a battersi per il secondo posto.
Non c’è che dire, un capolavoro. Il cui unico beneficiario è il Terzo Polo, che porterà a casa un risultato di tutto rispetto senza fare il minimo sforzo.