Skip to main content

Così il debito fa saltare gli appuntamenti internazionali di Biden

Il presidente statunitense deve rimanere a Washington per portare avanti le mediazioni sull’innalzamento del tetto al debito. I repubblicani non intendono cedere, ma mettere in difficoltà politica la Casa Bianca in questo momento significa far saltare a Biden due importanti appuntamenti in Australia, per il Quad e con i Paesi del Pacifico

Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, si è mostrato pubblicamente ottimista dopo un incontro nello Studio Ovale con alcuni congressisti per trovare un accordo per evitare un default tecnico. Ma è una vittoria molto costosa se si considera che Biden ha dovuto cancellare due tappe importanti del suo viaggio verso Oriente, previste per l’inizio della prossima settimana.

Le due tappe saltate da Biden

Il presidente non andrà in Australia, e dunque salterà il vertice del Quad (l’organizzazione sulla sicurezza che riunisce Usa, India, Giappone e appunto Australia) e nemmeno in Papua Nuova Guinea. A Port Moresby è in programma un vertice tra i Paesi insulari del Pacifico: nazioni fondamentali nel confronto con la Cina, in termini di deterrenza militare (tant’è che gli americani stanno cercando di aprire una base in Papua Nuova Guinea) e di influenza in generale.

Non a caso, in questi giorni la House Committee on Natural Resources ha chiamato in audizione esperti per un approfondimento sullo stato della strategia cinese tra loro isole del Pacifico; dove per altro potrebbero esserci anche interessanti reservoir di varie materie, tra cui le terre rare (nel 2024 il Giappone inizierà un programma di esplorazione ed eventuale estrazione). E non a caso, ospite nella capitale papuana, Biden avrebbe potuto incontrare il leader indiano Narendra Modi — che sarà al vertice con gli insulari dimostrando come l’interesse indiano alla regione indo-pacifica si allarghi anche verso oriente.

Biden sarà al G7 con in mente il debito?

“C’è ancora del lavoro da fare”, ha detto Biden, che ovviamente sabato parteciperà al vertice del G7 a Hiroshima, in Giappone, ma tornerà a Washington subito, già domenica. “Ho chiarito al presidente della Camera e ad altri che parleremo regolarmente nei prossimi giorni e lo staff continuerà a riunirsi quotidianamente per assicurarsi che non ci sia un default”. Evenienza che secondo quanto messo in chiaro dalla segretaria al Tesoro Janet Yellen scatenerebbe “una tempesta economica e finanziaria senza precedenti”. Parole che fanno eco a richiamo simile contenuto in una lettera aperta sottoscritta da diversi Ceo di aziende statunitensi (tra loro quelli di JP Morgan, Morgan Stanley, Nasdaq).

Yellen ha avvisato che arrivare all’ultimo minuto può causare problemi sulla fiducia di investitori e consumatori, e anche per questo l’amministrazione sta cercando di stringere prima della data fatidica del primo giugno, quando il governo potrebbe non poter rispettare le scadenze se non verrà alzato il tetto alla pretendete soglia del debito. I colloqui sono entrati in una nuova fase incoraggiante martedì, quando il presidente lo Speaker della Camera Kevin McCarthy hanno nominato i principali emissari per negoziare. Biden spera di concludere un accordo per questo ha scelto di impegnarsi in prima persona sfavorendo gli impegni internazionali.

Il presidente è consapevole che le forme di ostruzionismo congressuale saranno acerrime. Una politica avvelenata che a un anno circa dalle presidenziali diventa già campagna elettorale in un contesto iper-polarizzato come quello statunitense. I repubblicani insistono su ampi tagli alla spesa come condizione per il disegno di legge. I democratici propongono altre misure di contenimento fiscale che il Partito Repubblicano rifiuta, insistendo sulla necessità di tenere separate le misure di bilancio. Le discussioni sono ora in gran parte ristrette a ciò che la Casa Bianca e McCarthy accetteranno per consentire poi ai legislatori di muoversi a Capitol Hill, e i giorni dell’inizio della prossima settimana saranno decisivi.

