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Serve una Strategia di sicurezza nazionale. L’audizione di Crosetto

Di fronte a un contesto globale nuovamente caratterizzato dai conflitti, la Difesa deve essere messa nelle migliori condizioni di affrontare le sfide. È necessario ripristinare le scorte militari, e con Giorgetti ha proposto a Bruxelles di non contare le spese in Difesa nei parametri del Patto di Stabilità. “Oggi nessuno Stato può tagliare questi investimenti”

Intervenendo davanti alle commissioni riunite Difesa di Camera e Senato, il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha illustrato le linee programmatiche di palazzo Baracchini per l’evoluzione dello strumento militare nazionale. L’attenzione è rivolta in particolare alle sfide che attendono il Paese nel prossimo futuro, con un contesto globale che impone un ripensamento dello strumento militare nazionale. Dopo il periodo caratterizzato dal principale uso delle Forze armate in missioni di pace, bisogna prendere atto del ritorno della conflittualità nello scacchiere globale. Per mettere in condizione i nostri uomini e donne in uniforme di affrontare queste sfide, la priorità è lo sviluppo di capacità e tecnologie, meglio se nazionali, da incentivare attraverso investimenti certi e sicuri.

Serve una Strategia di sicurezza nazionale

“Per anni ci siamo illusi di vivere in un mondo caratterizzato dalla fine dei conflitti di natura ideologica e strategica” ha spiegato il ministro facendo un’analisi dello scenario geopolitico nel quale si muove la Difesa, aggiungendo come “su queste certezze abbiamo costruito uno strumento politico-militare focalizzato principalmente alla conduzione di missioni internazionali di pace”. Invece, “questo presente sembra un ritorno in chiave tecnologicamente evoluta agli orrori dei conflitti mondiali del secolo scorso”, una realizzazione che deve portare all’evoluzione dello strumento militare del paese. Per questo, secondo il ministro “si dovrà partire dalla stesura di una chiara Strategia di sicurezza nazionale”, valida per tutte le diramazioni dello Stato “per il conseguimento di obiettivi sinergicamente definiti all’interno di una visione unitaria dell’interesse nazionale”

Sfide di cambiamento e trasformazione

Di fronte alle nuove minacce, dunque, le Forze armate devono evolversi per affrontare al meglio le sfide sul futuro, soprattutto nel “modo di pensare la Difesa a 360°”. La visione del ministro è chiara: “dovremo realizzare un Sistema Difesa sinergico nelle sue componenti”, a partire dalle componenti delle Forze armate, che non dovranno più semplicemente essere in grado di agire nel multidominio, ma dovranno “essere multidominio”. Questo si potrà ottenere integrando la formazione del personale, e mettendo insieme in chiave interforze tutti quegli assetti la cui necessità è comune a tutte le Forze armate, evitando duplicazioni, come sul piano ordinativo, logistico, tecnologico e normativo, e unificando settori e servizi comuni, dalla difesa Cbrn, alla sanità, fino allo spazio e al cyber, nel lungo termine.

La tecnologia richiede investimenti

La capacità di agire dello strumento militare è, naturalmente, correlata alla tecnologia. “dal punto di vista militare siamo nel pieno di una nuova rivoluzione, dettata dal tentativo di più potenze di raggiungere la supremazia nello sviluppo delle nuove tecnologie” ha spiegato Crosetto. Sistemi unmanned, capacità cyber, l’uso dello spazio, fino alla IA, sono elementi sempre più imprescindibili per la Difesa, il cui possesso deve essere garantito in maniera autonoma al sistema nazionale. Per raggiungere questo obiettivo c’è bisogno della “certezza e la stabilità dei finanziamenti” valorizzando le capacità industriali del Paese e dando un concreto supporto all’export. Il modello proposto dal ministro è quindi la definizione di una legge triennale sull’investimento per la Difesa “che accorpi in un’unica manovra i volumi finanziari relativi a 3 provvedimenti successivi, con profondità a 17 anni”.

Come fare a “ripristinare le scorte per la difesa nazionale, contando i materiali impiegati nell’aiuto dell’Ucraina?”, si chiede. “L’unico modo che mi è venuto in mente, che è tecnico, è quello di escludere gli investimenti della Difesa dal calcolo del Patto di stabilità. Non significa che noi diminuiremmo il debito, significherebbe che non ci sarebbe concorrenza tra tipi di spese. Il ministro Giorgetti ha condiviso, l’abbiamo posta sul tavolo all’Europa come hanno fatto altri Paesi, perché in questo momento nessun Paese può tagliare le spese per la difesa”, ha precisato nelle repliche.

Autonomia strategica e Golden power

La sfida globale richiede al nostro Paese di assicurarsi “una base industriale solida e tecnologicamente avanzata, non vulnerabile a tentativi di penetrazione straniera ed in grado di sostenere la propria proiezione internazionale”. Interrogato dai membri della commissione sul tema, il ministro ha voluto ribadire che “spesso, nonostante siano presenti tecnologie nostrane rilevanti, riteniamo che quelle estere possano essere migliori”, mentre per alcune tecnologie “bisogna mantenere la sovranità nazionale”, in particolare per il cyber. È quindi necessario “sviluppare un piano per il supporto dell’Industria nazionale, anche attraverso l’applicazione in ambito Difesa dei poteri speciali, la cosiddetta Golden power” finalizzati alla tutela di asset e know-how strategici nazionali.

Una nuova postura nelle missioni

Sullo scenario internazionale, inoltre, il ministro ha sottolineato come sia necessario un cambio di passo del Paese all’interno delle principali alleanze, con il ruolo della Difesa che “non può limitarsi meramente a quello di nazione contributrice di truppe”. Per Crosetto, l’Italia deve aumentare la propria rilevanza e capacità autonoma di influenzare processi e operazioni in ambito internazionale. Il ministro ha sottolineato segnali positivo, come “l’essere riusciti a far riconoscere dalla Nato la priorità del Fianco Sud” nel Concetto strategico. Tuttavia, per il ministro, è necessario adottare “un postura più matura nei confronti delle operazioni militari”, auspicando l’assunzione di posizioni di leadership all’interno delle operazioni multinazionali, venendo coinvolti nei processi di pianificazione. Occorre “avviare un processo di revisione della postura con cui vengono generati i contributi nazionali, per arrivare a proiettare non più solo elementi di forza da asservire agli obiettivi elaborati da altri, ma moduli operativi completi di capacità di pianificazione, esecuzione e gestione delle operazioni militari”.



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