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La guerra di Putin fa scappare i risparmiatori dalla Russia

Da quando Mosca ha deciso di invadere l’Ucraina, dalle banche della Federazione hanno preso il volo oltre 5 mila miliardi di rubli. E ogni volta che il Cremlino ha annunciato una nuova mobilitazione, la fuga è stata ancora più precipitosa. E lo spettro di un rublo digitale potrebbe fare altri danni ai conti degli istituti russi​

Se la fiducia di un popolo verso le scelte del proprio leader di misurasse con il denaro, allora per Vladimir Putin sarebbero guai grossi. I russi, a quanto pare, non si fidano granché delle loro banche. Le quali, come spesso raccontato da Formiche.net, da quasi un anno sono tagliate fuori dai circuiti occidentali e costrette per questo a inventarsi nuovi ecosistemi finanziari, magari con l’Iran. I dati diffusi da Reuters in queste ore parlano chiaro.

Tra febbraio 2022, mese dell’inizio dell’invasione in Ucraina, il volume dei depositi bancari trasferite dalle banche russe presso gli istituti esteri è aumentato di 2,5 volte. E, non un dettaglio, il picco dell’emorragia si è raggiunto ogniqualvolta il Cremlino annunciasse o facesse trapelare la volontà di procedere con una nuova mobilitazione dell’esercito o di sferrare un nuovo attacco a Kiev, come per esempio accaduto lo scorso settembre.

Insomma, all’aumentare dello sforzo bellico, i risparmiatori russi si affrettavano a portare i propri averi altrove. In dieci mesi di guerra, oltre 5 mila miliardi di rubli, circa 82 miliardi di dollari, hanno varcato il confine della Federazione. E, secondo le statistiche mensili della Banca centrale russa, il maggior afflusso di depositi verso gli istituti esteri è stato registrato nel settembre dello scorso anno con oltre 9 miliardi di dollari, mese in cui Mosca ha lanciato una parziale ma robusta mobilitazione delle truppe.

I guai delle banche russe non sono finiti qui. Perché un altro tiro mancino potrebbe arrivare dall’emissione di una moneta nazionale ma digitale. Il motivo lo spiegano gli analisti di McKinsey. Le banche commerciali dell’ex Urss, molte delle quali partecipate dallo Stato, potrebbero perdere fino a 50 miliardi di rubli all’anno (quasi 715 milioni di dollari) con l’introduzione di una versione digitale del rublo. Perdite principalmente dovute alla contrazione dei ricavi derivanti dalle commissioni esistenti sulle transazioni con valute tradizionali.

Peraltro, Russia e Iran starebbero collaborando con il governo russo per emettere insieme una nuova criptovaluta garantita da riserve d’oro. che servirebbe come metodo di pagamento nel commercio estero. Ma questa è un’altra storia.

  Photo by Egor Filin on Unsplash


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