Skip to main content

Instagram taglia i ponti con le app copione

Cosa hanno in comune le applicazioni Statigram, Luxogram, Webstagram, Gramfeed, Instadrop e Instagallery? Gli appassionati direbbero che sono app che agiscono nei dintorni di Instagram semplificando la vita degli utenti-dipendenti dall’app di photo sharing che permette di scattare foto, applicare filtri e condividerle con amici e sconosciuti internauti acquisita nel 2012 dal colosso di Mark Zuckerberg, Facebook.
Gli ignari di tutto ciò potrebbero invece notare la similitudine dei marchi delle suddette app che utilizzano ora le lettere “insta” ora quelle “gram” nei loro nomi.

Le nuove linee guida

L’accostamento non è del tutto fuorviante. Alcune di esse permettono di scaricare le foto, altre di catalogarle o di stamparle. Sempre dopo esser passate dalla app madre Instagram.
Un lusso che adesso la pervasiva app non vuole però più concedere alle minori che si sono viste recapitare una mail nella quale si chiede una modifica dei marchi entro termini ragionevoli.
Come informa il sito specializzato Tech Crunch Instagram ha infatti aggiornato le linee guida del suo marchio vietando le applicazioni che dispongono sia della parola ‘insta’ che di quella ‘gram’ nei loro nomi, mentre inizialmente esse vietavano semplicemenete l’uso completo del termine Instagram e il look dell’applicazione stessa.

La prima malcapitata

Uno dei primi bersagli è stata Luxogram, l’applicazione che oltre a disporre del suffisso “gram” imita anche l’aspetto estetico del logo della fotocamera. La mail recapitata al suo team con tanto di risposta obbligata entro 48 ore recita così:

“Apprezziamo il vostro interesse nello sviluppo di prodotti che aiutano le persone che condividono foto con Instagram. Mentre incoraggiamo gli sviluppatori a creare grandi applicazioni con Instagram, non possiamo permettere che ci siano altre applicazioni che appaiano come quelle ufficiali o che sembrino sponsorizzate da noi”.

Un vizio di famiglia

Secondo la nuova normativa queste applicazioni dovranno essere ribrandizzate e nonostante le dimensioni di Instagram non si tratta di piccole realtà. Il creatore di Luxogram, che conta ad esempio un milione di persone al mese ritiene sia improbabile apportare tutti i cambiamenti richiesti da Instagram. E nella stessa barca potrebbero trovarsi tutti gli altri tra cui Statigram che a giudicare dall’uso prolifico della sua hashtag sia su Instagram che su Twitter sembra non se la passi tanto male.

Il sito Cnet.com ricorda che Facebook, la casa madre di Instagram, è nota anche per il giro di vite sul riutilizzo delle parole che compongono il suo nome. Per quanto folle possa sembrare, si legge in un articolo che riporta la notizia, la società l’anno scorso ha imposto il suo marchio di fabbrica alla parola “book”. Inoltre conta già una miriade di marchi attivi elencati dal US Patent and Trademark Office, tra cui la lettera “F”, “Face”, “FB”.

Più cattivo ma realistico si mostra Tech Crunch il quale ipotizza che Instagram, dopo aver goduto a lungo della diffusione permessa anche dalle app ad essa collegata, adesso che la sua crescita è positiva si sta occupando della gestione di tutto quello che potrebbe creare confusione, indirizzando gli utenti verso le app Instagram ufficiali.

 



×

Iscriviti alla newsletter