Zelensky al G7 avrà spazio per parlare con gli alleati e con alcuni Paesi neutrali come India e Brasile. Stesso lavoro al summit della Lega Araba. Il presidente riuscirà a spostare verso l’Ucraina la posizione di questi importanti attori internazionali? Nel frattempo, il leader cinese Xi Jinping lavora per un’iniziativa opposta a quella pensata dal G7
Quando il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, si siederà al tavolo di colloquio del G7 di Hiroshima, si troverà davanti alcuni interlocutori di primissimo livello con cui finora non ha avuto rapporti diretti. E non saranno i sette leader dei Paesi del gruppo, con cui ha avuto più di un semplice confronto in questo anno di invasione russa – ma proprio un dialogo continuo. Davanti a sé avrà altri invitati come il primo ministro indiano, Narandera Modi, e il presidente brasiliano, Ignacio Lula da Silva, che guidano nazioni la cui importanza globale è crescente, che hanno parlato in modo retorico della necessità di fermare i combattimenti, hanno preso posizioni iper-neutrali su quanto sta accadendo.
Zelensky avrà l’occasione di guardarli in faccia e comunicare loro la sofferenza del suo popolo, le ragioni dell’invaso contro le violenze dell’invasore, ribadire le necessità dell’aggredito davanti alla prepotenza dell’aggredito. Un compito difficilissimo, ad oggi quasi impossibile: smuovere sensibilità oltre al pragmatismo con cui certi Paesi hanno affrontato il conflitto. Stesso difficilissimo compito ce lo avrà al vertice della Lega Araba, dove ha ottenuto l’opportunità di partecipare (offuscando il ritorno del rais siriano Bashar el Assad nell’assise). Con un’offensiva ucraina prevista a breve, è fondamentale per Zelensky continuare a fare pressione sugli alleati del G7 e sugli alleati degli alleati del G7.
L’obiettivo di Zelensky
A Kiev serve sostegno militare. Viaggiando per mezzo mondo nel tentativo di ottenere l’impegno a continuare a ricevere armi e aiuti, Zelensky – che ha incassato la scorsa settimana il totale sostegno di Italia, Germania, Francia e Regno Unito – spera di poter allargare la platea dei suoi sostenitori e poter così, una volta lanciata l’offensiva di riconquista, ottenere un quadro ampissimo di sostenitori. Attraverso questi potrebbe capitalizzare i successi ottenuti sul campo in un futuro tavolo di negoziato con la Russia – ma anche limitare i danni nel caso l’offensiva non dovesse portare i risultati auspicati.
Il G7 è un ambiente culturale amico per Zelensky, e dunque utile. Ma non è chiaro quanto il presidente ucraino possa ottenere successo nella sua iniziativa totale. I leader riuniti a Hiroshima parleranno nei prossimi tre giorni di tutte le dimensioni della guerra della Russia in Ucraina. Probabilmente discuteranno dell’applicazione delle sanzioni, dell’opportunità di fornire jet da combattimento F-16 a Kiev e della possibilità di negoziare un armistizio o un trattato di pace secondo la formula “quando saranno gli ucraini a volerlo”. Ma altri, come l’India e il Brasile per esempio, potrebbero essere interessati a ben altro – oppure cambiare idea.
Oleksii Danilov, capo del Consiglio di difesa nazionale ucraino, ha annunciato il viaggio di Zelensky alla televisione di Stato dopo le notizie sulla sua partecipazione, commentando: “In quella sede si faranno cose molto importanti; pertanto, la presenza fisica del nostro presidente è fondamentale per difendere i nostri interessi, per fornire proposte e argomentazioni chiare sugli eventi che si svolgono sul territorio del nostro Paese”.
Narrazioni e interessi
C’è già uno statement dal summit che rincuora Kiev. “Noi, leader del G7, abbiamo riaffermato il nostro impegno a rimanere uniti contro la guerra di aggressione illegale, ingiustificabile e non provocata della Russia contro l’Ucraina. Condanniamo con la massima fermezza la palese violazione della Carta delle Nazioni Unite da parte della Russia e l’impatto della guerra russa sul resto del mondo. Quindici mesi di aggressione russa sono costati migliaia di vite, hanno inflitto immense sofferenze al popolo ucraino e hanno messo a rischio l’accesso al cibo e all’energia per molte delle persone più vulnerabili del mondo. Esprimiamo la nostra piena solidarietà e le nostre condoglianze al popolo ucraino per le sue perdite e sofferenze. Rendiamo omaggio al popolo ucraino per la sua coraggiosa resistenza. Il nostro sostegno all’Ucraina non vacillerà. Non ci stancheremo di impegnarci per mitigare l’impatto delle azioni illegali della Russia sul resto del mondo”.
La dichiarazione si allinea con il lavoro che Zelensky ha in mente: da una parte dimostra fiducia nella stabilità della sua amministrazione da parte di alcuni dei più importanti Paesi del mondo, dall’altra è importante perché sposta il piano degli effetti della guerra russa su una dimensione globale. Cibo, catene di approvvigionamento, sicurezza energetica colpite dall’atto sconsiderato di Vladimir Putin impattano anche su Paesi come l’India, il Brasile o le nazioni della regione del Golfo. E dunque controbattono quel ragionamento che diverse nazioni non-europee continua a fare: la guerra in Ucraina è qualcosa di “vostro” su cui vogliano essere coinvolti il meno possibile. Davanti a Zelensky, ai riflessi globali della guerra, alla posizione del G7, i neutrali inizieranno un processo per spostarsi verso Kiev? In questi stessi giorni, a Xi’an, il leader cinese, Xi Jinping, ospita gli omologhi dell’Asia Centrale, a cui sta chiedendo un’investitura come mediatore per poter gestire la pratica in modo completamente opposto a quello del G7: ossia, senza condannare le azioni della Russia e senza sostenere il fronte ucraino, cercando una terzietà totale (che però senza discernere tra aggressore e aggredito sembra comunque sbilanciata verso Mosca).