Come è possibile che giovedì il prossimo Consiglio dei ministri si terrà nella sala comunale di Cutro? In verità nessuna legge o decreto impone che il Consiglio si tenga a Palazzo Chigi e nemmeno che si tenga a Roma. Anzi nella storia della Repubblica italiana è soltanto dal 1961 che il governo ha sede a Palazzo Chigi. Lo spiega a Formiche.net Alfonso Celotto
Quando pensiamo al Consiglio dei ministri ci viene subito in mente Palazzo Chigi, nella grande piazza al centro di Roma, con la colonna dedicata a Marco Aurelio per celebrare le vittorie nelle Guerre Marcomanniche.
Ma allora come è possibile che giovedì il prossimo Consiglio dei ministri si terrà nella sala comunale di Cutro?
In verità nessuna legge o decreto impone che il Consiglio si tenga a Palazzo Chigi e nemmeno che si tenga a Roma.
Anzi nella storia della Repubblica italiana è soltanto dal 1961 che il governo ha sede a Palazzo Chigi, perché fino al 1961 il presidente del Consiglio era al Viminale, insieme al ministro dell’Interno. E fu proprio dal Viminale che Alcide De Gasperi proclamò la Repubblica nel giugno 1946.
Peraltro, negli anni della guerra il Consiglio dei ministri aveva lasciato Roma per anni.
Dopo il disastroso 8 settembre 1943, il Regno del Sud si era trasferito a Brindisi, riprendendo le attività a fine ottobre, anche se con molti sottosegretari, visto che quasi tutti i ministri erano rimasti a Roma (lo testimonia il 30 ottobre 1943, n. 1/B, con cui si consentiva proprio la partecipazione dei Sottosegretari al Consiglio dei Ministri in sostituzione dei titolari). Il governo Badoglio si trasferì a Salerno nel febbraio del 1944 e poi passò la mano al Governo Bonomi II che finalmente tornò a Roma il 15 luglio 1944, dopo che il Luogotenente del Re aveva firmato e promulgato in Campania la c.d. Costituzione provvisoria (r.d.lgt. 25 giugno 1944, n. 151, quello he porterà alla Assemblea costituente e al Referendum del 2 giugno 1946).
Invece il governo della Repubblica sociale, dopo una prima breve riunione istitutiva alla Ambasciata tedesca di Roma (!), tenne il suo primo Consiglio dei ministri, presieduto da Mussolini, il 27 settembre 1943 alla Rocca delle Caminate (Forlì), per poi installarsi sul lago di Garda.
Torniamo ai nostri giorni.
È frequente che si tenga un Consiglio dei ministri nel Palazzo della Camera dei deputati o del Senato a dicembre, quando in piena legge finanziaria, occorre una delibera del Consiglio dei ministri per porre la fiducia o rifinire il maxi-emendamento. Ma negli ultimi anni si sono spesso tenuti Consigli dei ministri fuori Roma.
In molti ricordiamo quando Prodi per definire le linee del governo riunì il Consiglio dei ministri alla Reggia di Caserta era l’11 gennaio 2007 e il Cdm venne aperto anche ai leader di partito; fu l’occasione per Marco Pannella per collegarsi con il cellulare e mandare tutto in diretta su Radio radicale, tra gli improperi di Antonio di Pietro. Anche se nessuno capì mai perché Prodi scelse Caserta e non un qualsiasi palazzo romano per quel summit.
Ben diverso fu quando a causa dell’emergenza rifiuti il governo Berlusconi IV per due volte tenne il Cdm a Napoli, precisamente il 5 maggio e il 10 ottobre 2008. Come fu anche l’anno dopo a L’Aquila il 23 aprile 2009, per testimoniare la presenza governativa nel cratere del terremoto. Lo stesso accade il 28 gennaio 2010 a Reggio Calabria. Proprio dove tornerà Giuseppe Conte il 18 aprile 2019 per un altro Consiglio dei ministri, per l’emergenza sanitaria in Calabria.
Una curiosità. Non sono soltanto le istituzioni italiane a lasciare i palazzi della Capitale. In Francia da un paio di anni il Conseil constitutionnel ha iniziato a tenere udienza anche fuori del Palais Royal di Parigi. E così lo scorso 21 febbraio ha tenuto la sua ottava udienza “hors de ses murs” riunendosi a Bordeaux.
Ma il potere resta sempre ben saldo nei palazzi della Capitale. A differenza di quanto provarono a fare alcuni imperatori romani, che preferivano governare lontano dall’Urbe, come fu per Tiberio a Capri o per Adriano a Tivoli.