In esclusiva per Airpress, il presidente di Lockheed Martin International, il generale Michael Williamson fa il punto sugli elementi che saranno cruciali per la difesa e la deterrenza dei Paesi occidentali: piattaforme connesse, interoperabilità e legami industriali tra Usa ed Europa (e soprattutto l’Italia)
Interconnessione tra le piattaforme, interoperabilità tra alleati, e legami transatlantici bilaterali e all’interno delle alleanze, Nato e Ue. Queste sono le priorità che il generale Michael Williamson, presidente di Lockheed Martin International, di recente in visita in Italia per le celebrazioni del Centenario dell’Aeronautica militare, ha sottolineato, nell’intervista in esclusiva per Airpress, come fondamentali affinché i Paesi occidentali rimangano all’avanguardia nell’assicurare la difesa e la deterrenza delle proprie società. Necessità che dovranno vedere una collaborazione sempre più stretta tra le realtà industriali europee (con un ruolo centrale di quelle italiane) e statunitensi.
Cento anni sono un traguardo importante per l’Aeronautica militare italiana, una storia che ha visto una lunga collaborazione con l’industria statunitense e in particolare con Lockheed Martin…
Lockheed Martin è un partner strategico per la difesa e la sicurezza dell’Italia da oltre settant’anni, ha accompagnato l’ingresso dell’Italia nell’era dei jet attraverso il Lockheed F-104 Starfighter, fino alle soluzioni attuali, tra cui il C-130J Super Hercules, il radar di sorveglianza aerea a lungo raggio TPS-77, il Multiple launch rocket system (Mlrs) e, infine, l’F-35 Lightning II. Attualmente, l’Aeronautica militare italiana gestisce la più grande flotta di F-35 dell’Unione europea ed è uno dei maggiori operatori di flotte di C-130J Super Hercules a livello mondiale.
Come descriverebbe la collaborazione tra la sua azienda e le realtà italiane?
Con i partner industriali italiani lavoriamo su programmi di largo respiro e stiamo contribuendo a guidare la forte crescita del settore. Per esempio, l’industria italiana supporterà l’F-35 per oltre trent’anni attraverso gli impianti di Cameri, gestiti da Leonardo con l’assistenza tecnica di Lockheed Martin. Questi impianti svolgono un ruolo-chiave nella produzione delle ali, nell’assemblaggio finale e nel check-out (Faco) e nella manutenzione, riparazione, revisione e aggiornamento (Mrou). Ad oggi, i contratti per la produzione dell’F-35, stipulati con oltre dieci fornitori italiani, hanno fruttato all’economia del Paese più di quattro miliardi di dollari, con un valore totale che si prevede supererà i dieci miliardi nel corso della durata del programma. Un fattore importante della nostra partnership con l’industria italiana è il continuo trasferimento di tecnologie all’avanguardia e il mantenimento di posti di lavoro qualificati, e c’è un ulteriore potenziale di cooperazione nell’ambito delle nostre future iniziative internazionali sui velivoli rotanti.
Uno dei temi principali affrontati dal capo di Stato maggiore dell’Aeronautica, il generale Luca Goretti, è stato quello dell’interoperabilità tra sistemi e alleati. Come vede Lockheed Martin questa esigenza di interoperabilità e sicurezza?
I nostri clienti devono affrontare un ambiente geopolitico sempre più complesso e ostile. Ci troviamo in un momento particolarmente importante per la sicurezza regionale, europea e transatlantica, vista la guerra in corso in Ucraina. Per Lockheed Martin, questo non significa solo fornire Javelin e altri equipaggiamenti necessari ma, se guardiamo un po’ più in là, un requisito fondamentale è la capacità di operare in sinergia con gli alleati. Ciò richiede sistemi di difesa modernizzati con reti integrate, senza soluzione di continuità e resilienti che abbraccino tutti i domini: terrestre, marittimo, aereo, spaziale e cibernetico.
