“Sono state 641 mila le candidature individuali per posizioni pubbliche dopo l’ondata pandemica. Un numero che corrisponde all’1% della popolazione italiana. Ancora la ricerca di un posto nelle Pa si concentra al Sud”. Conversazione con il presidente di Formez, Alberto Bonisoli
Gli effetti della pandemia hanno provocato una sorta di palingenesi della Pubblica amministrazione e le procedure concorsuali sono ripartite in maniera poderosa dopo il momentaneo “congelamento”. Basti pensare che sono stati 641 mila le candidature individuali per posizioni pubbliche dopo l’ondata pandemica. Un numero che corrisponde all’1% della popolazione italiana. Questo è solo uno dei tantissimi dati raccolti da Formez nel report annuale 2022. A fare una panoramica sullo stato dell’arte della Pubblica amministrazione italiana è, con Formiche.net, il presidente di Formez, Alberto Bonisoli.
Come si spiega questa ripartenza del meccanismo dei concorsi pubblici dopo l’ondata pandemica?
C’è stato un vero e proprio effetto liberazione del canale di Suez. Il punto più rilevante è che si stanno progressivamente infrangendo tutti i cliché. Prima della pandemia a fronte di un posto bandito in un concorso pubblico arrivavano duecento candidature. Ora il rapporto e uno a quaranta.
Si registra, tra le varie pubbliche amministrazioni, una sorta di concorrenza. È un fattore positivo?
È un’opportunità. Noi abbiamo una situazione di calo demografico assoluto in cui le persone in età da lavoro sono sempre meno. È evidente che in un quadro complessivo di questo tipo ci sia una concorrenza tra amministrazioni. Ma il punto vero è rendere appetibile l’amministrazione e i concorsi.
In che modo?
Un aspetto di “competitività” è legato alla sede in cui i concorsi vengono banditi. È chiaro che dare l’opportunità alle persone di trovare un impiego vicino al loro luogo di residenza – dunque favorire la territorialità – è un fattore determinante. Di base, comunque, l’amministrazione pubblica deve lavorare maggiormente sul miglioramento della comunicazione.
In questi giorni si sta parlando della riforma legata all’autonomia. C’è, anche nell’ambito della Pubblica amministrazione, un’Italia a due velocità?
Che il baricentro della richiesta per lavorare nel pubblico impiego sia spostato verso Sud non è certo una novità. Al Nord, invece, capita che addirittura ci siano meno candidati idonei rispetto alle posizioni previste dal bando. Ci sono tante sfaccettature di questo fenomeno e sarebbe comunque semplicistico dividere in maniera netta una situazione complessa. Comunque, ad esempio, a Milano nell’ambito di un concorso per posizioni in Corte d’Appello, non si è riusciti a coprire tutti i posti banditi. E, il 40% dei candidati, veniva da fuori regione.
Molti comuni, specie i più piccoli, sono preoccupati dal non riuscire a gestire tutte le procedure burocratiche che il Pnrr comporta. Come rispondere a questa esigenza?
Ci sono stati, in questi mesi, diversi concorsi che sono stati banditi per figure assunte a tempo determinato (un unicum per la Pa) proprio per garantire un supporto agli enti di più piccole dimensioni. Non solo. Noi, in oltre quattrocento comuni, abbiamo avviato un progetto che attraverso l’Intelligenza artificiale aiuta i funzionari e gli amministratori nella compilazione di tutti gli atti funzionali alla presentazione di progetti Pnrr. Specie sul versante giuridico, incrociando database ed evitando così che gli atti siano passibili di ricorso. Parallelamente, stiamo avviando un’altra sperimentazione inviando un centinaio di esperti nei piccoli comuni per supportarli in percorsi di digitalizzazione e semplificazione. L’obiettivo finale, oltre all’aiuto immediato, è quello dell’acquisizione di nuove competenze da parte degli amministratori e dei funzionari.