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Tajani parla delle priorità dell’Italia con gli ambasciatori africani

In un incontro con gli ambasciatori dei Paesi africani, il ministro Tajani ha sottolineato l’intento di Roma di farsi guida europea per i progetti nel continente. Il Piano Mattei come parte di un “grande Piano Marshall” per l’Africa, mentre l’Italia cerca di approfondire le relazioni bilaterali e multilaterali pensando al futuro

“L’Africa è una regione che riveste un’importanza prioritaria per la nostra politica estera e nei cui confronti vogliamo continuare ad impegnarci per realizzare un partenariato sempre più solido, presupposto fondamentale per affrontare insieme le molteplici sfide globali che legano indissolubilmente le due sponde del Mediterraneo”, ha detto oggi il ministro degli Esteri Antonio Tajani mentre incontrava a Villa Madama gli ambasciatori dei Paesi africani presenti in Italia.

In apertura di riunione il vicepremier ha annunciato lo svolgimento a Roma della quarta edizione della Conferenza Italia-Africa, foro di dialogo politico di alto livello con i Paesi dell’Africa, nonché strumento funzionale alla promozione dei rapporti con essi. Quest’anno la Conferenza – prevista in autunno, in una data ancora non pubblica e definitiva – acquisirà un valore strategico centrale per il governo italiano, dato che sarà anche l’occasione per presentare il tanto nominato “Piano Mattei”, il nuovo concetto di partenariato di cui l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni parla sin dal suo insediamento, suscitando interesse e attenzione nel continente africano e tra gli attori internazionali che vi si interessano.

Stando a quanto noto, il piano sarà un un insieme di iniziative e propositi per creare un “modello virtuoso”, basato sulla condivisione e sulla reciproca consapevolezza per promuovere la crescita in modo condiviso, attraverso forme di collaborazione a tutto campo e in stretto raccordo con il progetto europeo Global Gateway – attraverso cui l’Ue punta a diventare un attore di riferimento per l’Africa, in mezzo alla competizione tra potenze che segna le dinamiche del continente. Il Piano Mattei diventerà lo strumento con cui proiettare la politica estera di Roma, congiungerla con quella di Bruxelles ed essere centrali in quell’Africa che per crescita demografica, e dunque economica, sarà uno dei grandi quadranti geostrategici del futuro.

“Vogliamo far sì che tutta l’Europa venga coinvolta in un’azione verso l’Africa. Se vogliamo risolvere il problema dell’immigrazione e del terrorismo, dobbiamo investire come tutta Europa. Se lo fanno la Cina e la Russia rischiamo di scontrarci con interessi divergenti e spesso di stampo colonialistico”, ha aggiunto Tajani definendo il Piano Mattei parte di un “grande Piano Marshall europeo” per l’Africa. Il governo Meloni intende guidare questo processo di giuntura tra interessi europei e africani, e lo ha dimostrato anche attraverso le varie visite e colloqui che gli alti funzionari dell’esecutivo hanno avuto con gli omologhi del continente sin dall’inizio del mandato.

Nel corso dell’incontro il vicepremier ha poi espresso la volontà di continuare a lavorare per il rafforzamento dell’integrazione economico-commerciale continentale, con particolare attenzione alla creazione di impiego e sviluppo di capacità imprenditoriali e tecnologiche. Attività che segnano anche i programmi europei e che si collegano all’impegno italiano a investire in educazione di base e universitaria, oltre a percorsi innovativi di formazione professionale che mettano i giovani africani – classe demografica predominante nel continente – nella condizione di partecipare attivamente al futuro della regione, “sottraendoli al destino dell’immigrazione irregolare o, peggio, ai richiami del terrorismo o della criminalità”.

Tajani ha infine ricordato ai Capi Missione la candidatura di Roma a Expo 2030, il cui tema “Persone e territori: rigenerazione, inclusione e innovazione’”, rispecchia – spiega la Farnesina – la “condivisione di principi e valori fondanti che ispirano le relazioni tra Italia e Africa: solidarietà e inclusività del nostro partenariato, ma anche innovazione, sostenibilità e condivisione per far fronte alle sfide globali e condivise”.

Per il governo Meloni, l’Africa è oggetto di sfide su un doppio livello temporale. Nell’immediato c’è la questione migratoria, prioritarizzata da sempre dai partiti che compongono la maggioranza, e oggetto di una serie di contingenze che invece hanno portato a un sensibile aumento degli sbarchi in questi mesi. Sul piano a più lungo termine, invece, l’Italia intende giocare un ruolo chiave nello sviluppo del continente: l’interesse si concatena con quello migratorio – un maggiore sviluppo eviterebbe l’innesco di flussi – ma ha un valore maggiore, di carattere strategico.

La presenza italiana potrebbe essere un elemento di bilanciamento in grado di creare fiducia e avvantaggiare le attività bilaterali e multilaterlia. Anche perché, come riferisce una fonte regionale, “gli italiani sono molto ben visti in Africa a differenza di tanti altri”. “Altri” ha un valore ampio, riguarda sia alcuni Paesi europei che hanno avuto presenze non troppo assorbite dai locali (governi e collettività), sia altri attori internazionali il cui interessamento è letto dagli africani come un mero posizionamento nella competizione tra potenze. Un’ottica che rischia di trasformare il continente nuovamente in un terreno di conquista e dunque sfruttamento. Dimensione totalmente invisa alle popolazioni locali, che hanno acquisiti livelli di consapevolezza politica e sociale, seppure i fenomeni di instabilità siano in rapida diffusione in tutta l’Africa – e forse anche connessi ad attività destabilizzanti di attori riveli dell’Italia, e dell’Europa.

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