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Nessuno vuole il default degli Usa. Repubblicani in campo

Biden

Lo speaker della Camera McCarthy affronta Wall Street e promette un accordo con i democratici per scongiurare il blocco del bilancio federale. Meno spesa in cambio del sì all’innalzamento del tetto al debito. E Lagarde dispensa ottimismo

I presenti raccontano che Kevin McCarthy, speaker repubblicano della Camera americana, fosse piuttosto sicuro quando ha preso la parola dinnanzi a centinaia di investitori e broker di Wall Street. D’altronde, non poteva essere diversamente, vista la posta in palio: il bilancio federale degli Stati Uniti. Entro pochi mesi, luglio per la precisione, Washington dovrà alzare il tetto al debito federale, per non cadere nel pozzo dell’insolvenza e bloccare interi capitoli di spesa federale. Ma per farlo serve l’accordo con i repubblicani ed è qui che vengono i dolori.

Un piccolo passo indietro. In questi ultimi tre anni i conti pubblici degli Stati Uniti sono finiti sotto stress come non mai. Due anni e mezzo di pandemia e, non ultima, la valanga di sussidi sotto il cappello dell’Inflation reduction act hanno gonfiato il disavanzo a stelle e strisce. Tanto è vero che, secondo l’ufficio budget del Congresso (Cbo), un organismo non-partisan, il deficit del bilancio federale per il 2023 sale a 1400 miliardi, pari al 5,3% del Pil, percentuale che salirà al 6,9% nel 2033, un livello superato solo cinque volte dal 1946.

Non è finita. Lo scorso 19 gennaio 2022 gli Stati Uniti hanno raggiunto il tetto del debito federale, fissato dal Congresso nel 2021 a circa 31.400 miliardi di dollari. Il dipartimento del Tesoro, in questi ultimi mesi, ha spesso fatto ricorso a delle misure straordinarie per evitare il default e continuare a finanziare le attività governative. Ma l’uso di misure extra per evitare il default è possibile solo per un tempo limitato e le risorse saranno sufficienti, probabilmente, fino all’inizio di giugno o al massimo ai primi giorni di luglio.

I repubblicani, per concedere il loro benestare all’innalzamento del tetto al debito, chiedono da sempre un taglio netto alla spesa federale, soprattutto quella riservata ai sussidi e alle misure di sostegno alle famiglie. Ed è qui che è entrato in azione McCarthy. Il presidente della Camera degli Stati Uniti ha promesso dinnanzi alla grande finanza globale radunata a Wall Street che la ristretta maggioranza repubblicana alla Camera dei rappresentanti voterà per aumentare il tetto del debito del Paese onde evitare un default. In cambio, ed ecco la contropartita, i democratici si impegnano a limitare all’1% annuo i futuri aumenti di budget federale. anche che i futuri aumenti della spesa saranno limitati a 1%.

McCarthy ha definito il debito di oltre 31 mila miliardi di dollari del Paese una “bomba a orologeria”. Qualsiasi insolvenza risultante sugli obblighi finanziari del governo sarebbe una novità per gli Stati Uniti e potrebbe turbare l’economia mondiale, far crollare i valori delle azioni e costringere a licenziamenti diffusi. Per questo gli occhi del mondo sono sugli Usa. Compresi quelli di Christine Lagarde. La presidente della Bce ha detto di avere fiducia nella capacità degli Stati Uniti di impedire un default sul debito.

Nel corso di un’intervista rilasciata alla trasmissione Face the Nation della Cbs, Lagarde ha affermato di avere “una fiducia enorme negli Stati Uniti”, aggiungendo di “non poter credere alla possibilità che gli Usa permettano che un disastro di una tale portata avvenga”. Anche perché, ha avvertito la numero uno della Bce, se il rischio di default sul debito Usa si concretizzasse, l’evento avrebbe un impatto molto, molto negativo, non solo per gli Usa, “ma per tutto il mondo: capisco che si tratta di politica, sono stata anche io in politica. Ma esiste un momento in cui gli interessi più alti di una nazione devono prevalere”.


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