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Tecnologia e zero emissioni, Fincantieri alza il velo sul piano industriale

Il gruppo di Trieste, reduce dal passaggio di consegne al vertice e dalla scomparsa dello storico ad, Giuseppe Bono, presenta la strategia che guarda al 2027 e che entro un paio di anni punta a riportare in attivo i conti. Cinque focus, a partire dalla spinta digitale e dalla sostenibilità dei cantieri italiani

Il primo piano industriale dopo venti anni di Giuseppe Bono. Non era facile per Fincantieri mettere a terra una strategia che portasse in dote il ritorno all’utile entro il 2025, dopo due anni e passa funestati dalla pandemia prima, con paralisi del settore crocieristico, e dall’esplosione dei costi delle materie prima poi. Eppure, a un mese e mezzo dalla scomparsa del manager che prese il timone del gruppo triestino nel lontano 2002, per lasciarlo nel maggio scorso con l’arrivo del nuovo tandem Claudio Graziano e Pierroberto Folgiero, nel piano che guarda al 2027 non manca l’ambizione.

A fine luglio, Fincantieri aveva riportato una perdita semestrale di 234 milioni di euro, sull’onda dei postumi della pandemia, proprio mentre gli ordinativi del settore cruise ricominciavano a carburare. Ma ora il gruppo di Trieste punta dritto all’utile a partire dal 2025. Il board, infatti, si aspetta ricavi in crescita da 8,8 miliardi di euro a 9,8 miliardi, con un ebitda margin dal 7% all’8% e un rapporto posizione finanziaria netta/ebitda pari, rispettivamente, a 4,5-5,5 volte e a 2,5-3,5 volte.

Cinque i pilastri del nuovo piano industriale: focalizzazione sul business della cantieristica navale ad alto valore aggiunto con progressiva espansione delle competenze distintive per la nave digitale e a zero emissioni, ulteriore rafforzamento del sistema dei cantieri italiani ed esteri attraverso la rivisitazione e la digitalizzazione dei processi produttivi con aumenti attesi nella produttività e nell’efficienza, concentrazione sul governo dei costi e sulla disciplina finanziaria e puntare a essere sempre più un player sostenibile nella creazione di valore per tutti gli stakeholder di riferimento. E infine, sono state individuate specifiche linee di azione e un set di progetti strategici da realizzare nell’arco del piano con un focus su capitale umano, tecnologie abilitanti e catene di fornitura.

Non è tutto. Tra gli obiettivi, la nave digitale e a zero emissioni. Nel settore delle navi da crociera, infatti, Fincantieri è leader con oltre il 40% della quota di mercato e 120 navi da crociera costruite dal 1990, ovvero oltre un terzo della flotta oggi in esercizio. Il gruppo ha 28 navi in portafoglio (al 30 settembre 2022) con consegne previste fino al 2028 e vanta tra i propri clienti i principali player mondiali del turismo crocieristico. Il prossimo ciclo industriale di questo settore sarà caratterizzato da due dinamiche: la ripresa del turismo con una chiara preferenza verso le crociere, a livelli superiori al 2019, e l’ingresso di nuovi operatori nel settore delle navi extra lusso; la digitalizzazione e la transizione ecologica, con un aumento della richiesta di navi equipaggiate con tecnologie all’avanguardia e alimentate da motori di nuova generazione.

“Distintività e sostenibilità sono punti qualificanti del nostro piano, ci permetteranno di continuare a crescere, volgendo in opportunità le criticità del settore e del contesto macroeconomico”, ha spiegato il ceo Folgiero. “Le linee guida del piano 2023-2027 si basano su cinque pilastri volti a far evolvere Fincantieri in leader mondiale nella abilitazione della transizione energetica per le grandi navi e nella costruzione e gestione di navi sempre più automatizzate e digitalizzate. Tale evoluzione è possibile grazie alla focalizzazione sui nostri tre core business – navi da crociera, navi militari e navi specializzate offshore – con riferimento ai quali siamo pronti ad essere pionieri nella abilitazione delle nuove tecnologie”.

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