Quali criteri seguire per razionalizzare le spese fiscali e realizzare il sogno di un fisco meno caotico e più equo? Una riflessione di Alessia Sbroiavacca, Dario Stevanato e Carlo Stagnaro fornisce un inquadramento teorico e alcune proposte operative al fine di avviare un programma di riforma del sistema tributario
Un fisco più leggero, equo e al servizio della crescita è possibile. Uno special report pubblicato dall’Istituto Bruno Leoni, dal titolo Per un fisco equo ed efficace. Proposte di revisione delle spese fiscali e a firma di Alessia Sbroiavacca, Dario Stevanato e Carlo Stagnaro fornisce un inquadramento teorico e alcune proposte operative al fine di avviare un programma di riforma del sistema tributario.
“Se alcune deroghe o deviazioni dalla struttura del tributo rispondono in fondo a reali esigenze (si pensi alla concorrenza fiscale internazionale sui capitali finanziari), altre appaiono concessioni di tipo elettorale a singole categorie, che riguardano non soltanto il trattamento privilegiato accordato a determinati redditi ma altresì il variegato arcipelago delle tax expenditures in senso stretto (cioè le riduzioni di imposta connesse al sostenimento di determinate spese di consumo o di investimento), che vengono di volta in volta additate, in modo schizofrenico, come da sfoltire o, al contrario, da ampliare in nome del contrasto di interessi e della lotta all’evasione”, spiegano i tre economisti.
Più nel dettaglio, delle oltre 700 spese fiscali censite dal ministero dell’Economia, lo studio Ibl ne prende in considerazione 11, che complessivamente determinano effetti finanziari stimabili in 21,4 miliardi di euro nel 2022. Tali misure afferiscono ai piani Impresa 4.0 e Transizione 4.0, ai bonus per l’acquisto e la ristrutturazione della casa, al regime forfettario e al trattamento fiscale dei carburanti. Ciascuna di queste misure viene analizzata e, a seconda dei casi, se ne propone l’eliminazione o la revisione, in modo tale da preservarne (ove necessario) gli obiettivi riducendo al tempo stesso le possibili conseguenze distorsive.
“Nel passato, il ricorso alle spese fiscali è stato tanto copioso per una serie di ragioni facilmente comprensibili”, concludono Sbroiavacca, Stevanato e Stagnaro, “che vanno al di là dell’ovvio sostegno che i beneficiari hanno offerto a tali misure. Le spese fiscali hanno il vantaggio (dal punto di vista politico) di poter essere introdotte come misure temporanee (sebbene, come nel caso dei vari bonus edilizi o dei regimi forfetari, non di rado siano poi prorogate di anno in anno o rese strutturali). Inoltre, esse consentono di mantenere le promesse elettorali offrendo qualche beneficio alle constituency che hanno ispirato specifici provvedimenti”.
Ora, la riforma del fisco è al centro dell’attività dell’Istituto Bruno Leoni. Una proposta complessiva di riforma del sistema tributario è contenuta nel rapporto 25% per tutti, curato da Nicola Rossi, il quale illustra nel dettaglio in che modo e per quali ragioni è nell’interesse del paese adottare una riforma nel segno della flat tax, allineando le aliquote di tutti i principali tributi al 25%. Una sintesi delle proposte dell’Istituto è inoltre contenuta nel Manuale delle riforme per la XIX Legislatura.
“A cinque anni di distanza, l’ipotesi di riforma fiscale avanzata dall’Istituto Bruno Leoni”, spiega Rossi, già presidente Ibl, “rimane l’unica proposta in campo di cui tutti, favorevoli o contrari, non hanno potuto non riconoscere la completezza ed il rigore. Il significativo lavoro sulle spese fiscali contenuto in questo rapporto di ricerca aggiunge un tassello ulteriore a quell’edificio chiarendo i principi che consentono di definire come tale una spesa fiscale e, di conseguenza, ponendo le basi per il lavoro di razionalizzazione che, volenti o nolenti, l’attuale ed i prossimi governi dovranno affrontare se vorranno restituire comprensibilità e gestibilità al nostro sistema fiscale.”