La missione diplomatica statunitense a Roma guidata da Shawn Crowley ha costruito i presupposti per le relazioni Meloni-Biden. Un’attività politica di qualità elevata che non fa rimpiangere l’assenza di un ambasciatore, abbinata a quella dell’ambasciatrice Zappia a Washington. Tra Roma e Washington superati preconcetti e radici ideologiche, spiega Cristiani (GMF)
Quando Giorgia Meloni aveva parlato in occasione del 47° Gala Awards della National Italian American Foundation, pochi giorni dopo la nomina a presidente del Consiglio dei ministri, aveva salutato la platea con una frase rappresentativa quanto programmatica di un destino comune: “Long live America, viva l’Italia!”.
A distanza dei primi tre mesi di governo, e alle porte del nuovo anno, l’esecutivo di Meloni conferma di aver costruito un ottimo dialogo e piena collaborazione con l’amministrazione statunitense, proseguendo sul solco dell’amicizia che contraddistingue Roma e Washington.
Soprattutto, il governo italiano ha superato la fase iniziale di scambio di fiducia reciproca, andando oltre lo scoglio rappresentato dal sostituire un esecutivo guidato da un leader globale come Mario Draghi. Priorità, agende e valori della maggioranza politica italiana (orientata verso il conservatorismo) sono state integrate con quelle dell’amministrazione del Dem Joe Biden.
“Subito dopo la crisi innescata dalle dimissioni di Draghi e nel periodo immediatamente successivo al voto del 25 Settembre, qualche dubbio persisteva: sulle radici ideologiche della presidente del Consiglio, su alcune posizioni smaccatamente pro-Russia di alcuni azionisti di maggioranza della coalizione, sul caos creato da alcuni provvedimenti (ad esempio, il passaggio sui Rave e perché mai fosse una priorità non era stato molto capito)”, spiega Dario Cristiani, analista del German Marshall Fund basata a Washington e attento osservatore delle dinamiche Usa-Italia.
L’apparente distanza ideologica è stata superata dalla necessità di lavorare insieme su questioni internazionali di primaria importanza. “Con il passare delle settimane, però, molti di questi dubbi si sono affievoliti”, continua Cristiani con Formiche.net: “in tal senso, le scelte operate sugli Esteri hanno avuto un ruolo molto significativo, in particolar modo la fermezza sul dossier ucraino e l’attivismo diplomatico sui problemi dei Balcani sono stati percepiti in maniera estremamente positiva”.
L’esperto del GMF, aggiunge che le tensioni con la Francia e qualche passaggio sulla Cina “sono ancora visti come problematici”, però nel quadro complessivo non sono dati così salienti da creare problemi strutturali. “Oltre alla responsabilità transatlantica mostrata dalla premier, ministro degli Esteri e ministro della Difesa, credo che tale risultato sia anche dovuto alla capacità dei diplomatici italiani di veicolare in maniera convincente le priorità del nuovo governo”. In tal senso, per Cristiani, “responsabilità politica e capacità istituzionale sono i due elementi che hanno permesso alla relazioni italo-americane di continuare sui binari tracciati da Draghi”.
Alla base di queste visioni che hanno costruito le nuove relazioni c’è appunto quell’intensa attività diplomatica svolta a Washington dall’ambasciatrice Mariangela Zappia, ma anche a Roma, con l’inteso lavoro di comprensione del tessuto socio-politico e culturale italiano dell’incaricato d’affari Shawn Crowley. Quest’ultimo, attraverso il servizio svolto insieme al team diplomatico di primo livello che coordina da Via Veneto, non sta facendo rimpiangere l’assenza di un ambasciatore. Un’assenza che non sta incidendo sulla presenza diplomatica americana in Italia. Anzi, il continuo contatto di Crowley con il mondo politico e istituzionale, nonché con le varie anime del Paese, è parte di un potenziamento operativo nelle relazioni Italia-Usa.
Se l’allineamento euro-atlantico è l’insieme di condivisione della partnership storica italo-americana, il cuore dei rapporti Roma-Washington è adesso più che mai il Mediterraneo. Basta pensare alle attività svolte dalla Difesa italiana a protezione delle infrastrutture strategiche (anche subacquea) dalle attività di attori rivali come la Russia. O ancora dalla condivisione di intenti – politici e securitari – sul fronte nordafricano e saheliano.
L’incontro del G20 a novembre, in cui Meloni ha avuto un primo faccia a faccia con Biden, è stato un momento di (ri)partenza formale del dialogo dopo la fase del passaggio di consegne tra il nuovo e il vecchio governo italiano. E a breve, i grandi temi sul tavolo – la cooperazione per fare fronte alle sfide globali, dalla crescita economica alla sicurezza comune – saranno al centro della visita della presidente italiana alla Casa Bianca.