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Svolta sull’immigrazione. Europei d’accordo su una risposta comune

Al termine del consiglio, più che le polemiche con l’Eliseo, contano i risultati su un dossier primario come la gestione dei flussi: per la prima volta l’Ue mostra di aver mutato completamente prospettiva. Un cambio di passo radicale rispetto al passato, e la conferenza stampa del premier vuole anche spegnere le voci di un presunto isolamento internazionale

Non è l’Eliseo il punto nevralgico evidenziato da Giorgia Meloni nel post Consiglio Europeo (“Nessun gelo con Parigi, ma Macron ha sbagliato”) bensì il risultato raggiunto su un tema strategico quanto l’economia e la geopolitica, ovvero i flussi migratori. Per la prima volta l’euroconsapevolezza è apparsa diversa da un passato caratterizzato, sostanzialmente, dalla deferenza a causa del Trattato di Lisbona che poneva tutto il peso sui paesi di prima accoglienza, come Italia e Grecia.

La replica alla Francia arriva, semmai, in seconda battuta. Ciò che emerge delle risposte date dal premier tocca il risultato ottenuto dal governo alla voce migranti. L’Europa oggi ha mostrato di aver mutato completamente prospettiva nel governare i flussi, si tratta di un cambio di passo radicale rispetto al passato. Ovvero mentre tutti i paesi membri prima si concentravano sui movimenti secondari, quindi sulla redistribuzione dopo l’ingresso in Italia in quanto paese di primo approdo, oggi l’Europa mette in risalto un elemento nuovo: difendere tutti i propri confini esterni, con particolare attenzione a quelli marittimi legati alla rotta del Mediterraneo centrale. Un punto a favore di Palazzo Chigi.

Lo dimostra ulteriormente quanto riferito da un alto funzionario Ue secondo cui Meloni “è stata piuttosto vigorosa, molto efficace, rispettata e costruttiva. Penso abbia fatto delle ottime osservazioni, ha ascoltato, ha espresso una posizione, non condivisa, ma presentata sempre con una modalità rispettabile”.

“Ieri si è stabilito un principio, – ha commentato il premier – si cambia approccio, che è molto diverso da quello degli ultimi anni. L’approccio messo nero su bianco parte da una frase che mai si era riusciti a mettere: l’immigrazione è un problema Ue e ha bisogno di una risposta Ue. Noi vogliamo che l’Ue si attivi nel suo lavoro sull’Africa, che ora sta facendo l’Italia. Immaginiamo una cooperazione rafforzata con i paesi di partenza e transito dell’immigrazione per combattere anche i traffici illegali e consentendo alle persone di entrare in modo legale con flussi ben regolati”.

Certamente c’è stato anche spazio per la cena ad escludendum organizzata da Macron con Zelensky e Scholz, ma si tratta di un passaggio secondario e fatto per chiudere la questione. “Se fossi stata invitata all’Eliseo per l’incontro con Zelensky avrei consigliato di non fare quella riunione perché a noi sull’Ucraina interessa soprattutto dare un messaggio di compattezza”. Gelo con la Francia? “A me non interessa stare in una foto che non condivido. A Parigi c’erano due presidenti europei, ne mancavano 25. Quello che era giusto era la foto dei 27 con Zelensky, anticipare la compattezza con una riunione a Parigi era politicamente sbagliato”.

Ha ribadito inoltre un concetto basilare, nel rispetto delle prerogative di tutti, che tocca l’infrastruttura presente e futura dell’Ue, quando ha osservato che l’Italia non fa parte di una serie B europea, vista la sua storia e il suo contributo al processo costituente dell’Ue: “Il tema non è ‘gelo’, ‘problemi’, il tema è che l’Italia è una nazione abbastanza centrale in Ue da dover dire quando su qualcosa non è d’accordo rispetto al passato in cui per noi era sufficiente stare in una foto e questo bastava a descrivere la nostra centralità”. Per cui quanto successo “non compromette i miei rapporti, ma quando c’è qualcosa che non va devo dirlo”.

Meloni è tornata sulla spiacevole marcia indietro andata in scena a Sanremo, con prima l’annuncio di un video di Zelensky, poi retrocesso a messaggio letto all’Ariston da Amadeus: “Non è mai facile far entrare la politica in una manifestazione come Sanremo. È sempre un tema molto delicato. Io ovviamente avrei preferito che Zelensky ci fosse, l’unica cosa che mi è veramente dispiaciuta è che su un tema del genere ci sia stata una polemica”, precisando (ma più ad uso interno) che i rapporti non sono alienati, per cui alla fine si è trattata di una questione “molto secondaria sul piano della politica internazionale”.

Altro versante di discussione e di futuro confronto il tema economico: non solo fondo sovrano (“c’è margine per arrivarci, ma anche se non è una discussione facile”), ma anche Mes (“nel dibattito non si è parlato della mancata ratifica italiana”). Anche per spegnere le voci di un presunto isolamento internazionale (smentito anche da una serie di articoli della stampa estera).



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