Il 92% dei rifugiati ucraini tornerebbe nello stesso luogo in cui viveva prima della guerra. E il 12%, tornerebbe nel Paese d’origine nei prossimi tre mesi. A incidere sulla scelta sarebbe anche la capacità di accesso adeguato all’elettricità e all’acqua, ai servizi sanitari, all’alloggio e ai mezzi di sussistenza in Ucraina
Il 92% dei rifugiati ucraini tornerebbe nello stesso luogo in cui viveva prima della guerra. E il 12%, tornerebbe nel Paese d’origine nei prossimi tre mesi. Sono solo alcuni dei dati che emergono dal ciclo di indagini condotto da Ipsos in collaborazione con l’Unhcr tra dicembre e gennaio scorsi. Uno studio che si è articolato su 3.900 interviste nei Paesi confinanti con l’Ucraina e in altri Paesi europei. L’aspetto più interessante del report è legato alle “intenzioni” dei rifugiati ucraini nel breve e nel medio periodo, oltre che sondare i principali fattori che potrebbero determinare le intenzioni dei rifugiati di tornare in Ucraina.
Il ritorno
Il 65% degli intervistati esprime il desiderio di tornare in Ucraina in futuro, ma in un tempo più lungo rispetto ai tre mesi (12%). La grande maggioranza non ha un calendario specifico e spera di tornare una volta che sarà possibile. Il 17% ha invece espresso il desiderio di tornare, a un certo punto, nel 2023. Di contro, il 18% del “campione” è ancora indeciso se tornare in futuro. Mentre, solo un 5% ha dichiarato di non avere intenzione o speranza di tornare.
I rischi per la sicurezza
L’intenzione di rientrare nei prossimi tre mesi è più probabile tra le persone più anziane, quelle che si trovano in condizioni particolari (case danneggiate o distrutte, coniugi o figli che vivono ancora lì) e quelle che affrontano le sfide dell’inclusione nei Paesi ospitanti: mediamente coloro che hanno un minore ricorso alle prestazioni di protezione sociale. L’indecisione, invece, serpeggia tra coloro che vivono soli e con una minore vicinanza al luogo di origine: ospitati in Paesi che non condividono il confine con l’Ucraina, che non sono tornati dall’inizio dello sfollamento o che non hanno coniugi o figli che vivono ancora la.
Fine della guerra e servizi
Chiaramente, il principale fattore che favorisce il ritorno dei rifugiati è la fine della guerra. Ma, tra le condizioni determinanti, c’è anche la capacità di accesso adeguato all’elettricità e all’acqua, ai servizi sanitari, all’alloggio e ai mezzi di sussistenza in Ucraina. Il 93% degli intervistati che sperano o sono indecisi sul ritorno in Ucraina ha attribuito un’elevata importanza ad almeno uno dei fattori legati alla sicurezza e alla situazione dei luoghi d’origine com fattore determinante per il ritorno. Questo vale in particolare per i rifugiati originari di Kiev e delle regioni orientali e meridionali dell’Ucraina. Per il 91% degli intervistati un fattore dirimente è legato all’accesso ai servizi di base e all’opportunità di sostentamento. Oltre che all’alloggio nei luoghi d’origine.
Informazione e lavoro
L’81% dei profughi intervistati, intenzionati a rientrare in Ucraina, indica che l’accesso alle informazioni sulla situazione nel luogo di origine e la disponibilità di risorse sufficienti o di sostengo per reintegrarsi sono di grande importanza. Il 69% degli intervistati temono di avere problemi a trovare opportunità di lavoro dignitose e problemi a mantenere il proprio status legale nei Paesi ospitanti.