Meloni schiera un’agenda conservatrice, si legge sul quotidiano francese, mentre la sinistra ha perso la propria anima sociale. La combinazione del superbonus e del meccanismo di assegnazione alimenta “l’esplosione della domanda”
Dopo cento giorni al potere Giorgia Meloni è impeccabile. Così oggi il quotidiano francese Le Figaro mette in fila le decisioni assunte dal governo su una serie di temi strategici come i conti pubblici, la geopolitica legata all’intervento in Ucraina e il superbonus per disegnare il perimetro del premier e le potenzialità future guardando sia ai prossimi mesi italiani, che alle nuove sfide comuni.
Punto di partenza il mercato del lavoro e i numeri italiani legati al deficit e al debito pubblico, segmenti in cui il premier è intervenuto con pragmatismo e senza smarrire la bussola nei primi mesi a Palazzo Chigi, accanto al rafforzamento del suo consenso elettorale dopo le vittorie schiaccianti in occasione delle recenti elezioni regionali in Lombardia e Lazio. Meloni schiera un’agenda conservatrice, si legge, mentre la sinistra ha perso la propria anima sociale. Ma il riferimento è anche al futuro, sia europeo che interno francese, dove il tema legato alle destre è sentito anche sotto il profilo della capacità di tradurre le posizioni pre elettorali in direttrici di marcia governative, così come ha fatto il premier italiano dinanzi ai dossier più impegnativi come ad esempio sull’Ucraina, al netto delle parole incredibili di Silvio Berlusconi.
A proposito del coraggio di iniziative politiche nuove, Le Figaro cita lo stop al superbonus, che da quando venne portato al 110% dal governo Conte di fatto ha assunto lo status di una misura fuori controllo. “La combinazione del superbonus e del meccanismo di assegnazione alimenta l’esplosione della domanda: dal 2016 sono stati avviati ben 372.300 cantieri, sia in case unifamiliari che in edifici in costruzione condominiale”, aggiungendo che nessuno ha negoziato i prezzi con le aziende, per cui tutto si è trasformato in una forte inflazione nei prezzi delle costruzioni. Ha anche spianato la strada a palesi frodi, con società fittizie create per offrire alle famiglie l’opportunità di ristrutturare la propria casa “gratuitamente”.
In sostanza Le Figaro apprezza le due ragioni di fondo che hanno portato il governo a decretare la fine della misura pensata e attuata dal governo Conte: evitare il deragliamento dei conti pubblici, come recentemente osservato anche dal Commissario europeo Paolo Gentiloni, già zavorrati da misure finite sotto la lente di ingrandimento dell’Ue (come il Reddito di Cittadinanza) e provare a sanare un mercato che, di fatto, è stato drogato dal momento che non c’è solo l’inflazione a impattare su costi lievitati anche del 30% per ogni tipo di intervento edilizio.