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Pnrr, l’idea dei bilaterali con le regioni funzionerà. Parola di Marsilio

La “polverizzazione” dei fondi europei in migliaia di micro progetti, la timeline stringente e il rapporto con le Regioni. Il ministro agli Affari Europei propone incontri bilaterali tra esecutivo e governatori dei territori per una doppia riprogrammazione. L’idea piace al presidente abruzzese: “Fitto ha fatto un grande passo avanti, cercando peraltro di ‘raddrizzare’ una situazione pregressa nella quale gli enti regionali sono stati sostanzialmente esclusi. Serve il confronto sui temi strategici per il Paese”

La linea tracciata dal ministro per il Pnrr, la coesione e gli Affari Europei, Raffaele Fitto è sia metodologica che di merito. Per la redistribuzione del Fondo di sviluppo e coesione, così come per i fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, la strada scelta dal governo è quella di incontri bilaterali con le regioni. Una decisione annunciata nel corso della Conferenza Stato-Regioni e che ha dato adito a pareri discordanti tra i governatori. Se dalle parti del centrodestra c’è stata una sostanziale condivisione della scelta dell’esecutivo, le critiche sono arrivate da Vincenzo De Luca e da Michele Emiliano secondo i quali il governo starebbe preparando una sorta di “scippo” a detrimento del Sud. La replica, oltre che dallo stesso ministro Fitto, arriva dal governatore dell’Abruzzo Marco Marsilio che, sulle colonne di Formiche.net, sostiene con forza l’impronta metodologica dell’esecutivo e smonta punto su punto le critiche.

Presidente Marsilio, partiamo dalla fine. Teme che qualche fondo possa essere “scippato” al Sud?

Assolutamente no. Questa è una critica dettata da una posizione ideologica. L’idea – giusta – del governo è invece quella di sensibilizzare anche le Regioni sulla necessità di massimizzare al meglio l’impatto di questi fondi. Soprattutto al Sud. Quindi è proprio il contrario. Aggiungo un altro elemento. Sono certo che, quando presenterò al Ministero le certificazioni del comitato di vigilanza ai progetti finanziati e realizzati, non ci sarà alcun problema.

L’idea di organizzare dei bilaterali tra governo e regioni per redistribuire il Fondo sviluppo e coesione e per coordinarsi sul versante Pnrr come le sembra?

Meno male che qualcuno inizia a prestare ascolto alle regioni. Il ministro Fitto ha fatto un grande passo avanti, cercando peraltro di “raddrizzare” una situazione pregressa nella quale gli enti regionali sono stati sostanzialmente esclusi. E questo è stato, è e sarà un grosso vulnus.

Quali saranno i dossier al centro dei bilaterali?

Personalmente ho inteso la strada intrapresa dal governo come un tentativo per fare sintesi in particolare sui dossier strategici per il Paese. Penso che questi fondi straordinari di cui l’Italia dispone vadano impiegati prioritariamente per tentare di risolvere il grosso problema infrastrutturale che riguarda, con percentuali variabili, l’intero territorio nazionale. Non solo. Dopo i drammatici accadimenti degli ultimi giorni in Emilia-Romagna, penso che sia prioritario affrontare i temi legati al dissesto idrogeologico, all’erosione della costa, alla manutenzione degli argini.

Anche la regione Abruzzo, stando a quando riportato dalla piattaforma Rendis, avrebbe progetti da oltre un miliardo e duecento milioni di euro sul versante del dissesto idrogeologico. 

Sì, progetti che potenzialmente sarebbero pronti. Spesso però, al di là delle risorse messe a disposizione dal Pnrr  – non per le Regioni, che al massimo possono esercitare un’azione di coordinamento o intercettare fondi indirettamente attraverso altri soggetti come i consorzi di bonifica – non ci sono sufficienti capitali per sostenere la realizzazione delle opere.

Il ministro Fitto sostiene che si siano “polverizzate” molte delle risorse europee per migliaia di micro-progetti. Non si è ragionato a sufficienza in ottica di “sistema”?

Mi pare che sia del tutto evidente. Ciò che sta facendo il governo è molto più profondo di quanto appaia, sul Pnrr. L’obiettivo sarebbe quello di invertire una rotta già tracciata, precedentemente, che però non ha portato i benefici sperati. I ministeri hanno fatto già tantissimi bandi, da cui sono scaturite graduatorie e assegnazioni che hanno coinvolto gli enti locali per lo più. In questo momento il ministro Fitto sta realizzando una ricognizione sui progetti, per capire quali – tra le migliaia presentati – hanno una valenza strategica non solo sul piano locale ma nazionale. In tutto questo, la variabile tempo non è da sottovalutare.

Da tempo il governo è al lavoro in Europa per rinegoziare la timeline del Pnrr. Occorre superare la scadenza per la rendicontazione dei progetti oltre il 2026?

La scadenza al 2026 è senz’altro da rivedere. Anche perché molti cantieri hanno subito rallentamenti per via – tra le altre cose – dei rincari registrati sulle materie prime e sulle forniture energetiche. Sono circostanze di cui è inevitabile tener conto. I presidenti di regione, che sono a contatto con la realtà delle cose e vivono i problemi dei territori, lo sanno bene. Ed è per questo che non mi spiego certi attacchi strumentali. Pensare di rivedere il Pnrr non può essere un reato d’opinione. È un’esigenza reale.

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