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Il Pil corre (un po’), ma occhio ai tassi. La previsione di Confindustria

Viale dell’Astronomia aggiorna al rialzo le stime di crescita, ritoccando le prospettive dello scorso ottobre. Nel 2023 Pil a +0,4%, poi però il tassi inizieranno a lavorare ai fianchi della crescita. E l’inflazione non scenderà prima del 2024

L’Italia corre, un po’ di più. Ma attenzione a non inciampare, magari su uno dei terreni più scivolosi, quello delle banche. Le quali, è sempre bene ricordarlo, fanno rima con economia reale. Mentre l’Europa si interroga sul futuro dei propri istituti, dopo i giorni neri di Credit Suisse e Deutsche Bank, Confindustria aggiorna il contatore della crescita.  L’andamento del Pil viene stimato a +0,4%, “in netto rallentamento rispetto alla media del 2022”, spiegano da Viale dell’Astronomia. Precisando però che si tratta di un dato migliore rispetto alle previsioni dello scorso ottobre. Insomma, stime “più favorevoli di quanto ipotizzato appena qualche mese fa, quando si prevedeva una variazione annua nulla dell’economia italiana”.

“Nel 2024, invece, grazie al rientro dell’inflazione, alla politica monetaria meno restrittiva e alla schiarita nel contesto internazionale, si registrerà una dinamica migliore anche in Italia (+1,2% annuo)”. La navigazione rimane a vista.  “Il sentiero del Pil, però, non è rettilineo: si stima che l’economia italiana abbia subito ancora una lieve contrazione nel primo trimestre 2023, a causa soprattutto degli effetti ritardati dell’inflazione sui consumi e di una pausa degli investimenti dopo il balzo a fine 2022. Dalla seconda metà del 2023, l’attenuazione delle pressioni inflazionistiche e una limatura ai tassi di interesse dovrebbero favorire una dinamica positiva del Pil fino alla fine del 2024”.

Ma occhio proprio a quei tassi, che non pochi problemi stanno creando alle imprese. I rialzi del costo del denaro attuati dalla Bce per compattare l’inflazione, pari a 3,5 punti in nove mesi rappresentano un freno all’economia. “Dato che il rialzo Bce è stato avviato a metà del 2022, il freno alla crescita morderà sul Pil italiano soprattutto nella seconda metà di quest’anno. I tassi pagati dalle imprese italiane hanno già subito un forte aumento: +2,60 punti fino a inizio 2023, in media”. Per Confindustria “il costo del credito sembra destinato a salire ancora, sulla scia degli ultimi rialzi della Bce. Ciò peggiora la situazione finanziaria delle aziende, perché (a parità di indebitamento) accresce il peso degli oneri finanziari e scoraggia i progetti di nuovi investimenti. Lo stesso avviene per le famiglie e gli interessi sui mutui variabili”.

E l’inflazione? Il rallentamento “richiederà tempo, l’inflazione resta alta per alcuni mesi anche quando viene meno la causa originaria della sua impennata. Solo nel 2024, secondo le previsioni di quasi tutte le maggiori istituzioni internazionali, l’inflazione totale tornerà più vicina alla soglia del +2% annuo, cui aspirano le banche centrali. Questo significa che in tutto il 2023 faremo ancora i conti con un’inflazione alta sebbene in rientro”.

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