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Cospito, le colpe della politica e la polarizzazione (quasi) irreversibile. Parla Ricolfi

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“Il caso Cospito, con tutto il suo contorno di pseudo-antifascismo, è semplicemente strumentale a resuscitare la sinistra”. La tempesta perfetta per la polarizzazione del dibattito? “Il combinato disposto governo di destra-destra + elezione di Elly Schlein alla guida del moribondo Pd”. Conversazione con il sociologo Luca Ricolfi

Scontri di piazza, foto di esponenti politici a testa in giù. Il movimento anarchico che manifesta nella città di Torino. L’aggressione davanti a un istituto scolastico. Più in generale: violenza e polarizzazione. Sembra un salto indietro nella storia e, chiaramente, di tutta questa situazione ne risente anche l’informazione. Nel mezzo, e non di poco conto, ci sono le responsabilità della politica. Di questo abbiamo parlato con il sociologo e saggista Luca Ricolfi, che ha appena pubblicato “La Mutazione. Come le idee di sinistra sono migrate a destra” (Rizzoli).

Gli scontri di piazza stanno sempre di più polarizzando l’opinione pubblica. Da una parte il riverbero di tensioni degli anarchici, dall’altra le aggressioni davanti alle scuole e le immagini dei politici a testa in giù. Come si spiega questo fenomeno?

Si spiega con il fatto che esistono eventi che resuscitano anche i morti. Il combinato disposto governo di destra-destra + elezione di Elly Schlein alla guida del moribondo Pd è uno di tali eventi, capaci di rivitalizzare un mondo che – negli ultimi 15 anni – aveva perso la bussola.

Questo livello di polarizzazione si sta riverberando anche sui media, sui giornali e sull’informazione in generale. Come frenare questo trend?

Sono pessimista, l’informazione non è mai stata meno libera di oggi: tre anni di Covid e uno di guerra hanno completamente militarizzato i media. Il risultato è un vero e proprio paradosso della comunicazione: nei luoghi autorevoli non si può discutere liberamente, ma i luoghi in cui si può discutere liberamente non sono autorevoli. Quel che manca in Italia (ma non solo in Italia) è una piattaforma informativa al tempo stesso libera e autorevole.

Le forze politiche, in questo contesto, che responsabilità hanno e come si possono muovere?

Due tipi di responsabilità distinte, direi. Le forze di governo hanno la responsabilità di scegliere ministri, e più in generale dirigenti, all’altezza del compito di guidare l’Italia in una fase difficilissima come questa. Il che vuol dire non solo avere visione e lungimiranza, ma anche sobrietà e capacità di comunicazione, qualità finora mostrate da pochi. Le forze di sinistra (con la rilevante eccezione del Terzo polo), hanno la responsabilità di portare il dibattito su binari civili e di rispetto dell’avversario politico. È un problema di maturità democratica, che l’elezione di una figura come Elly Schlein – alquanto ideologica e faziosa – è destinato ad aggravare. Il Pd di Letta stentava a riconoscere piena legittimità alle cosiddette “destre”, nulla fa presagire che con la gestione Schlein le cose siano destinate a migliorare.

Chi ha alimentato questo clima e perché il caso Cospito o le aggressioni e gli scontri in piazza creano ancora queste tensioni nel Paese? C’è qualcosa di irrisolto nella coscienza collettiva?

La coscienza collettiva mi pare molto più equilibrata e saggia di quella delle forze politiche e degli attivisti. Il caso Cospito, con tutto il suo contorno di pseudo-antifascismo, è semplicemente strumentale a resuscitare la sinistra, un’operazione che non poteva avere buon esito con un leader iper-protetto dai media come Draghi, ma diventa un gioco da ragazzi contro un esecutivo sistematicamente descritto come disumano e para-fascista.

Il sottotitolo del suo ultimo libro “La mutazione – Come le idee di sinistra sono migrate a destra”, è particolarmente significativo. Come è accaduto che le idee di sinistra siano migrate a destra?

È accaduto perché la sinistra, dopo la caduta del muro di Berlino, per difendere le virtù del mercato ha finito per abbandonare la difesa dei ceti deboli classici (operai, contadini, disoccupati), sostituendoli con i migranti e le minoranze Lgbt. Questa scelta l’ha portata a identificarsi in modo sempre più acritico con l’ideologia del politicamente corretto, con la conseguenza di regalare alla destra la difesa della libertà di espressione. Un esito paradossale, se si pensa che per mezzo secolo, dalla fine della guerra ai primi anni ’90, la sinistra è sempre stata in prima fila nelle battaglie contro la censura.

Pensa che il nuovo corso della sinistra, o meglio del Pd, possa portare un nuovo equilibrio in questo senso?

Sì, almeno in parte. Dipende di quale bandiera identitaria parliamo. Nel mio libro ne cito tre: difesa dei deboli, libertà di espressione, emancipazione degli strati popolari mediante la cultura. Ebbene, rispetto a queste tre bandiere classiche della sinistra, quel che mi aspetto è che si mettano in moto diversi processi. È probabile, innanzitutto, che Elly Schlein riprenda in mano la difesa dei deboli (a partire dal salario minimo legale), rendendo evidente che destra e sinistra hanno diverse concezioni su chi siano i veri deboli (la sinistra punta sui giovani precari, la destra sulle partite Iva). Quanto alla libertà di espressione, penso sia destinata a restare una battaglia della destra, vista la sintonia di Elly Schlein con le battaglie Lgbt e con Alessandro Zan. Ma la vera novità è un’altra.

Quale?

Nel mio libro “La mutazione” parlo anche di un’idea che, più che migrare da sinistra a destra, è rimasta orfana. Mi riferisco all’idea, che fu anche di Gramsci e Togliatti, secondo cui la scuola e la cultura alta possono essere uno strumento di elevazione ed emancipazione dei ceti popolari. Ora, con la presa di posizione di Giorgia Meloni sul merito e sul suo riconoscimento nella scuola, e con gli attacchi al merito da parte degli attivisti di sinistra, è possibile che quella della promozione del merito, contrapposto ai privilegi del censo e dell’origine sociale, possa diventare una bandiera della destra: un altro paradosso che si profila all’orizzonte.


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