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Come individuare tutti i droni iraniani in Russia (e chi può abbatterli)

Forcing contro i droni dell’Iran. Teheran cresce come produttore e potenziale fornitore di velivoli senza piloti e usa la guerra russa in Ucraina per marketing. Stati Uniti e alleati smascherano le forniture a Mosca e preparano la risposta sanzionatoria, mentre Israele ha un laser per abbatterli

Un report dell’intelligence statunitense uscito martedì 14 febbraio smaschera tutta la panoplia di velivoli senza piloti che l’Iran ha fornito alla Russia per spingere la complicatissima offensiva in Ucraina. Nelle stesse ore dalla Difesa israeliana escono informazioni a proposito di un sofisticato sistema laser in grado di abbattere i droni iraniani. Messaggi incrociati, mentre oggi, per la prima volta, la Commissione europea annuncia sanzioni contro ufficiali del Corpo dei Guardiani della Rivoluzione coinvolti nel programma di assistenza militare Mosca-Teheran — nuove misure simili sono applicate anche alla Russia nel decimo pacchetto delle sanzioni. Attività analoghe si muovono da Londra, con Washington che chiede agli alleati di impedire all’Iran di diventare la potenza numero uno nella vendita di droni da combattimento – e anche Parigi è già operativa, mentre anche a Roma si parla di misure più dure contro i Pasdaran.

L’analisi della Dia e i dati di Londra all’Onu

La Defense Intelligence Agency degli Stati Uniti ha fornito confronti visivi tra i droni dispiegati dalla Russia in Ucraina e quelli di fabbricazione iraniana osservati in Medio Oriente, raccogliendo in un documento di sette pagine ciò che i funzionari statunitensi affermano da mesi: molti dei droni che i russi usano nell’invasione ucraina sono di fabbricazione iraniana. Il rapporto – basato anche su dati open-source – fornisce una vista dettagliata degli Shahed-136, Shahed-131 e Mohajer-6, tutti documentati nella guerra in Ucraina.

L’analisi della Dia rivela poco o nulla di nuovo, ma arriva appena un giorno dopo che il governo britannico ha presentato alle Nazioni Unite (anche in questo caso per la prima volta) le prove dei trasferimenti di armi da parte dell’Iran allo Yemen, in violazione delle risoluzioni 2231 e 2140 del Consiglio di sicurezza dell’Onu. I funzionari britannici hanno consegnato missili terra-aria di fabbricazione iraniana e motori per missili da crociera da attacco terrestre, oltre a un drone da ricognizione quadcopter di cui i funzionari della difesa di Londra dichiarano di aver ricondotto il tracciamento fino al quartier generale delle forze aerospaziali dei Guardiani e a un impianto di collaudo nella parte occidentale di Teheran.

Il quadcopter è stato sequestrato dalla “HMS Montrose” nel Golfo di Oman l’anno scorso, nella stessa spedizione c’erano alcuni missili terra-aria e da crociera, spiegano gli inglesi in un comunicato stampa. “Queste prove indicano un legame diretto tra lo Stato iraniano e il contrabbando di sistemi missilistici utilizzati dagli Houthi per attaccare il Regno dell’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti”. “La minaccia rappresentata dalle armi a lungo raggio prodotte in Iran – continua la dichiarazione della Difesa britannica – non si limita al Medio Oriente. Dall’invasione dell’Ucraina, l’Iran ha fornito centinaia di droni d’attacco unidirezionali Shahed alla Russia. Questi attacchi hanno ucciso civili e danneggiato infrastrutture nazionali critiche (come le sottostazioni elettriche) lontano dalle prime linee del conflitto”.

Le capacità iraniane

L’Iran si sta diventando un leader mondiale nella produzione di droni a basso costo e di livello militare, spiega la Dia, e sta usando l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia come teatro per pubblicizzare le sue capacità con i droni. In quest’ottica, diventare un sostenitore chiave dello sforzo bellico del presidente Vladimir Putin, ha un doppio ritorno. Da un lato si avvicina alla Russia – con cui potrebbero aumentare i legami di ogni genere – e dall’altro porta avanti una campagna di marketing molto funzionale. La sintesi è nella possibilità che la produzione di droni iraniani sia allargata con nuovi impianti in Russia.

La scorsa settimana, il Guardian aveva già rivelato che l’Iran inviato almeno 18 tipi di droni diversi in Russia dopo che una delegazione militare di Mosca ha visitato Teheran (a novembre) per valutare l’inventario di droni iraniani. Ma l’Iran nega che i suoi velivoli siano utilizzati dalla Russia per scopi militari in Ucraina. Davanti alla serie di evidenze sempre più schiaccianti, Teheran continua a cercare azioni di dissuasione e disinformazione sia sull’opinione pubblica sia attraverso i sistemi multilaterali dove si stanno sollecitando sanzioni internazionali più severe. L’offrire i propri mezzi ad alcuni attori internazionali (per esempio si parla di contatti commerciali avviati con certi Paesi africani, ma anche la Cina pare interessata) diventa un elemento di contraccambio per ostacolare certe discussioni.

