Nella Giornata mondiale dell’Acqua si apre oggi al Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite a New York una conferenza interamente dedicata al tema. Durerà tre giorni e si concentrerà sull’attuazione di uno degli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 che vuole “garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e delle strutture igienico-sanitarie”
All’inizio è stato Talete di Mileto, il primo filosofo della storia del pensiero occidentale, vissuto in Grecia tra il VII e il VI secolo prima di Cristo, a identificare nell’acqua il principio della vita da cui tutte le cose avrebbero avuto origine. Poi Empedocle, vissuto ad Agrigento nel V secolo, sviluppò la teoria dei quattro elementi (aria, acqua, terra e fuoco). Aristotele (IV secolo a.C.) ai quattro elementi del mondo terrestre aggiunse l’etere, l’essenza del mondo celeste, eterno e immutabile. Secondo alcuni racconti mitologici ogni elemento sarebbe animato da uno spirito che l’alchimista svizzero Paracelso, nel XVI secolo, identificò nelle Salamandre per il fuoco, nelle Ondine per l’acqua, nelle Silfidi per l’aria e negli Gnomi per la terra. Solo nel Settecento. Questi quattro elementi, in fisica, sono associati agli stati solido (terra), liquido (acqua), gassoso (aria) e plasma (fuoco).
Oggi ricordiamo l’Acqua, la cui presenza sulla terra è essenziale per lo sviluppo e il sostentamento della vita di tutti gli esseri viventi. Oltre il 70% della superficie terrestre è occupata da questo elemento e lo stesso corpo umano è fatto per la maggior parte di acqua. Nonostante in suo nome si continuino a combattere guerre in varie zone del pianeta, l’acqua non è soggetta a quotazioni di mercato, eppure rimane il nostro bene più prezioso.
La ricordiamo insieme a tutti gli abitanti della Terra, perché oggi è la Giornata Mondiale dell’Acqua, voluta nel 1992 dalle Nazioni Unite e dedicata quest’anno alla crisi idrica e alle possibili soluzioni per contrastarla, come ci ricorda il “Rapporto sullo Sviluppo delle Risorse Idriche Mondiali” che viene pubblicato in occasione di questa giornata. “Un rapporto, si legge nella presentazione, rivolto principalmente a chi è responsabile delle politiche e delle decisioni, nonché della gestione delle risorse idriche” ma anche a “chi non è specialista del settore, compresi coloro che sono impegnati nell’alleviare la povertà e le crisi umanitarie e nel perseguire i diritti umani all’approvvigionamento idrico e ai servizi igienico-sanitari e l’avanzamento dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile”.
Il rapporto occuperà un ruolo fondamentale come principale pubblicazione alla Conferenza sull’acqua che si apre oggi al Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite, a New York: durerà tre giorni e si concentrerà sull’attuazione di uno degli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 che vuole “garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e delle strutture igienico-sanitarie”.
Alla Plenaria dell’Onu interverrà il nostro ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin che presenterà la posizione del governo italiano sulla lotta ai cambiamenti climatici e alla protezione dell’ambiente e delle risorse idriche in particolare. “La Conferenza, si legge in una nota del Ministero, sarà incentrata sulla ricerca di soluzioni sostenibili, in uno scenario globale che ci restituisce un ambiente idrico sottoposto a pressioni crescenti. I cambiamenti climatici e le condizioni atmosferiche contribuiscono anche nel nostro Paese in modo evidente all’esaurimento della disponibilità dell’acqua e al deterioramento della qualità di questa risorsa”.
Uno dei principali risultati della conferenza sarà l’Action Agenda sull’acqua che mira a “incoraggiare tutti gli Stati membri, gli azionisti e il settore privato a impegnarsi verso un’azione tempestiva per far fronte ai problemi idrici di oggi” e garantire la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua per tutti entro il 2030. Nelle sue declinazioni: acqua per la salute; per lo sviluppo sostenibile; per il clima, la resilienza e l’ambiente; per la cooperazione.
