Torna con insistenza nelle conversazioni di Transatlantico la voce che circola in realtà fin dai primi passi del governo dei tecnici: Corrado Passera a palazzo Chigi, Mario Monti al Quirinale. Fantapolitica? Sta di fatto che le parole pronunciate ieri dal premier a Bruxelles (“Ho sempre escluso, e lo escludo anche oggi, di considerare un´ esperienza di governo, per quanto mi riguarda, che vada oltre la scadenza delle prossime elezioni che è la scadenza naturale del governo che ho l´onore di presiedere”), hanno sì chiuso l´ipotesi – peraltro remota – di una candidatura diretta del professore, ma hanno aperto altre possibilità.
Ipotesi rafforzata dalla frase aggiunta subito dopo: “Naturalmente sono e resterò anche dopo di allora membro del Parlamento in quanto senatore a vita”. Precisazione che più di una persona – sia in Parlamento che nello stesso governo – ha letto come un´offerta di disponibilità al ruolo che un ministro paragona a quello di Lucio Quinzio Cincinnato, per due volte chiamato alla ´dittatura´ di Roma nei momenti più duri della Res Publica. Solo che adesso la seconda chiamata viene vista più probabile al Colle che non a palazzo Chigi.
Perchè la crisi economica non accenna a placarsi, e lo stesso Monti ha ribadito ancora una volta che nei mercati “si riscontra, e questo mi sembra verosimile, che oggi il peso nel determinare lo spread e nel fare investimenti industriali in Italia, dipenda da quale sarà la capacità di governance dell´Italia che dipende dalle riforme istituzionali, dal comportamento dei partiti, finita questa breve esperienza”. Forse anche per questo Giorgio Napolitano si è detto “convinto che i tre partiti che sostengono il governo Monti siano determinati a dare anche dopo le elezioni del 2013” la garanzia di politiche adeguate contro la crisi in termini di stabilità finanziaria.
Se queste politiche dei tre partiti della ´strana maggioranza´ proseguiranno ancora nel quadro della grande coalizione, si vedrà anche e soprattutto attraverso il modello di legge elettorale che si sceglierà, se si riuscirà a raggiungere un´intesa. L´accoppiata Monti-Passera, spiega una fonte parlamentare, sarebbe possibile solo in caso di un esito elettorale “senza vincitori nè vinti”, grazie anche al ruolo che giocherebbero alle elezioni da una parte i grillini e dall´altra la possibile formazione di Montezemolo, sottraendo consensi ai partiti maggiori.
E dunque che rendesse inevitabile la grande coalizione. Esattamente ciò che non vuole il segretario del Pd Pierluigi Bersani. Ma anche un ritorno dell´asse Pdl-Lega, in ripresa soprattutto al Senato, con i contatti tra Alfano e Maroni tra riforme istituzionali e un modello elettorale ´gradito´ anche al Carroccio e che sarebbe anch´esso di traverso all´obiettivo della grande coalizione. Insomma, gli ostacoli al disegno, che pure qualcuno persegue, sono ancora molti.