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Il Wall Street Journal e l’Italia appesa a un biscotto

Il calcio italiano attira l´attenzione del Wall Street Journal. Mentre in Italia si attendono con ansia i risultati di Italia-Irlanda ma soprattutto di Croazia-Spagna e il Paese non fa altro che parlare di un “biscotto”, un accordo per un 2-2 che potrebbe far passare entrambe le squadre estromettendo gli azzurri dai campionati Europei di Polonia e Ucraina, il Wall Street Journal dice “basta”.
 
Oltre agli spagnoli che ci prendono in giro, oggi il quotidiano sportivo Marca titolava la prima pagina “Tranquilla Italia, non siamo rancorosi” con l´immagine del naso rotto di Luis Enrique dalla gomitata del difensore Mauro Tassotti ai mondiali del 1994, anche da oltre oceano suona la “sveglia”.
“I grandi tornei di calcio non dovrebbero finire così per l´Italia”, racconta il quotidiano finanziario newyorkese, “con gli azzurri costretti ad aspettare i risultati provenienti da altre città per scoprire il proprio destino. Gli italiani dovrebbero essere fra le squadre più forti. Eppure l´intera nazione è spaventata da un´altra uscita prematura dopo quella di due anni fa contro la Slovacchia ai mondiali sudafricani”.
 
“Negli ultimi dieci giorni si è parlato molto del tentativo degli azzurri di imitare lo stile di gioco dei propri vicini europei, fatto di passaggi nello stretto e possesso di palla”, spiega il quotidiano di Rupert Murdoch. “Uno stile di gioco sconosciuto a generazioni di italiani, abituate a guardare un gioco difensivo, il catenaccio, che ha reso l´Italia campione del mondo per quattro volte”.
“Per risolvere i propri problemi all´Italia potrebbero non bastare i cambiamenti nello stile di gioco”, afferma il Wall Street Journal. “L´Italia deve ancora compiere il passo fatto da tutte le grandi nazionali d´Europa negli ultimi 15 anni per consolidare la propria posizione fra le grandi potenze calcistiche del nuovo secolo: investire nei giovani, ricostruire i propri programmi calcistici e, in alcuni casi, guardare ai giocatori di origine straniera, per aumentare quello che un paese di appena 60 milioni di abitanti può produrre”.
 
“L´Italia una volta aveva uno dei maggiori giacimenti di talenti del calcio mondiale. La sua Under 21 ha vinto 7 campionati europei fra il 1992 e il 2004. Da allora il miglior risultato è stata una semifinale persa con la Germania”, ricorda il giornalista Matthew Futterman. “Nel 2011 non si è nemmeno qualificata. Quel grande giacimento di talenti italiano sembra essersi essiccato. Dei 15 giocatori italiani finora scesi in campo agli Europei 2012, solo uno ha meno di 24 anni. La Serie A è uno dei campionati più anziani d´Europa, con i giovani che fanno spesso fatica a trovare un posto in squadra”.
Analizzando le altre grandi nazionali d´Europa, il Wall Street Journal spiega le differenze con cui è stato gestito il calcio negli ultimi quindici anni. “La Germania schiera sette giocatori che hanno meno di 23 anni, a cominciare da stelle del calibro di Mesut Ozil e Thomas Muller”, scrive il quotidiano newyorkese.
“Questo è il risultato di un´inversione di rotta della federazione tedesca che, dopo la sconfitta per 3-0 contro la Croazia ai quarti di finale del Mondiale del 1998 e il misero punto raccolto nel girone agli Europei del 2000, decise di ricostruire il suo programma calcistico dalle fondamenta: cercando di produrre una generazione di giocatori atletici, tecnici e creativi”, continua Futterman. “Lo stesso fece la Spagna a metà degli anni novanta, dopo una serie di competizioni deludenti. L´età media della squadra che ha vinto Europei e Mondiali si aggirava sui 25 anni. Quest´anno l´età media dell´Italia è 28 anni”.
 
“L´Italia può ancora arrivare in finale e vincere”, conclude il Wall Street Journal, “ma per il momento tutte le discussioni sono incentrate sul 2-2 fra Spagna e Croazia, che eliminerebbe gli azzurri”. Per il quotidiano di Murdoch, però, il problema non è arrivare in finale, ma rifondare strutturalmente un programma calcistico ormai in rovina.


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