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Oltre i convenevoli. Come la finanza unisce Russia e Cina

​Nei giorni della visita di Xi Jinping a Mosca, al di là delle strette di mano, sono tanti i punti di saldatura dei due Paesi. Partendo dalle valute digitali fino ad arrivare a un sistema di pagamenti comune. Ma questa alleanza può diventare una trappola fatta di dipendenza totale

Non è solo una stretta di mano o qualche sorriso, magari su un bel tappeto rosso. Quello tra Cina e Russia è un rapporto che va al di là delle circostanze, un’osmosi costruita in anni di alleanze, anche forzate. E la finanza, nemmeno a dirlo, è uno dei collanti. E così, nelle ore della visita di Xi Jinping a Mosca, vale la pena ricordare tutte le connection tra il Dragone e la Federazione. C’è, per esempio, il grande tema dei pagamenti.

Dopo l’estromissione dal circuito Swift della Russia, avvenuta quasi un anno fa, Pechino e Mosca stanno cercando di allacciare i rispettivi sistemi di pagamento alternativi. Si tratta, in particolare, di quello russo denominato Mir e di quello cinese che invece risponde al nome di Cips. Era lo scorso maggio quando la Banca centrale russa e la Pboc cinese annunciavano di voler incontrarsi per discutere dell’uso dei sistemi di pagamento nazionali, in entrambi i Paesi. L’incontro, comunque, ci fu.

Poi c’è il discorso monetario. Anche qui le convergenze, reali o solo tentate, non mancano. Cina e Russia sono alla ricerca di una commistione tra il rublo e lo yuan. Mosca esporta molto in Cina, soprattutto petrolio, e per questo ambedue i Paesi stanno stanno attivamente cercando di ridurre la dipendenza dal dollaro, spostando il baricentro del sistema monetario mondiale sullo yuan. La stessa Russia sta ricorrendo sempre di più allo yuan per vendere le proprie merci e materie prima al Dragone.

Non è finita. Altro terreno di scambio, le monete digitali, su cui entra in gioco anche l’Iran, Paese alleato dell’ex Urss. Col tempo, che sia lo yuan digitale o esperimenti in criptovalute, sia Mosca che Pechino stanno perfezionando i loro progetti. L’obiettivo è aggirare la rete bancaria riconducibile a Swift ed evitare di passare tramite il dollaro Usa, che però come valuta globale domina tuttora incontrastato, anche nel commercio della Cina con l’Occidente.

E l’Iran? Elvira Nabiullina, capo della Banca centrale russa, dovrebbe visitare a breve il Paese per discutere proprio dell’efficienza dei pagamenti nelle rispettive valute nazionali, con un piano per definire e concordare la tempistica e le condizioni affinché entrambi i Paesi lancino una stablecoin poggiata sull’oro.

Ma ad abbracciarsi troppo forte si rischia la dipendenza. Come hanno scritto gli analisti dell’Atlantic Council, questa amicizia senza limiti può costare cara. “La quota della Cina sul commercio totale della Russia è cresciuta da circa il 10% nel 2013 al 18% entro la fine del 2021. Ma l’invasione dell’Ucraina e le conseguenti sanzioni hanno accelerato lo spostamento di Mosca verso Pechino, e viceversa. Di conseguenza, l’economia russa è ora fortemente dipendente dal capitale cinese. Sebbene questo possa essere favorevole per la Russia ora, l’eccessiva dipendenza dalla finanza cinese la renderà sempre più il junior partner nel rapporto”.



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