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La strage di Ustica 32 anni dopo

Sono passati 32 anni dal 27 giugno 1980, e quella sera, alle 20.59, sopra al mar Tirreno, tra l´isola di Ponza e quella di Ustica, il Dc-9 I-TIGI della compagnia aerea Itavia, che da Bologna stava raggiungendo Palermo, scomparve misteriosamente dai radar senza lasciare traccia. In fondo al mare finirono 81 persone, tra membri dell´equipaggio e passeggeri, i cui parenti attesero ore all´aeroporto di Punta Raisi per un atterraggio che non ci sarebbe mai stato.
Dopo una prima ipotesi di dirottamento, la mattina del 28 giugno il mare cominciò a restituire i primi rottami del Dc-9 insieme ai corpi delle vittime, non lasciando spazio ad alcun dubbio: l´aereo era venuto giù, in un tratto di mare dove le profondità arrivano ad oltre tremila metri.
E nella ricorrenza del trentaduesimo anniversario del disastro di Ustica, il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha rinnovato ai famigliari delle vittime la sua affettuosa vicinanza e quella dell´intero Paese in un messaggio allla presidente dell´Associazione Parenti delle Vittime della Strage di Ustica, Daria Bonfietti. “E´ motivo di profonda amarezza dover constatare come lunghi anni di indagini non abbiano ancora consentito di individuare i responsabili di una vicenda così tragica e inquietante – ha scritto Napolitano -. E´ indispensabile che le istituzioni tutte profondano ogni sforzo – anche sul piano dei rapporti internazionali – per giungere a una compiuta ricostruzione di quanto avvenne quella drammatica notte nei cieli di Ustica e favoriscano lo svolgimento delle difficili indagini tuttora in corso”.
 
L´iter giudiziario
La strage di Ustica rappresenta, oltre che una pagina nera della storia dell´aviazione civile italiana, l´inizio di una vicenda giudiziaria che ha attraversato tre decenni, superando tre gradi di giudizio e una riapertura dell´inchiesta.
Un iter complicato, costellato come spesso accade nei misteri italiani, da decine di accuse, smentite e reticenze; depistaggi e nuovi slanci alla ricerca di verità tanto auspicate, quantomai accertate. Dietro la strage di Ustica ci sono i silenzi a volte inspiegabili; a volte voluti. Un “muro di gomma”, come è stato definito negli anni, che ha coinvolto il “gotha” del sistema di Difesa italiano, e dell´Aeronautica, e che ancora oggi, nel 2012, respinge i tentativi di chi vuole conoscere la verità su cosa accadde realmente quella notte sui cieli del Mediterraneo.
Abbandonate in breve tempo le ipotesi legate all´errore umano, e al cedimento strutturale, così come quella della bomba a bordo, gli inquirenti si concentrarono su un´altra, inquietante, possibilità: quella del missile. I tracciati radar, e le parole di tanti testimoni, infatti, hanno accertato che in quelle stesse ore in cui il Dc-9 I-TIGI dell´Italia si inabissava, sul Mediterraneo era in corso una missione militare di addestramento, con velivoli che avrebbero potuto vedere quanto stava accadendo. I dati però non si sarebbero mai conosciuti. E i tracciati registrati dalle apparecchiature di terra, a Marsala e a Licola, sono andati persi inspiegabilmente.
 
L´anno scorso a Palermo, lo Stato fu condannato ad un maxirisarcimento da oltre cento milioni di euro per i familiari delle vittime, e i legali del collegio difensivo, vista la contemporanea caduta in Libia del regime di Gheddafi, auspicavano si potesse entrare in possesso delle carte su Ustica custodite negli archivi libici per arrivare ad una verità. Lo scorso marzo, però, la Corte d´Appello di Palermo ha bloccato la decisione della sentenza di I° grado, sospendendo il risarcimento almeno fino al 2015. Per i giudici d´Appello sussistono “gravi motivi che giustificano la sospensione dell´esecutività della sentenza per il grave danno che il debitore potrebbe ricevere a fronte peraltro di un´impugnazione che non evidenzia profili di evidente infondatezza”.


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