È ormai chiaro a tutti che stiamo affrontando una crisi idrica mondiale. Miliardi di persone continuano a non avere accesso all’acqua. Si stima che più di 800 mila persone ogni anno muoiono a causa di malattie direttamente correlate ad acqua non sicura, servizi igienici inadeguati e scarse pratiche igieniche. Circa quattro miliardi di persone soffrono di “scarsità idrica estrema” per almeno un mese all’anno. Secondo gli esperti tutti i Paesi devono iniziare a gestire l’acqua come un “bene comune globale”, perché l’uso eccessivo, l’inquinamento e la crisi climatica minacciano l’approvvigionamento idrico a livello globale.
Un rapporto dell’Unicef ci dice che la crisi idrica sta mettendo in pericolo la vita di 190 milioni di bambini in dieci Paesi africani e chiede ai Grandi della Terra “investimenti urgenti in servizi idrici e igienici resilienti al clima per proteggere i bambini”. Così, mentre gli allarmi legati al clima e all’acqua si stanno intensificando, in nessuna altra parte del mondo i rischi si aggravano così velocemente come per i bambini africani. “Tempeste devastanti, inondazioni e storiche siccità stanno già distruggendo strutture e abitazioni, contaminando le risorse idriche, creando crisi dovute alla fame e diffondendo malattie. Ma per quanto le condizioni attuali siano difficili, senza un’azione urgente il futuro potrebbe essere molto più cupo”.
E non è certo incoraggiante il quadro che emerge dai dati Istat in Italia. Solo 719 millimetri di precipitazioni totali registrati in media nei 24 capoluoghi di regione (- 75 mm rispetto al decennio precedente); nel 2021 sono state adottate misure di razionamento dell’acqua in 15 comuni capoluoghi di provincia; una famiglia su tre non si fida a bere l’acqua di rubinetto; 296 Comuni ( 1 milione 300 mila abitanti circa) non hanno il servizio di depurazione delle acque reflue urbane. Da oltre un ventennio il nostro Paese al primo posto, tra quelli dell’Unione Europea, per il prelievo della quantità di acqua per uso potabile: poco più di 8 miliardi di metri cubi (373 litri per abitante), ma a causa della dispersione nella distribuzione ne vengono erogati soltanto 4,7 miliardi, il 51% del volume prelevato.
Secondo Utilitalia, la Federazione che riunisce le aziende che operano nei servizi pubblici dell’acqua, dell’ambiente, dell’energia e del gas, che ha presentato in occasione di questa giornata il Libro Bianco 2023 “Valore Acqua Italia”, la crisi idrica “impone la realizzazione di infrastrutture moderne per garantire la tutela di questa risorsa: le aziende del settore sono pronte ad investire 10 miliardi di euro nei prossimi anni, di cui cinque entro il 2024”. Occorre superare il “profondo divario” tra le gestioni industriali e quelle comunali “in economia”, diffuse soprattutto nel Meridione: risolvere le problematiche che affliggono il servizio idrico in diverse aree del Sud è una questione non più procrastinabile. Anche alla luce degli effetti dei cambiamenti climatici: il 2022 è stato l’anno più caldo e meno piovoso della storia italiana; la temperatura nelle principali città italiane, negli ultimi anni, è aumentata di 1,3°C; la stima di disponibilità idrica media nell’ultimo trentennio è calata del 30% rispetto agli anni precedenti.
“La salvaguardia della sicurezza idrica, alimentare ed energetica – sono le conclusioni del rapporto delle Nazioni Unite – attraverso una gestione sostenibile delle risorse idriche, la fornitura di acqua e servizi igienico-sanitari, il sostegno alla salute e al sostentamento di tutte le persone, la riduzione degli impatti dei cambiamenti climatici e degli eventi estremi, nonché il mantenimento e il ripristino degli ecosistemi e dei servizi essenziali che questi garantiscono, sono le tessere di un puzzle estremamente vasto e complesso. Sarà possibile comporre il puzzle solamente attraverso i partenariati e la cooperazione. E ciascuno di noi, nessuno escluso, ha un ruolo da svolgere”.