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Le conseguenze di una Lega sempre più “estrema” in Europa. L’analisi di Pombeni

Il gruppo Id in Europa sta orientandosi sempre di più verso destra. Le Pen “benedice” la linea Salvini. Questo potrebbe creare problemi a Meloni sia ora nelle contrattazioni per il Pnrr sia in prospettiva delle prossime elezioni europee. Il politologo: “L’idea a cui si sta lavorando è un’alleanza tra conservatori e popolari. Salvini rischierebbe di interpretare la parte della minoranza estremista”

Mentre il progetto di partito unico tra gli attori del Terzo polo si scioglie come neve al sole, sembra che il baricentro della Lega a livello europeo (e del gruppo Id di conseguenza) si stia spostando verso destra. Estrema destra. Marine Le Pen nella sua intervista a Repubblica benedice la linea del segretario Matteo Salvini, dicendogli di rimanergli “fedele” non sentendosi la “sorella di Giorgia Meloni”. Nel frattempo, nonostante le condizioni di salute del Cav siano in progressivo miglioramento, c’è chi pensa a raccogliere il patrimonio elettorale che ha sempre creduto in Silvio Berlusconi. Matteo Renzi è il candidato più papabile (ma non il solo), specie alla luce della rottura con Carlo Calenda. Con Paolo Pombeni, politologo e saggista, abbiamo cercato di capire che tipo di scenario si profila in Italia e a Bruxelles in vista del prossimo appuntamento elettorale.

Professore, questo scivolamento verso le punte estreme della destra di Id-Lega che prospettiva apre a livello europeo?

Questo orientamento conferma un limite strutturale di Salvini nel capire la nostra collocazione naturale. Sia in termini valoriali che in termini geografici. Non siamo nelle condizioni di poterci isolare dall’Europa. Peraltro andremmo verso una galassia che non ci vuole, se non per fini strumentali.

A cosa si riferisce in particolare?

La Russia è un paese in declino, la Cina non ha nessun interesse a “prenderci” se non in funzione strumentale per utilizzarci come spina nel fianco del sistema occidentale. Queste cose il premier Giorgia Meloni le ha capite bene. E il posizionamento di Salvini potrebbe crearle non pochi problemi.

Che rischi potrebbero profilarsi per Meloni e per il governo più in generale?

Ci sono due ordini di problemi. Il primo riguarda le delicatissime trattative che il governo sta portando avanti con l’Europa in particolare sul versante Pnrr. Il secondo è più di prospettiva e riguarda i futuri assetti che andranno a delinearsi con ogni probabilità a seguito delle consultazioni del prossimo anno.

Quale ipotesi prevede come governance europea?

Il progetto di Meloni e Forza Italia è molto chiaro: ribaltare gli equilibri degli attuali dirigenze europee. L’idea a cui si sta lavorando in questo senso è un’alleanza tra conservatori e popolari. Una sorta di nuovo bipolarismo: l’asse conservatori-popolari da una parte e il blocco socialista dall’altro. Ovviamente se dovesse concretizzarsi questa previsione, Salvini rischierebbe di interpretare la parte della minoranza estremista. Insomma con questo ulteriore svolta che Id sta prendendo verso destra (Lega in primis) il segretario del Carroccio rischia di minare il ruolo europeo che Meloni potrebbe avere.

E sul lato italiano?

Penso che si andrà verso la realizzazione di un grande partito conservatore. Tutti, all’intero di questo spazio, stanno cercando di immaginarsi un proprio ruolo da interpretare nell’epoca post-berlusconiana (ovviamente il partito conservatore è realizzabile anche con Berlusconi vivente, auspicabilmente). Renzi potrebbe avere la sua collocazione di centro-centrodestra all’interno del partito conservatore. E infatti si sta adoperando per proporsi come interlocutore che parla a un certo tipo di elettorato. Parallelamente anche il ministro Guido Crosetto che è un politico raffinato si sta ponendo il tema del raccogliere questo testimone nella cornice del partito conservatore.

Per Renzi è inimmaginabile un futuro nel centrosinistra? O al centro?

In un contesto politico che è sempre più tendente al bipolarismo il centro assumerà sembianze diverse da quelle che conosciamo attualmente. A ogni modo Renzi non può avere futuro nel centrosinistra: ha rotto con tutti. Ma a sua volta il problema si pone per Calenda. Lui dovrebbe fare il “centro” per la sinistra, ma con una sinistra come quella di oggi – movimentista – questa prospettiva è davvero remota.

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