Dissuasione politica e militare contro l’Iran

La Dia sta declassificando le informazioni sul programma di droni iraniano per aumentare la consapevolezza generale delle intenzioni di Teheran sulla Comunità internazionale. L’obiettivo è raccogliere sostegno sulle sanzioni e smascherare la Repubblica islamica, ma anche mettere in guardia determinati potenziali clienti. Il messaggio è chiaro: chi compra i droni iraniani sta dal lato opposto, nemico di Washington.

Sempre martedì, l’alto funzionario del ministero della Difesa israeliano Danny Gold, ha dichiarato che alcuni apparecchiature in via di ultimazione potrebbero essere in grado di abbattere i droni che l’Iran ha inviato contro l’Ucraina. Parlando a una conferenza sull’intelligenza artificiale dell’Università di Tel Aviv, Gold, che è direttore del Mafat (la Direzione per la ricerca e lo sviluppo della difesa) ha detto che il suo ministero sta lavorando allo sviluppo della “prossima generazione di laser” e che test multipli condotti con successo su “un sistema di armi laser molto sofisticato” sono stati già in grado di distruggere missili di vario genere nonché gli UAV (Unmanned Aerial Vehicles), “come [quelli] che stanno inviando in Ucraina”.

Israele e le capacità anti-aeree

Nel febbraio 2022, l’allora primo ministro Naftali Bennett annunciò che la capacità di Israele di utilizzare i laser aveva fatto un balzo in avanti e poteva essere operativa molto prima di quanto ci si aspettasse. Il mese scorso, Aviv Kohavi ha dichiarato al Jerusalem Post, in un’intervista di fine mandato come capo delle Forze armate israeliane: “Il sistema di difesa laser è davvero una grande notizia. Sarà sia terrestre che aereo. Voglio essere cauto per quanto riguarda i tempi. In altri due anni, prevediamo di dispiegare i sistemi lungo il confine con la Striscia di Gaza per testare l’efficacia di questo strumento”.

Per quanto noto, questi laser hanno funzionato molto bene nei test sul campo. Israele sta cercando di bruciare i tempi tecnico-scientifici perché il sistema ha un valore molto alto nella sicurezza dello stato ebraico, che piuttosto spesso finisce sotto l’attacco di razzi (e droni) dei gruppi armati palestinesi. Sistemi che sono in molti casi prodotti con pezzi inviati ai militanti dall’Iran. Situazioni che con il crescere delle tensioni interne potrebbero aumentare. Israele potrebbe essere anche interessato a qualche beta-test all’interno di un campo di battaglia reale come quello ucraino? In fondo, anche per i droni iraniani il teatro ucraino è un ambiente di sperimentazione definitivo. E da tempo Gerusalemme è chiamando in causa per aiutare Kiev.

Intanto in Siria (e Yemen)

Sempre oggi, il Pentagono ha dichiarato che le forze statunitensi hanno abbattuto un drone di fabbricazione iraniana che sorvolava una base che ospita le truppe americane nel nord-est della Siria. Il Comando centrale degli Stati Uniti ha dichiarato in un comunicato che il drone da ricognizione è passato a bassa quota sopra il Mission Support Site “Conoco” martedì pomeriggio, prima che le forze americane lo abbattessero. Nessun gruppo ha per ora rivendicato la responsabilità del volo del drone nel nord-est della Siria, dove non è raro che le basi che ospitano le truppe statunitensi subiscano attacchi con razzi o mortai. Nelle vicinanze hanno sede milizie sostenute dall’Iran e cellule dormienti dei baghadadisti, in teoria definitivamente sconfitto in Siria nel marzo 2019.

All’inizio del mese, l’esercito statunitense ha dichiarato all’inizio del mese di aver assistito una “forza navale partner” nel sequestro di fucili e missili anticarro di contrabbando nel Golfo dell’Oman, avvenuto a metà gennaio. Il carico, che comprendeva più di 3.000 fucili d’assalto, 578.000 munizioni e 23 missili anticarro guidati, proveniva dall’Iran ed era diretto ai ribelli Houthi dello Yemen, ha reso noto il Comando centrale statunitense. Secondo varie informazioni, quella forza navale di cui parlava il Pentagono era la Francia. Ieri da Parigi è circolata anche l’ipotesi di usare le armi confiscate ai traffici iraniani per rinforzare Kiev.

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