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G7, Cina e Pacifico. Tripodi spiega la strategia del governo italiano

Pechino è “un partner commerciale importante e i rapporti bilaterali rientrano nella normalità delle relazioni commerciali e diplomatiche”, dice Maria Tripodi, sottosegretario agli Esteri, a Formiche.net. “Spetta però al nostro governo valutare approfonditamente quale sia la scelta migliore” sulla Via della Seta “per tutelare l’interesse nazionale”

Oggi la commissione Esteri della Camera ha deliberato all’unanimità un’indagine conoscitiva sulle tematiche relative alla proiezione dell’Italia e dei Paesi europei nell’Indo-Pacifico, proposta dal vicepresidente Paolo Formentini della Lega, che ha ottenuto sostegno bipartisan con il lavoro dell’altro vicepresidente, Lia Quartapelle del Partito democratico. Del ruolo dell’Italia nella regione Formiche.net ha parlato Maria Tripodi, sottosegretario di Stato agli Affari esteri e alla cooperazione internazionale del governo Meloni, in missione in Thailandia.

Nei giorni scorsi, lei ha partecipato al Forum Ue-Indo Pacifico. Quale postura è emersa durante l’incontro rispetto alla regione?

Una postura molto chiara e netta. L’Ue ha una nuova visione politica della regione. Ciò è dimostrato sia da summit come quello tenutosi a Stoccolma, sia dall’importanza di Forum come l’Asean, con la quale l’Ue dal 2020 ha un partneriato strategico in materia di integrazione. Dove si è comunemente impegnati a trovare soluzioni multilaterali. L’Italia da parte sua, gioca un ruolo da protagonista all’interno del partneriato. Sono al centro della nostra agenda di governo i temi principali globali. Lotta ai cambiamenti climatici, una maggiore sostenibilità, la sicurezza alimentare. Naturalmente siamo i primi a incoraggiare un rafforzamento del dialogo tra Ue e Indopacifico, consci anche del volume degli scambi commerciali e dell’importanza di avere un sud est asiatico che funga da stabilizzatore li dove persistono tensioni regionali.

Anche alla luce della decisione che il governo italiano dovrà prendere sull’eventuale rinnovo del memorandum d’intesa sulla Via della Seta, come gestire i rapporti bilaterali con la Cina?

Personalmente credo che le due cose siano distinte e non vadano di pari passo. La Cina è un partner commerciale importante. Il volume degli scambi è molto significativo. I nostri rapporti bilaterali rientrano nella normalità delle relazioni commerciali e diplomatiche. Spetta però al nostro governo valutare approfonditamente quale sia la scelta migliore per tutelare l’interesse nazionale.

Questa settimana si concluderà con il summit del G7, a cui parteciperanno anche i leader di alcuni importanti Stati del Pacifico. Qual è il significato dietro questo invito?

Un significato estremamente rilevante. Si rendono partecipi e protagonisti nel massimo summit mondiale, Paesi che per troppo tempo sono stati spettatori dell’evoluzione degli equilibri geopolitici. Un primo passo verso un coinvolgimento di attori importanti e sempre più strategici.

L’anno prossimo l’Italia prenderà il testimone della presidenza del G7 dal Giappone. Come si potrà tradurre questo simbolico passaggio di consegne alla luce dell’interconnessione tra Euro-Atlantico e Indo-Pacifico?

Continueremo a essere protagonisti dello scacchiere internazionale e interlocutori affidabili per i partner. Il nostro governo ne da prova quotidianamente. Dall’incondizionato sostegno all’Ucraina, alla nuova visione strategica attuata nel Mediterraneo con allo studio il Piano Mattei per l’Africa, al sostegno per l’integrazione dei Balcani nell’Ue. Fino all’organizzazione del Food Systems Stocktaking Moment a Roma il prossimo luglio e che vede coinvolti i Paesi Asean e LDC5. Una dinamicità che ci trova pronti a raccogliere il testimone del G7 dagli amici giapponesi. Ci candidiamo a essere proprio il Paese che in un epoca di conflitti è ponte di dialogo.



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