La presidente del Consiglio Meloni annuncia da Delhi che l’Italia farà parte dell’Indo Pacific Oceans Initiative con un ruolo di leadership sul mondo della scienza e della tecnologia. Per Roma è un posizionamento importante, perché diventa una forma di presenza permanente nell’Indo Pacifico. Ecco in cosa consiste l’iniziativa
Nel settantacinquesimo anniversario delle relazioni bilaterali, Italia-India diventano partner strategici in occasione dell’incontro, a Nuova Delhi, della presidente del Consiglio Giorgia Meloni con l’omologo indiano, Narendra Modi. La visita non serve soltanto a rafforzare i rapporti italo-indiani, ma dà a Roma slancio verso quella regione nevralgica del mondo che è l’Indo Pacifico. Area che comprende due oceani e su cui l’India – potenza in rapida ascesa – ha un ruolo centrale. Per l’Italia, la partnership con Nuova Delhi è un modo per segnare la propria presenza indo-pacifica, inserendosi su una Via del Cotone all’interno della quale affrontare le grandi sfide attuali e future: sicurezza e transizione energetica, tecnologica, ecologica, alimentare, marittima e creazione di supply chain più resilienti, come indicato dal ministro degli Esteri, Antonio Tajani – anch’egli in India per partecipare alla ministeriale del G20.
“Ci sono tanti elementi su cui ci sono piene convergenze, stiamo lavorando a importantissimi progetti che collegano le nostre nazioni, sono materie strategiche quelle sulle quali vogliamo collaborare. Abbiamo scelto di annunciare la partecipazione dell’Italia all’Indo-Pacific Oceans Initiative”, ha detto Meloni in conferenza stampa. L’Italia prenderà parte all’iniziativa regionale assumendo un ruolo di leadership in materia di scienza e tecnologia.
Nata nel 2015 secondo le volontà di Nuova Delhi, l’Ipoi è uno dei sistemi di cooperazione e dialogo che caratterizzano la regione. Per vastità di estensione geografica e complessità sul tavolo la regione ha necessità di creare ambiti di contatto diplomatico e operativo. Questi sono pensati per tenere conto di quelle eterogeneità attraverso piattaforme plurilaterali e multidisciplinari costruite con l’obiettivo del mutuo vantaggio.
Tra le rispettive agende competitive, è emerso anni fa un discorso promettente che va oltre le tradizionali sfere militari o politiche. Il concetto di fondo dell’Ipoi si basa sull’iniziativa “Sicurezza e crescita per tutti nella regione” (Sagar) annunciata da Modi nel 2015. La visione incoraggia gli Stati a cooperare con sforzi sinergici verso un dominio marittimo sicuro, protetto e stabile, oltre ad adottare misure significative per la conservazione e l’uso sostenibile del dominio marittimo. Ambiti in cui l’Italia può mettere in campo i propri expertise, condividendo con l’India una geomorfologia simile: la Penisola è infatti circondata dal mare su tre lati come il Subcontinente.
L’Ipoi si basa su punti di vista teorici liberali e sostiene un’iniziativa globale aperta, inclusiva e non basata su trattati per mitigare le sfide ma scegliendo la cooperazione pratica. Cerca di costruire un senso della comunità creando nuove partnership con paesi che la pensano allo stesso modo operatività dirette. L’India sta incoraggiando da tempi altri paesi ad aderire all’Ipoi e guida anche alcune aree tematiche nell’ambito dell’iniziativa.
L’indo Pacific Oceans Initiative è pensatore per “abbracciare il continuum sicurezza-sviluppo-costruzione delle capacità” attraverso sette pilastri: sicurezza marittima; ecologia marittima; risorse marittime; rafforzamento delle capacità e condivisione delle risorse; riduzione e gestione del rischio di catastrofi; cooperazione scientifica, tecnologica e accademica (dove l’Italia prenderà una posizione chiave); commercio, connettività e trasporto marittimo.
Il contributo che l’Italia può dare dalla sicurezza marittima e dalla transizione energetica alla ristrutturazione delle filiere, compreso lo sviluppo tecnologico ed economico, può essere compreso nel ventaglio di iniziative esistenti e tra questi c’è sicuramente l’Ipoi.
L’inserimento dell’Italia all’interno del meccanismo dell’Ipoi è una di quelle forme di presenza permanente nella regione di cui parlava su queste colonne Mauro Bonavita (King’s College). L’Italia è d’altronde un Paese ad alto livello di tecnologizzazione, che può avere nell’India un’alternativa resiliente e sostanziosa alla crescente instabilità generata dalle politiche aggressive della Cina.