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Cosa porterà Tajani sul tavolo di Monaco

L’ultimo presidente del Consiglio ad essere presente è stato Mario Monti nel 2012, Meloni doveva esserci ma l’influenza la costringe al forfait: come da programma ci sarà il ministro degli Esteri. La presenza italiana assume un significativo peso specifico, perché si inserisce nella complessità delle risposte geopolitiche da fornire alla guerra in Ucraina in questo secondo anno di conflitto

Causa influenza Giorgia Meloni annulla la partecipazione alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco, dal 1963 una peculiare cartina di tornasole per decrittare posizioni e analisi sulle questioni euro-atlantiche attinenti alla difesa e alla sicurezza. Come da programma, ci sarà il ministro degli Esteri, Antonio Tajani: la presenza italiana è fondamentale, non solo per le relazioni euro-italiche coagulatesi attorno al sostegno immediato che Roma ha garantito a Kiev dopo l’invasione russa, ma soprattutto per allargare il raggio di azione del governo in seno agli alleati e distendere, così, un’azione politica il quanto più possibile efficace.

L’ultimo premier italiano a essere presente è stato Mario Monti nel 2012, anche per questa ragione l’iniziale decisione di Meloni di esserci aveva assunto un significativo peso specifico, nel solco degli assi di politica estera posizionati dal governo e perché si inseriva nella complessità delle risposte geopolitiche da fornire alla guerra in Ucraina in in questo secondo anno di conflitto.

Ue, Nato e Usa, quindi, avranno a Monaco l’occasione di confrontarsi per identificare le tendenze future. Nel 2021 intervenne il presidente americano Joe Biden, mentre la vicepresidente Kamala Harris nel 2022 e quest’anno: significa che Washington crede fermamente nella Conferenza come strumento di dibattito e la valuta come un’agorà strategica in cui riflettere, per poi agire di conseguenza.

Al centro dei tavoli ci sarà fisiologicamente la guerra di aggressione russa in Ucraina, che rappresenta a ragione un “punto di svolta”, visto che ha sia creato una ferita nella popolazione ucraina, sia stimolato le crisi in altre parti del mondo. Il dibattito verterà sul ruolo di questa guerra, se sarà anticamera di un mondo più violento, o se funzionerà come catalizzatore per il ritorno mondiale all’ordine internazionale basato sulle regole, quelle stesse regole (composte da leggi e trattati internazionali) che sono stati calpestati in Ucraina.

A differenza di Davos, dove il forum assume una sembianza più spiccatamente economico/finanziaria, l’appuntamento tedesco porta in pancia l’intero universo dei ragionamenti inerenti la difesa. Punto di partenza il Munich Security Report 2023, concentrato quest’anno sul crescente revisionismo degli Stati autoritari e sulla parimenti crescente concorrenza tra diverse visioni dell’ordine internazionale. Sarà la base da cui partire per spiegare come riuscire ad allargare la coalizione di Stati disposti a difendere l’ordine liberale contro le politiche messe in atto da chi quell’ordine di regole lo ha infranto.

Tra i vari aspetti del paper, spicca quello su come i partner transatlantici devono anche iniziare a pianificare una sicurezza a lungo termine dell’Ucraina dagli attacchi russi. La premessa è che i cittadini ucraini sono profondamente consapevoli della minaccia duratura rappresentata dalla Russia di Putin e credono fermamente di aver bisogno di garanzie di sicurezza occidentali: non solo rifornimenti permanenti di armi dall’Occidente, che può (anzi deve) essere il passo nell’immediato, ma, guardando al medio periodo, immaginare una strategia di Ue e Nato per il post conflitto. Il riferimento è ad un ventaglio di iniziative tarate su armistizio, tavolo diplomatico (di cui non si parla più) e potenziale ricostruzione.

In questa direzione sarà interessante il ruolo dell’Italia e le proposte che verranno portate da Tajani per due ragioni. La prima: il Parlamento ha dato sostanziale via libera al sesto pacchetto di aiuti, inoltre c’è l’intesa con la Francia sul sistema Samp-T e la percezione del popolo ucraino sul punto è stata chiara: ha capito che Cina e l’India hanno risposto in modo particolarmente negativo mentre i Paesi dell’Ue da subito si sono spesi per sostenere Kiev.

La seconda: oltre che della guerra, a Monaco si discuterà di energia, di infrastrutture dedicate e di geopolitica del gas. Quale migliore occasione per l’Italia di porsi come hub del gas e come nuovo player di stabilità energetica del Mediterraneo?

@FDepalo


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