Atteso a Roma il capo della diplomazia del Partito comunista cinese. In agenda il rinnovo del memorandum firmato da Conte nel 2019 e la visita del presidente del Consiglio a Pechino. Ecco perché le due cose sono collegate secondo Enrico Fardella (professore associato all’Università di Napoli L’Orientale e direttore di ChinaMed)
Dall’evoluzione della “crisi dei palloni” dipendono i rapporti della Cina con gli Stati Uniti, e pure quelli con l’Italia, spiega Enrico Fardella, professore associato all’Università di Napoli L’Orientale e direttore di ChinaMed, a Formiche.net. Un altro fattore è il possibile incontro tra Antony Blinken, segretario di Stato americano, e Wang Yi, capo della diplomazia del Partito comunista cinese, a margine della Conferenza sulla sicurezza di Monaco di questo fine settimana. Sarebbe il primo incontro tra le diplomazie delle due superpotenze dopo che è stata “rinviata” – questa l’espressione utilizzato da Washington – la visita di Blinken a Pechino dopo i casi del pallone-spia e degli oggetti volanti abbattuti. “Non credo che ci siano concrete prospettive per un disgelo al momento” tra le due superpotenze, osserva Fardella.
Questa settimana Wang è atteso anche a Roma per parlare di due questioni in particolare: preparare il viaggio del presidente del Consiglio Giorgia Meloni a Pechino, dando seguito all’invito esteso dal leader Xi Jinping in occasione del bilaterale tenutosi a margine del G20 di Bali, in Indonesia; assicurare il futuro del memorandum d’intesa sulla Via della Seta (sul quale Meloni ha sempre avuto una posizione contraria) che scade a marzo 2024 ma si rinnova automaticamente a fine di quest’anno a meno che una delle due parti non comunichi un passo indietro (le cui modalità però non sono specificate nel documento firmato nel 2019 dal governo gialloverde presieduto da Giuseppe Conte).
Una visita di Meloni “a fine anno significherebbe garantire un rinnovo del memorandum d’intesa”, commenta Fardella. “Al contrario, se un viaggio avvenisse prima dell’estate, il presidente del Consiglio potrebbe da garantirsi un certo margine. L’eventuale rinnovo non dovrebbe avvenire in pompa magna come la sua prima firma. Allo stesso modo il suo eventuale annullamento, se non collegato a eventi eclatanti, rischierebbe di compromettere ulteriormente i rapporti bilaterali con Pechino riducendo i margini di azione della nostra diplomazia per un eventuale recupero dei rapporti in un’ipotetica fase di disgelo con Washington”, prosegue. La soluzione più pratica? Sembra essere quella di un silenzio assenso: “Potrebbe forse consentire di massimizzare i vantaggi mantenendo il memorandum d’intesa come lettera morta se necessario o riesumandolo a seconda delle eventuali convenienze”, conclude il professore.