Narrazioni e interessi

Anche se il presidente democratico e l’attuale leader politico-parlamentare del Partito repubblicano si sono confrontati sulla questione, Biden sottolinea formalmente il fatto che non sta negoziando lui stesso. Ma per i funzionari della Casa Bianca il lavoro sta anche nel cercare di costruire una narrazione per attenuare l’impatto della cancellazione dei viaggi. Il capo della comunicazione strategica del Consiglio di Sicurezza Nazionale, l’ammiraglio John Kirby, ha fatto notare che Biden incontrerà i leader del “Quad” in Giappone, e il presidente ha invitato il primo ministro australiano, Anthony Albanese, per una visita ufficiale di Stato a Washington. Dunque il passaggio in Australia può essere evitato?

Tuttavia, ha aggiunto Kirby, “se il Congresso facesse il suo lavoro e aumentasse il tetto del debito come ha sempre fatto, non ci sarebbe proprio questa discussione sull’effetto del dibattito sul tetto del debito sul viaggio” del presidente. La tensione è evidente, perché è vero che Biden vedrà Albanese e Modi a Hiroshima, dove ovviamente ci sarà anche il giapponese Fumio Kishida, padrone di casa. Ma è altrettanto vero che il Quad è un’organizzazione che ha assunto negli ultimi anni un valore cruciale per gli equilibri (pro-Usa) nell’Indo Pacifico. Dalla fondazione del 2007, quando era soltanto un metodo per coordinare alcune attività di sicurezza nella regione, è cresciuta di rilevanza.

Tuttavia i leader dei Paesi che la compongo si sono incontrati tutti insieme soltanto tre volte: una virtuale nel marzo 2021, un’altra in presenza alla Casa Bianca a settembre dello stesso anno; un’altra virtuale nel marzo 2022 e una in presenza a maggio, a Tokyo. L’incontro australiano sarebbe stata un’altra occasione di confronto molto utile dopo che dal G7 potrebbe concretizzarsi l’idea di una “Nato economica” contro la Cina. Se ne parla da tempo, l’idea è che i governi si promettano reciprocamente solidarietà economica nel caso in cui uno di essi venga “colpito” dalla coercizione economica cinese. Una misura ulteriore al rafforzamento delle catene di approvvigionamento “China-free”. Inoltre l’incontro del Quad sarebbe stato importante per continuare a coordinare le discussioni di sicurezza, anche in vista del vertice Nato di Vilnius – in cui diversi partner del G7 e dell’Indo Pacifico potrebbero essere invitati.

La presenza conta, lo dice anche la propaganda di Pechino

Albanese ha confermato che, data l’assenza di Biden, il vertice organizzato a Sydney salterà. “Poiché la questione deve essere risolta prima del 1° giugno, altrimenti ci saranno conseguenze piuttosto drastiche per l’economia statunitense, che si ripercuoteranno sull’economia globale, [Biden] ha comprensibilmente dovuto prendere questa decisione”, ha dichiarato Albanese aiutando l’alleato con una sottolineatura sul quanto sia importante per tutti la partita interna di Washington. Ma la visita australiana non era una tappa banale, né per i rapporti bilaterali (la prima di un presidente in carica da quella di Barack Obama nel 2014), né come detto per il valore multilaterale dell’incontro del Quad. Con un’immagine: basta pensare che l’entourage della delegazione statunitense contava qualcosa come mille persone.

Allo stesso modo l’annullamento della visita di Biden in Papua Nuova Guinea, che sarebbe stata la prima visita di un presidente americano in una nazione indipendente delle isole del Pacifico, è un danno pratico e di immagine che potrebbe creare una scenografica complicazione al lavoro di Washington contro l’influenza di Pechino nella regione. Il mantra nell’Indo Pacifico è che bisogna esserci, perché “la presenza stessa è buona parte della battaglia. La Cina si presenta sempre, e quindi l’ottica non è delle migliori”, ha detto, intervenendo a una tavola rotonda sul Quad, Richard Maude, senior fellow dell’Asia Society Policy Institute ed ex funzionario australiano con lunghissima expertise negli affari regionali.

La propaganda cinese sta già descrivendo l’assenza di Biden come un disinteresse ai dossier della regione rispetto a quelli domestici, e serve per sottolineare come gli Stati Uniti che operano all’interno dell’Indo Pacifico in realtà ne sono un’entità esterna, interessati soltanto a sfruttamenti e dinamiche da Guerra Fredda. Un altro filone di questa narrazione cinese calca su come le dinamiche (ritenute deboli) del processo democratico impediscano agli Usa di essere presenti e concentrati sugli interessi internazionali; e questo serve a evidenziare le debolezze del modello democratico contro cui si muove la strategia del Partito/Stato.



×

Iscriviti alla newsletter