La 82ima edizione del campionato di calcio di serie A parte domani con il segno “meno“. Dopo un biennio (2012 e 2013) di crescita, nonostante la crisi economica, per la prima volta la “recessione/stagnazione” si inizia a far sentire anche nel mondo del pallone.
Lo “Sporteconomy Jersey Sponsor Index“, giunto alla sua 5a edizione fotografa infatti una decrescita del valore globale dei marchi sponsor presenti sulle maglie dei 20 club di serie A: circa 69.25 milioni di euro contro gli 84 milioni di euro della scorsa stagione (dove si era registrata una crescita, rispetto all’anno precedente del 15%). Quest’anno, invece, il segno meno è pari al 18% e sono ben 4 i club che si presenteranno ai nastri di partenza (AS Roma, SS Lazio, Hellas Verona e Catania calcio) senza un main sponsor sulla divisa da gara. Lo sponsor di maglia, ad esclusione dei ricavi da diritti tv, è la posizione commerciale più ambita per gli investitori pubblicitari. La decrescita dell’intero settore è un segno dei tempi, ma porta inevitabilmente gli addetti ai lavori a considerare nuove forme aggiuntive di comunicazione e co-marketing per rendere maggiormente attrattivi i club di serie A.
La ricerca sottolinea, tra l’altro, che si sta creando un vero e proprio “gap” economico tra grandi e medi/piccoli club. I primi 4 club della classifica in esame, infatti, pesano per il 75% del mercato totale delle “jersey sponsorship”.
I medi ed i piccoli club debbono, in tempi brevi, investire maggiormente in marketing (attraverso l’acquisizione di professionisti di valore) creando sinergie virtuose con gli operatori del territorio e coinvolgendo i tifosi allo stadio, nel pre e post partita (così come sta facendo, per esempio, la Lega serie B a sostegno dei suoi 22 club con una serie di progetti speciali come “B Club”, “B Solidale” e “B Futura“).
Ormai il mercato italiano ha bisogno di un acceleratore commerciale, perchè la crisi economica persiste e potrebbe continuare ancora per ulteriore tempo. Serve una legge sugli stadi, pur nel rispetto dei vincoli ambientali, per attrarre nuovi investitori (del settore “real estate”) dall’estero e iniziare a ragionare su nuove forme di entertainment calcistico utilizzando al massimo le nuove tecnologie. Dagli Usa ci arriva l’esempio, dello stadio dello Sporting Kansas city (il Livestrong Sporting Park), franchigia della Major league soccer, dove la partita è una vera e propria esperienza multimediale per il tifoso (vi ha giocato di recente l’AS Roma contro il Chelsea nella sua tournée americana estiva), con il coinvolgimento costante del club e dei suoi sponsor attraverso una serie di iniziative interattive (maxi screen, tablet speciali e mobile devices sono integrati per entrare in contatto con i supporter durante la partita).
Non è un caso che questo impianto, il più tecnologico al mondo, sia costantemente in “sold out”, nonostante che il livello del soccer a stelle e strisce non sia in linea con la qualità di quello italiano. Per fare questo, però, i club debbono essere assistiti da politiche governative finalizzate ad un nuovo “Rinascimento” dello sport tricolore, con leggi ad hoc sull’impiantistica sportiva e con investimenti a nove zeri (attesi già da troppo tempo), per esempio, nella “banda larga”. In questo specifico settore, l’Italia, è bene ricordarlo, è fanalino di coda in Europa. Un altro primato di cui purtroppo vergognarsi”.