Skip to main content

Il Pd tra altre uscite e alta tensione. Il rebus liste per le Europee

Non solo l’abbandono di Borghi, in dissenso con la linea assunta da Schlein, da Bruxelles si vocifera di un’altra uscita dal gruppo dei democratici. Cresce la tensione tra i riformisti, ma sui nomi che saranno candidati per le elezioni europee…

Nemo profeta in patria? Anche sì. “Non prevedo scissioni, ma il rischio di tanti singoli abbandoni invece lo intravedo”. La profezia del governatore emiliano-romagnolo, Stefano Bonaccini (pronunciata prima dell’incoronazione di Elly Schlein alla segreteria), sembra avverarsi. L’ultima uscita dal Pd in ordine cronologico è quella del senatore Enrico Borghi, che ha scelto di aderire a Italia Viva, infoltendo la schiera renziana.

Prima di lui ha lasciato l’ex senatore dem Andrea Marcucci, che sta lavorando a una federazione centrista allargata che comprenda Azione, Italia Viva, più Europa e i Liberali democratici europei. Ancor prima, Giuseppe Fioroni, che incarna una parte dell’ala cattolico-riformista evidentemente in subbuglio, nonostante le rassicurazioni che sono arrivate dall’ex ministro Graziano Delrio.

Tutta questa schiera di fuoriusciti dal Pd, però, non è da leggere solo in ottica interna, ma assume una portata più rilevante se si allunga lo sguardo alla prossima scadenza elettorale significativa: le Europee del prossimo anno. Che, a ben guardare, saranno il banco di prova del nuovo corso dem.

Dagli ambienti del Pd trapela nervosismo, nonostante ci sia chi dice che “è ancora troppo presto per parlare di elezioni europee”. Un dirigente di lungo corso dice a Formiche.net che quella di Borghi è un’uscita legata anche a questioni personali. Ma, riconosce il parlamentare, “alcune preoccupazioni che ha espresso sono del tutto condivisibili”.

Una cosa va riconosciuta alla nuova segretaria, sostiene il parlamentare dem: “Sulle questioni nevralgiche, come il termovalorizzatore e il sostegno all’Ucraina, Schlein ha mantenuto la linea di Letta. A dispetto di tanti che invece pensavano a un’inversione di rotta”. Ma il fronte caldo, ora, sarà quello della composizione delle liste per le Europee.

Metodologicamente “sceglieremo persone, amministratori locali uscenti nella fattispecie, il più possibile trasversali e in grado di raccogliere consensi”. Anche perché con il sistema di voto per le Europee, ossia con le preferenze, non c’è molta alternativa.

Il posizionamento “all’interno del gruppo dei socialisti non è in discussione”, ciò che sarà da valutare strada facendo saranno “le alleanze”. Per ora, il discorso resta in stand by. “Ne riparliamo dopo le amministrative”, chiude il parlamentare del Pd.

“Schlein non media, lei comanda”. Un parlamentare europeo di Renew Europe risponde da Bruxelles dove il punto di vista sul prossimo appuntamento elettorale è molto più ravvicinato. “Se a Roma il Pd ha difficoltà a tenere unito il partito e i gruppi parlamentari – dice a Formiche.net – qui a Bruxelles, forse, l’aria è ancora più pesante”. Ora e in prospettiva.

“Nelle prossime ore – rivela – mi risulta che ci saranno altre defezioni dal gruppo Pd in Europa”. La frase è a metà perché “non posso dire altro”. Ma è evidente come la dichiarazione sgorghi da una fonte consapevole “dell’alta tensione” che si respira.

“Con Renew? I rapporti sono buoni, anche se i perimetri delle alleanze sono ancora tutti da definire”. Il punto dolente per il Pd, riflette l’europarlamentare, sarà la composizione delle liste. “Schlein vorrà metterci dei suoi. Ciò significa che, considerando il quadro complessivo dell’andamento politico, ci sarà ancora meno spazio per i riformisti. Magari per Bonaccini sì, però”.

×

Iscriviti alla newsletter