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Meloni torna da Abu Dhabi con più certezze. Ecco perché

Dal lato italiano spicca la soddisfazione per i bilaterali a Nuova Delhi e ad Abu Dhabi, andati “oltre le aspettative”. Non solo perché dopo il battesimo di Bali rappresentano il secondo step del presidente del Consiglio (in attesa del terzo negli Usa), ma anche per gli intrecci con dossier altamente strategici. Primo fra tutti la Via della Seta che è “ancora in via di valutazione”

Affidabilità delle relazioni, rete geopolitica per attuare il Piano Mattei per l’Africa e per la stabilizzazione di aree chiave come Libia e Tunisia, oltre alla distensione nell’Indo-Pacifico e nel Golfo della strategia complessiva del governo alla voce politica estera. Dopo l’India, Giorgia Meloni, presidente del Consiglio, è stata ad Abu Dhabi ricevuta dallo sceicco Mohamed bin Zayed Al Nahyan al palazzo presidenziale. Una visita strutturata e altamente significativa che si inserisce nel quadro complessivo delle iniziative del governo anche al fine, come ha osservato il premier, di ricostruire l’affidabilità delle relazioni.

Punto di partenza la sigla dell’accordo di cooperazione fra Eni e Adnoc, la compagnia energetica nazionale, da parte di Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni, e da Sultan Ahmed Al Jaber, ministro dell’Industria emiratino, a suggellare la densità del dialogo con il Golfo che Palazzo Chigi ha in mente. Passaggio sottolineato più volte dal presidente del Consiglio, sin dall’inizio del suo mandato, consapevole di quanto sia determinante quel quadrante.

Gli Emirati Arabi Uniti possono giocare un ruolo “molto importante” nel cosiddetto Piano Mattei del governo italiano, ha precisato, dal momento che storicamente l’Italia ha con loro “un rapporto molto forte e negli ultimi anni ha avuto grandi difficoltà, mi pare che i colloqui di questa mattina siano andati molto bene. Stiamo tornando a un partenariato strategico che secondo me è soprattutto di carattere politico”.

Il riferimento è al ruolo “cruciale” che Abu Dhabi può avere su molti dossier come la stabilizzazione della Libia e la risoluzione delle difficoltà finanziarie della Tunisia, “entrambe legate alla vicenda dei flussi migratori”. In questo senso va registrata la disponibilità da parte dello sceicco bin Zayed “di dare una mano nella piena volontà di recuperare un rapporto di amicizia per gli interessi nazionali dell’Italia”, senza dimenticare “la piena volontà da entrambe le parti a recuperare un rapporto non sono buono, ma ottimo, di amicizia”.

Proprio sull’Africa e sul tema legato ai finanziamenti del Fondo monetario internazionale alla Tunisia, Antonio Tajani, vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri, ha precisato che “gli aiuti grossi per la Tunisia sono quelli del Fondo monetario che però vuole ci siano anche altri aiuti. Della Tunisia, dal punto di vista economico, ne ho parlato con [Kristalina] Georgieva (direttrice operativa del Fondo monetario internazionale, ndr) e con [Antony] Blinken (segretario di Stato americano, ndr) quando sono stato negli Usa la settimana scorsa per chiedere di aiutare a intervenire, un prestito di un miliardo di dollari è importante per la stabilità dell’intera area. L’Italia come cooperazione allo sviluppo deve dare 100 milioni”.

Anche sull’Ucraina il presidente del Consiglio ha visto la disponibilità degli Emirati Arabi Uniti a cooperare, nella consapevolezza che “serve uno sforzo di pace. Gli Emirati arabi sono molto consapevoli di questa necessità”, è arrivata “una grande disponibilità” a cooperare sulla guerra, dove l’Italia punta al presupposto rappresentato da “una pace giusta per il popolo ucraino”.

Da parte emiratina, lo sceicco bin Zayed ha twittato di aver avuto il piacere di dare il benvenuto al primo ministro italiano negli Emirati Arabi Uniti. “Abbiamo discusso delle opportunità per sviluppare ulteriormente le relazioni tra i nostri due paesi e assistito alla firma di numerosi accordi volti a promuovere la collaborazione e una crescita economica sostenibile”.


In questo gli ha fatto eco Tajani quando ha osservato che l’obiettivo del governo di Roma è di internazionalizzare le imprese, grandi, piccole e medie, “affinché possano occupare spazi commerciali che oggi sono dell’Italian sound: perché prendere la copia di un prodotto anziché l’originale? Se aumenta l’export riusciamo anche a diminuire il debito pubblico e fare un sacco di cose”.

Più in generale dal lato italiano spicca la soddisfazione per i bilaterali condotti con India ed Emirati Arabi Uniti che sono andati “oltre le aspettative”, non solo perché dopo il battesimo di Bali rappresentano il secondo step del presidente del Consiglio (in attesa del terzo negli Stati Uniti), ma anche per gli intrecci con dossier altamente strategici, primo fra tutti la Via della Seta. Sul punto Meloni ha osservato che il progetto è “ancora in via di valutazione”.

@FDepalo

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