Skip to main content

Più stabilità e governi di “lungo respiro”. Meloni dopo il confronto sulle riforme

L’elezione diretta del presidente del consiglio sembra essere l’ipotesi che, timidamente, potrebbe mettere d’accordo maggioranza e opposizione sulla riforma costituzionale. Chiusura totale sull’ipotesi presidenzialismo. Il premier: “Noi vorremmo una riforma che portasse l’Italia ad avere una democrazia matura, più forte e capace di immaginare progetti di lungo periodo”

L’aggettivo più ricorrente per descrivere le maggioranze è “variegate”. Il premier Giorgia Meloni, al termine delle consultazioni sulla riforma costituzionale con i gruppi di opposizione, traccia il bilancio di una giornata che definisce “proficua e molto interessante”.

L’esito, per lo meno sulle posizioni dei due principali partiti di opposizione – Pd e Movimento 5 Stelle – era abbastanza prevedibile: chiusura totale al presidenzialismo. A margine degli incontri a Montecitorio, ciò che emerge è un’opinione, dei due schieramenti, quasi sovrapponibile. La segretaria dem Elly Schlein chiede anche di “frenare sull’autonomia differenziata”, facendo intendere che questo potrebbe essere un punto di partenza per migliorare i livelli di dialogo Più possibilisti invece gli esponenti di Italia Viva (Maria Elena Boschi) e Azione (Carlo Calenda). Quest’ultimo si dice favorevole anche all’ipotesi del “sindaco d’Italia”, mentre fa muro sull’elezione diretta del Presidente della Repubblica. La renziana, dal canto suo, fa leva sulla necessità di superare il bicameralismo.

In effetti, anche il premier Meloni, nel corso delle sue dichiarazioni ha confermato che l’ipotesi dell’elezione diretta del capo del governo “è quella che ha trovato meno opposizione”. In apertura l’inquilina di palazzo Chigi sottolinea un punto, di metodo e di merito. “Noi abbiamo aperto queste consultazioni – spiega – perché riteniamo che occorra garantire maggiore stabilità ai governi e più rispetto del voto dei cittadini alle urne”. Su questi due obiettivi “vogliamo capire se c’è una convergenza delle forze di opposizione”.

Gli elementi di frizione sicuramente non mancano. Ma la linea è quella del dialogo: “Non abbiamo proposto soluzioni preconfezionate – scandisce il premier – e, proprio per questo, cercheremo di elaborare una proposta anche sulla base delle posizioni emerse nel corso del confronto odierno”. Il confronto si allargherà, è la promessa, “anche ai sindaci e ai corpi intermedi”.

L’auspicio di Meloni, per portare a casa questo risultato, è quello di ottenere “una condivisione più ampia rispetto alla maggioranza, ma non a costo di venire meno agli impegni assunti davanti ai cittadini”. Anche perché l’instabilità politica italiana “non ha eguali nelle altre democrazie occidentali”. E, questa incertezza, “ha prodotto danni enormi alla nostra nazione”. D’altra parte “a un orizzonte corto del governo, corrisponde sempre un respiro corto in termini di politiche”.

Anche sugli “strumenti” – nel corso delle consultazioni è emersa l’ipotesi di una bicamerale – Meloni non si tira indietro. Massima apertura, purché “il confronto sia nel merito e parta dal presupposto che occorre fare qualcosa”. La riforma che il governo ha in mente, chiude il premier, “non la stiamo portando avanti per noi stessi. Noi vorremmo una riforma che portasse l’Italia ad avere una democrazia matura, più forte e capace di immaginare progetti di lungo periodo”.

×

Iscriviti alla newsletter