L’ipotesi di far diventare Fratelli d’Italia un grande partito conservatore prende sempre più piede. A confermarlo sono le parole del ministro Crosetto che potrebbe essere, secondo il politologo “la persona giusta per intercettare anche tutto ciò che resta del berlusconismo”. E la Lega? “Se non vorrà essere tagliata fuori dai nuovi assetti europei, dovrà abbandonare Id”
“Fratelli d’Italia deve occupare, dimostrandosi sempre più aperto e inclusivo, anche il centro”. Si concretizza l’idea del grande partito conservatore. Il ministro della Difesa Guido Crosetto l’ha detto molto chiaramente nella sua intervista al Corriere: non ci sarà spazio per il centro. Anzi, leggendo in filigrana, sembra dica: “Il centro, c’est moi”. In effetti, dopo la deflagrazione del progetto di partito unico nel terzo polo e il testimone del berlusconismo da raccogliere, il ragionamento di Crosetto è più che legittimo. E, tra l’altro, “Crosetto sarebbe la figura giusta per costruire un ponte per far convogliare quel che resta del berlusconismo in Fratelli d’Italia, ponendo le basi per il grande partito conservatore”. A dirlo è Damiano Palano, politologo e direttore del dipartimento di Scienze politiche dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.
Professore, l’esperienza del partito unico nel centrodestra non ha portato fortuna. Quali sono gli step per realizzare il partito conservatore?
Il ragionamento del ministro Crosetto parte da una considerazione inoppugnabile: con questo sistema elettorale non ci sarà la possibilità di avere un centro autonomo. L’idea del grande partito conservatore il ministro l’ha sempre coltivata. E i fatti, in questo momento, sembrano dargli ragione. Anche perché il processo di maturazione di Fratelli d’Italia da partito minore legato in qualche misura al nostalgismo e al passato di Msi e Allenza Nazionale a partito conservatore in senso ampio ha portato molta fortuna. Questo però, specie in chiave europea, pone non pochi problemi.
Il problema secondo lei sarebbe quello di capire a che tipo di conservatorismo vorrebbe ispirarsi Fratelli d’Italia?
Questo è uno degli aspetti: capire se la linea è più quella polacca, ad esempio, o più quella ungherese. Ma non solo. Partiamo da una considerazione di contesto: i partiti conservatori in Europa in questo momento stanno affrontando una grande discussione interna relativa all’identità. Per Fratelli d’Italia non sarà facile trasformarsi da partito “minore” (pur con la grande crescita che ha avuto) a partito “a vocazione maggioritaria”.
Perché ritiene sia un passaggio complesso?
Mi pare che non ci siano le risorse in termini di ceto politico. In Fratelli d’Italia non sono tutti Crosetto.
Lei ha detto che il ministro della Difesa è la persona giusta per raccogliere il testimone dell’epoca post Cav.
È così. I ragionamenti sul post-berlusconismo sono di fatto iniziati da un po’, anche prima che Berlusconi stesse male. Escludendo l’ipotesi di un partito unico, l’obiettivo di FdI e di Crosetto dovrebbe essere quello di costruire una cornice identitaria per legittimare questa transizione già di fatto in corso.
FdI sarà attrattivo per i centristi?
Penso che in un contesto così polarizzato e con un sistema elettorale come il nostro a un certo punto la scelta dell’elettorato centrista sarà inevitabile.
Il punto chiave per i futuri assetti (anche nazionali) saranno le Europee del prossimo anno. In prospettiva di un’alleanza, o per lo meno di un legame, tra Ecr e Ppe che ruolo avrà la Lega?
In questo momento, internamente, il ruolo della Lega non è neanche così difficile. Dal momento che non esiste un’opposizione reale e credibile a questo governo, Salvini interpreta il ruolo di “oppositore” interno all’esecutivo facendo pressing su Meloni affinché avalli le sue proposte più identitarie. Se questo internamente non è un grosso problema, in Europa l’ancoraggio del Carroccio al gruppo Id potrebbe diventarlo.
In che termini?
Sono convinto che se Salvini non vorrà per se e per il suo partito un ruolo marginale nei futuri assetti europei a un certo punto dovrà abbandonare il gruppo Identità e Democrazia. Anche perché alcune dichiarazioni fatte da esponenti leghisti in particolare sulla guerra in Ucraina hanno indebolito la Lega stessa sotto tanti punti di vista ma soprattutto in termini di credibilità internazionale.
Un flash sulla rottura Renzi-Calenda?
Penso fosse una rottura annunciata: le incompatibilità caratteriali dei due erano evidenti. Al di là di questo, penso che lo spazio al centro tanto evocato garantisca solo molta più visibilità rispetto al peso elettorale reale. Non è escluso comunque che Renzi, in un contesto in cui il Pd di Schlein è alle prese con problemi interni e non rappresenta un’opposizione insidiosa, possa esercitare qualche forma di pressing sul governo. Tutto si può dire di lui, tranne che non abbia abilità politica.