All’interno della riforma fiscale il governo ha messo mano al settore dei giochi: una riorganizzazione necessaria e che era attesa da anni. La legge delega mira alla “salvaguardia dell’ordine pubblico, alla tutela della salute del giocatore consumatore e al forte contrasto alla criminalità organizzata”
Questa volta ci siamo veramente: il governo ha infatti varato la legge delega sulla riforma fiscale nell’ambito della quale vi è anche il riordino del settore dei giochi atteso da anni immemorabili.
L’Esecutivo ha ravvisato cioè la necessità di un riordino del settore, dando seguito al lavoro e agli impegni che nella precedente legislatura il sottosegretario Federico Freni aveva assunto in più di un’occasione e partendo non solo dal documento prodotto dalla Conferenza Stato Regioni ed enti locali del 07/09/2017, ma anche dalle conclusioni votate pressoché all’unanimità al termine dell’“Indagine conoscitiva sul settore dei giochi”, che fu svolta dalla Commissione Finanze e Tesoro del Senato nel corso della XIV legislatura, presidente chi scrive, e da quelle della “Commissione d’inchiesta sul gioco illegale e sulle disfunzioni del gioco pubblico”, presidente Mauro Maria Marino, altrettanto condiviso da tutte le forze politiche della scorsa legislatura.
La nuova normativa disegnata, ad un primo esame, appare ispirata alla stessa filosofia di fondo dei vari documenti: la salvaguardia dell’ordine pubblico, la tutela della salute del giocatore consumatore e il forte contrasto alla criminalità organizzata. Ma anche nelle premesse, all’articolo 13 della Delega, troviamo delle sintonie apprezzabili, ad esempio, quando si afferma che non si intende prescindere dal “modello organizzativo dei giochi pubblici fondato sul regime concessorio e autorizzatorio, quale garanzia in materia di tutela della fede, dell’ordine e della sicurezza pubblici, del contemperamento degli interessi pubblici generali in tema di salute con quelli erariali sul regolare afflusso del prelievo tributario gravante sui giochi, nonché della prevenzione del riciclaggio di proventi di attività criminose”. E poi “nelle conclusioni del lavoro della Commissione d’inchiesta, si sottolineava ugualmente la fondamentale validità del sistema italiano, con la sua riserva statale, le forme di concessione e autorizzazione, le licenze di pubblica sicurezza e la disciplina dei vari aspetti del gioco. La Delega poi riafferma di voler provvedere: a) “alla introduzione di misure tecniche e normative finalizzate a garantire una piena tutela dei soggetti maggiormente vulnerabili, nonché a prevenire i fenomeni di disturbi da gioco d’azzardo (Dga) e di gioco minorile. Infatti la volontà di prevenire il fenomeno della dipendenza da gioco anche attraverso una limitazione del costo delle singole giocate appare certamente condivisibile, occorrerà però tener presente la necessità di evitare discriminazioni a vantaggio di quelle tipologie di gioco che attualmente non prevedono limiti di puntata e di vincita, che non verrebbero coinvolte. Il riferimento alla “diminuzione dei limiti” presuppone infatti la pregressa esistenza di limiti da diminuire ulteriormente.
Con riguardo poi a quei prodotti la cui disciplina normativa già prevede delle limitazioni, occorre evitare di pregiudicare iniquamente quelli, tra essi, per i quali sono già previsti tetti alle giocate e alle vincite, già particolarmente stringenti.
L’obbligo della formazione continua dei gestori e degli esercenti, oltre al rafforzamento “dei meccanismi di autoesclusione del gioco” sicuramente sono opportuni.
Sono queste, recita la legge delega, le “caratteristiche minime che devono possedere le sale e gli altri luoghi in cui si offre gioco”.
La disciplina dovrà poi prevedere b) adeguate forme di concertazione tra lo Stato, le Regioni e gli enti locali in ordine alla pianificazione della dislocazione territoriale dei luoghi fisici di offerta di gioco”; c) il riordino delle reti di raccolta del gioco sia a distanza sia in luoghi fisici, naturalmente evitando che una serie di attività di offerta di gioco, regolarmente autorizzate in applicazione della normativa previgente, siano costrette a chiudere, con le intuibili conseguenze sia sul piano occupazionale che su quello del depauperamento degli investimenti sostenuti, in violazione del principio costituzionale del legittimo affidamento.; d) “un maggiore contrasto del gioco illegale e delle infiltrazioni delle organizzazioni criminali nell’offerta di gioco, rafforzamento della disciplina sulla trasparenza e sui requisiti soggettivi e di onorabilità dei soggetti che, …controllano o partecipano al capitale delle società concessorie dei giochi pubblici, nonché dei relativi esponenti aziendali”, con l’ampliamento della disciplina sui requisiti di onorabilità dei soggetti, costituiti in qualsiasi forma organizzativa, anche societaria, che partecipano alle filiere di offerta attivate dalle società concessorie di giochi pubblici”…
Ci sembra molto importante, inoltre, la volontà del governo di voler definire “regole trasparenti e uniformi per l’intero territorio nazionale in materia di titoli abilitativi all’esercizio dell’offerta di gioco […] riservando allo Stato la definizione delle regole necessarie per esigenze di ordine e sicurezza pubblica”, fermo restando che dovranno essere riconosciute condizioni di miglior favore per gli investimenti esistenti. Inoltre bisognerebbe prevedere che i limiti massimi di concentrazione dovrebbero valere non soltanto per i soggetti che gestiscono luoghi fisici di offerta di gioco ma anche per coloro che gestiscono reti.
Una tale impostazione, come recita anche il documento della Commissione d’inchiesta potrà rappresentare la base per la tutela della legalità, anche per gli apparati dello Stato preposti al suo conseguimento con l’obiettivo di fornire alle Regioni e agli Enti locali – sulla scia degli accordi già condivisi ed approvati – una guida sulle azioni da intraprendere, in modo da allinearsi sugli obiettivi di legalità e di tutela della salute, pur nel rispetto delle competenze normative e amministrative che il Titolo V della Costituzione riserva alle autonomie territoriali, per le quali dovranno essere previsti stanziamenti di risorse adeguate almeno per compensare i costi derivanti dai costi sostenuti per le cure della dipendenza dai giochi, in base al principio di sussidiarietà.
In conclusione, la legge delega, salvo approfondimenti successivi, nonché l’esame dettagliato dei vari decreti delegati che disegneranno di volta in volta gli ambiti applicativi, gli adempimenti e le regole da osservare, ci pare abbia fornito un quadro di riferimento abbastanza soddisfacente per tutto il settore, avendo recepito gli orientamenti dei vari documenti parlamentari, le richieste delle singole componenti della filiera del gioco pubblico lecito e le osservazioni delle varie associazioni di categoria.