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Non stiamo assistendo alla crisi dell’Ue, anzi. Scrive Pasquino

La mia tesi, finora mai smentita dai fatti, ma che fatica ad affermarsi, è che l’Europa, ovvero l’Unione europea, avanza regolarmente, costantemente, facendo, di tanto in tanto, come nel caso del tetto al prezzo del gas, passi avanti significativi. Il commento di Gianfranco Pasquino, professore emerito di Scienza politica e accademico dei Lincei

Follow the money. In tutte le democrazie, anche quelle più e meglio consolidate, i possessori di denaro hanno la tendenza a usarlo non soltanto per mantenerlo, ma anche per farlo fruttare abbondantemente con oculate operazioni. Pertanto, spesso lo indirizzano a favorire l’elezione dei rappresentanti parlamentari, la selezione dei ministri, la formazione delle decisioni. La novità del Qatargate è duplice. Da un lato, il denaro viene non da gruppi, associazioni, imprese, ma direttamente da uno Stato; dall’altro, quel denaro, indirettamente, ma esplicitamente, riconosce che il Parlamento europeo e gli europarlamentari sono tutt’altro che ininfluenti. Prendono decisioni economicamente e politicamente molto importanti per centinaia di milioni di persone e per molti Stati, non solo gli Stati-membri. La notizia è solo in parte la corruttibilità degli europarlamentari, fino ad oggi un numero minimo di persone, quanto, piuttosto, la permeabilità delle istituzioni democratiche europee, aperte per definizione e per convinzione.

Non stiamo assistendo alla “crisi” dell’Unione europea; ma constatiamo la comparsa di problemi di funzionamento in un organismo multinazionale/sovranazionale complesso in una situazione nella quale si sono affollate molte sfide impreviste, in particolare, pandemia e aggressione russa, e sfida già in corso, migranti e messa in discussione, ad opera di Ungheria e Polonia, della preminenza del diritto dell’Unione sul diritto degli Stati, del rispetto della rule of law.

La mia tesi, finora mai smentita dai fatti, ma che fatica ad affermarsi, è che l’Europa, ovvero l’Unione europea, avanza regolarmente, costantemente, facendo, di tanto in tanto, come nel caso del tetto al prezzo del gas, passi avanti significativi. Combinare gli interessi e, se si vuole, gli ideali di ventisette Stati membri è e continuerà ad essere una faccenda complicata. Non va neppure mai dimenticato che in ciascuno Stato quegli stessi interessi e ideali sono definiti e ridefiniti in maniera diversa con riferimento alle posizioni e alle preferenze di coloro che hanno vinto le rispettive elezioni nazionali.

Il pendolo politico europeo continua a oscillare. Nel 2019 la temuta oscillazione verso il populismo si rivelò di gran lunga inferiore alle aspettative. Non sembra che il sovranismo, già messo sotto tono dalla presidente del Consiglio italiano, avrà maggiore successo nel 2024. L’Europarlamento procederà a combinare l’accesso alle sue sedi decisionali e la permeabilità delle sue procedure con la trasparenza possibile e il controllo necessario su chi, lobbisti, ex-parlamentari, assistenti, consulenti, rappresentanti di Stati non membri, mira a influenzarne le decisioni. La sconfitta della “operazione militare speciale” russa in Ucraina libererà risorse. La riflessione sulla apparentemente semplice verità che nessun singolo Stato è in grado di risolvere i problemi in maniera migliore dell’Unione produrrà le spinte necessarie ad una maggiore condivisione delle scelte. Non concluderò dicendo che le crisi sono opportunità. Mi limiterò a sottolineare che dalle crisi si può imparare e migliorare. Nel passato, in Europa, è già successo.



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