Skip to main content

Come i lavoratori greci hanno piegato il gigante cinese Cosco

Non è servito a Pechino sventolare i numeri record del Pireo per provare a replicare in Europa le condizioni di lavoro applicate in Cina. Il nuovo contratto prevede incrementi graduali nell’arco di tre anni dal 5% al 13%. Ma soprattutto la notizia ha una valenza geopolitica, oltre che meramente di merito…

Lavoratori greci-Cosco 1-0. La direzione del porto greco, controllata al 100% dal Gruppo Cosco, ha sottoscritto con i lavoratori portuali un contratto collettivo di lavoro triennale dopo le denunce di vari sindacati sulle condizioni precarie dei lavoratori. I cinesi avrebbero voluto replicare a Pireo le stesse condizioni in vigore in Cina, con pochi diritti e molte ore di produzione ma i lavoratori, dopo molti infortuni e morti, hanno chiesto di “lavorare come esseri umani e tornare alle loro famiglie in piedi, e non in una bara”.

Per cui, nel merito, il nuovo contratto prevede incrementi graduali nell’arco di tre anni dal 5% al 13%. Ma soprattutto la notizia ha una valenza geopolitica, oltre che meramente di merito. Sta a significare che la clava agitata da Cosco di aver raggiunto risultati straordinari in Grecia (con il Pireo che ha scalato rapidamente le classifiche europee e mondiali) non può essere sufficiente per adottare un metro colonizzatore di lavoro, senza dimenticare il triangolo “geopolitico” tra Amburgo, Pireo e Italia. 

Il peso specifico del Pireo è mutato in meno di dieci anni. Il gruppo Cosco nel 2008 ha ottenuto un franchising di 35 anni per due terminal container del Pireo e nel 2016 ha acquistato una quota del 67% nell’autorità portuale per 368,5 milioni di euro.

L’obiettivo globale di movimentazione è stato raggiunto, in primis grazie al traffico dei moli container II e III che secondo Cosco Shipping hanno superato i 3,69 milioni di teu del 2017, segnando un aumento del 19,4%. Attualmente il Pireo è al settimo posto tra i porti container europei e il secondo nel Mediterraneo. A livello globale, il porto ellenico occupa il 37° posto, migliorando il 44° posto fatto registrare nel 2016 grazie ai tre terminal containers: il primo con una capacità complessiva di 1,1 milioni di teu, il secondo da 3 milioni di teu e l’ultimo completato nel 2016 con una capacità complessiva di circa 2,7 milioni di teu. A partire dal 2021 la capacità totale è quindi ora pari a 8,3 milioni di Teu.

Il porto in secondo luogo è diventato anche il centro di smistamento della droga dell’Isis, le pasticche di Captagon, che danno senso di onnipotenza. Molteplici sono stati i sequestri come quelli del 2019: il primo da un milione e mezzo di pezzi, provenienti da un cargo siriano partito dal porto di Latakia ufficialmente diretto in Cina; il secondo da cinque milioni di pillole. Tre anni prima, nel giugno 2016, americani e greci assieme avevano individuato una partita da 26 milioni di pillole, tra cui il Tramadol che inibisce al dolore e viene usato dai combattenti dello Stato islamico per tenerli svegli per lunghi periodi di tempo e provare grande euforia.

Il tutto mentre la Grecia resta sempre molto attenzionata, non solo dal punto di vista geopolitico ma anche energetico vista la presenza sia dell’isola deposito di Revithoussa, che accoglie il Gnl in arrivo dagli Usa, sia per la costruzione della Fsru nel porto di Alexandroupolis, nei pressi del gasdotto Tap.

Che una certa tensione sia sempre presente, al di là dell’atavica crisi con la Turchia, è dimostrato anche dal secondo allarme bomba in meno di un mese. Due giorni fa un Boeing 738 con 192 passeggeri proveniente da Katowice, in Polonia ha fatto scattare un allarme bomba mentre stava sorvolando Skopje. Gli uffici di Ryanair hanno ricevuto un’e-mail di minaccia e immediatamente la compagnia ha informato la Nato. Quando le autorità greche hanno ricevuto il segnale subito due caccia F-16 si sono alzati per scortarlo, volando solo sul mare.

L’aereo è atterrato poco dopo in un’area lontana dagli altri aeromobili, con una grande mobilitazione a terra, data da vigili del fuoco e da un reparto speciale antiterrorismo. Prima sono stati controllati i passeggeri e poi l’aereo, ma non è stata trovata alcuna bomba.


×

Iscriviti alla newsletter