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Azione-Italia Viva, perché serve un partito alternativo al populismo. Scrive Bonanni

Deve prevalere la responsabilità, togliere gli ostacoli veri dal cammino e procedere ad una offerta politica aperta ai tanti cattolici, riformisti e liberali che in questi giorni stanno valutando il da farsi per approdare a soluzioni stabili di militanza unitaria. Il commento di Raffaele Bonanni

In molti sono preoccupati per gli sviluppi della costituzione del nuovo partito che dovrà nascere da Azione ed Italia Viva per meglio dare occasioni ai popolari, liberali, ai riformisti di fare conto su un soggetto in grado di guardare meglio in faccia il fallimento di un bipolarismo in crisi ormai da molti anni, dal quale proviene l’immobilismo dei punti nevralgici dell’avvenire del paese. Sono preoccupati coloro che credono alla indispensabilità di questo nuovo soggetto, ma sono preoccupati per motivi opposti anche i gestori del bipolarismo, coscienti come sono della fragilità loro e del sistema che governano, che potrebbe essere compromesso alla presenza di un solido soggetto politico somigliante ai partiti delle democrazie industrializzate. Basterebbero queste considerazioni per far cessare contese nell’area del terzo polo per superare ogni difficoltà. Ma per farlo, si deve considerare anche una questione che in Italia sembra un aspetto secondario, abituati come siamo, alla natura di soggetti partitici, molti in verità, lontani dalle indicazioni costituzionali.

La diversità tra Azione e Italia viva, presente dalla loro nascita, che provoca resistenza, risiede in una natura diversa che va sanata subito. Il partito fondato da Carlo Calenda ha seguito dal suo primo muovere i passi il percorso ormai raro nella politica italiana, di tesseramento risultante da versamenti personali riscontrabili dai propri codici bancari o postali, e conseguentemente tenuto congressi in tutte le provincie eleggendo democraticamente la dirigenza locale, e questa quella nazionale. Dunque un partito con regole che conducono alla scalabilità dello stesso. Credo che questo punto sia quello davvero dirimente per la nascita di un nuovo soggetto centrista. Questo aspetto essenziale riguarda grande parte della politica italiana che sappiamo ridotta com’è da leggi elettorali che producono rappresentanze autoreferenziali, con l’ausilio della soppressione del finanziamento pubblico dei partiti.

La diserzione dalle urne degli elettori, attiene questo tema che si continua a sottovalutare. E allora deve prevalere la responsabilità, togliere gli ostacoli veri dal cammino e procedere ad una offerta politica aperta ai tanti cattolici, riformisti e liberali che in questi giorni stanno valutando il da farsi per approdare a soluzioni stabili di militanza unitaria. Si sa che i litigi spesso sono alimentati ad arte da personalismi ed amplificati da certa stampa, ma il progetto di riconsegnare agli elettori un contenitore politico alternativo al populismo deve essere la meta di persone coraggiose e lungimiranti.

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