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Siccità e alluvioni sono due facce della stessa medaglia. Parla Bratti

Se per contrastare la siccità, l’ondata di maltempo degli ultimi giorni è stata una manna, per l’agricoltura e per alcuni territori le esondazioni sono state devastanti. Domani Alessandro Bratti, segretario dell’Autorità di Bacino del Delta del Po, sarà audito al Senato per spiegare quali sono le priorità di cui si dovrà occupare la cabina di regia voluta dal governo

Siccità e alluvioni sono “due facce della stessa medaglia”. I violenti rovesci delle ultime ore, concentrati nel Nord Italia, hanno un duplice effetto. Uno positivo, l’altro devastante. Quello positivo è che, a fronte di una situazione di crisi idrica molto preoccupante, soprattutto il fiume Po ha recuperato parte della sua portata. Quello devastante è legato alla perdita di gran parte dei raccolti sul territorio. Tra l’altro, proprio Coldiretti, nelle ultime ore, ha lanciato diversi allarmi in questo senso. Il fiume Sillaro ha rotto l’argine nei pressi di Massa Lombarda in provincia di Ravenna. In altre zone, tra Castenaso (Bo) e Faenza, il livello dell’acqua ha anche sormontato gli argini. Domani, il segretario generale dell’Autorità di Bacino del Delta del Po, Alessandro Bratti, sarà audito in Senato per fare il punto sul Dl Siccità, recentemente approvato dal governo. A Formiche.net, ha fatto il punto della situazione anticipando i temi salienti della relazione, anche alla luce dell’ondata di maltempo degli ultimi due giorni.

Lei riferirà sul Dl Siccità ma i danni più grossi al momento li stanno provocando le alluvioni. Quale è la situazione?

Come ho detto in premessa, si tratta di due facce della stessa medaglia. La siccità è estremamente correlata al problema degli alluvioni. Nelle ultime 24 ore ci sono state punte di 260 millimetri d’acqua in alcuni punti del Nord-Italia, in particolare nel bolognese. Significa che è scesa un quarto della quantità complessiva di pioggia che dovrebbe cadere in un anno.

Il fiume Sillaro nella zona tra Conselice e Massa Lombarda

Questo cosa comporta?

Dipende dalla zona. Sul quadrante dei grandi laghi, a partire dal Piemonte e dalla Lombardia, queste precipitazioni hanno portato un indubbio beneficio, in altre zone del Bacino – in particolare tra in Romagna e in Emilia – le piene hanno creato non pochi disagi. Questo rende ancora più evidente come la sicurezza del territorio, correlata alla situazione arginale, sia una priorità.

Veniamo da una stagione siccitosa, che peraltro non è solo “italiana”. Basti pensare che in Catalogna non piove da 32 mesi. Dunque, il punto è: riusciamo a trattenere l’acqua che è caduta?

Anche in questo caso dipende molto dalla situazione degli invasi e dalla “ramificazione” dei canali artificiali. Nel ferrarese, ad esempio, c’è una buona rete idrica e il Consorzio di Bonifica Pianura di Ferrara è molto efficiente sotto questo profilo. Da altre parti si farà invece molta fatica.

Si passa, insomma, da un’emergenza all’altra. 

In realtà questi fenomeni così violenti sono sempre più frequenti, peraltro il distretto del Po è in una fascia climatica (tra il Nord Europa e il Mediterraneo) particolarmente instabile sotto il profilo climatico. Per cui occorre più che mai rendere il contesto più “resiliente” a sopportare questo tipo di accadimenti.

In che modo ottener questo risultato?

L’Autorità di Bacino, assieme ad Aipo, ha candidato ai fondi del Pnrr un progetto (finanziato) che cuba circa 365 milioni di euro. Si tratta di un piano di rinaturalizzazione del fiume. L’obiettivo, in sostanza, è quello di rendere il Po più “adattabile” a eventi estremi. Ad esempio “aprendo” rami paralleli che permettano, in caso di piena, di sfogare e dirottare il flusso idrico evitando che esondi oltre gli argini.

Un ponte divelto nella zona di Modigliana-Fc

Che idea si è fatto del Dl Siccità?

La valutazione complessivamente è positiva e lo ribadirò domani in Senato. La cosa che sarebbe importante da capire è che non siamo più in emergenza, ormai quello della siccità e degli alluvioni è un problema strutturale. Per cui, ottima l’intuizione della Cabina di regia, ma sarebbe da rendere strutturale. Oltre al fatto che occorre accelerare sul piano invasi.

Avete già progetti pronti in questo senso?

Sì, abbiamo individuato tre opere strategiche: una in Val d’Enza, una nella valle di Lanzo e, infine, la barriera anti-sale per limitare l’avanzata del cuneo che devasta interi territori. Ci sarebbe anche un altro progetto, pronto, da circa 550 milioni, per la manutenzione straordinaria degli argini. Ora, è tutto da mettere a sistema.

 

 

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