Esempio di questa capacità, citato anche dal generale Goretti, è proprio l’F-35…
L’F-35 è in grado di svolgere un ruolo cruciale in questo cambiamento in quanto nodo più avanzato di un’architettura network-centrica per la sicurezza del XXI secolo, grazie all’utilizzo dei suoi sensori avanzati e la sua connettività per raccogliere, analizzare e condividere senza soluzione di continuità informazioni critiche tra piattaforme e servizi. Come dimostrato nella recente esercitazione Falcon Strike su larga scala, l’F-35 consente all’Italia di essere una forza trainante per una maggiore interoperabilità nazionale e alleata, collegando i velivoli delle flotte alleate di F-35 e integrando velivoli di quinta e quarta generazione. Questa consapevolezza situazionale senza precedenti fornisce l’accesso rapido alle informazioni necessarie per superare le minacce in evoluzione.
L’attuale guerra in Ucraina ha aumentato il livello di insicurezza in Europa e molti Paesi si sono trovati nella necessità di aggiornare le proprie difese. Nel settore aereo, questo ha portato all’adozione dell’F-35 in molti Paesi, dalla Germania alla Grecia, dalla Svizzera alla Finlandia. L’Italia ha fatto da apripista, essendo stata tra i primi ad aderire al programma JSF. Ora, la prossima evoluzione sembra essere quella degli elicotteri…
I recenti conflitti in aree altamente contese, come l’Ucraina, dimostrano che c’è una maggiore necessità di capacità di trasformazione dei sistemi ad ala rotante per garantire che la deterrenza e la difesa della NATO rimangano credibili ed efficaci. L’uso della tecnologia X2 per i velivoli rotanti di nuova generazione può fornire soluzioni multi-missione e interoperabilità tra gli alleati, consentendo un ciclo di vita economicamente vantaggioso. Così come l’F-35 è un nodo chiave della rete informativa ad alta quota, la visione è che le piattaforme Future vertical lift siano il “quarterback” a bassa quota, grazie alla connessione con gli altri mezzi della rete e la capacità di dispiegare effettori dalla terza dimensione.
Quali passi ritiene necessari per rimanere all’avanguardia della tecnologia in questo settore?
Lockheed Martin ha lavorato con il ministero della Difesa italiano, in collaborazione con Leonardo, in quanto il dicastero sta valutando l’applicazione della tecnologia X2 per fornire capacità avanzate adatte a soddisfare le sue future esigenze nel settore dell’ala rotante. Non vediamo l’ora di lavorare su un approccio per estendere la tecnologia X2 ai clienti internazionali, in modo simile ad altri programmi internazionali del gruppo. La tecnologia X2, inoltre, può vedere un campo di applicazione anche all’interno dell’iniziativa Next generation rotorcraft capability (Ngrc) della Nato, avviata per sostituire oltre novecento velivoli a elica, ormai obsoleti, delle flotte europee con apparecchi di nuova generazione. La società sta, per questo, partecipando attivamente alla correlata fase di studio della Nato, per contribuire a dare un supporto informativo all’iniziativa.
Sistemi all’avanguardia rafforzano anche la deterrenza e la difesa dello spazio europeo. L’Italia è impegnata nel processo di costruzione di una Difesa comune dell’Ue, complementare a quella Nato, rafforzando in primo luogo il procurement. Qual è l’importanza del progetto di Difesa europea, e come dovrebbe essere strutturata la collaborazione con l’industria statunitense?
Le capacità di deterrenza europee sono particolarmente importanti nell’attuale contesto di instabilità internazionale. I Paesi devono pensare a come le loro capacità nazionali possano essere collegate e interoperabili con i sistemi e le reti dei vicini e degli alleati, in Europa e nell’Atlantico.
Tutti gli sforzi per incrementare la capacità di difesa e gli approvvigionamenti in Europa contribuiranno anche a rafforzare il pilastro europeo all’interno della Nato. La cooperazione transatlantica a livello industriale può contribuire a sostenere il trasferimento di tecnologie all’avanguardia e il mantenimento di posti di lavoro qualificati, basandosi sulle forti partnership esistenti con i principali attori dell’industria europea, come Lockheed Martin e Leonardo in Italia, ma anche sulle nostre capacità produttive, come PZL Mielec in Polonia.
Il raggiungimento dell’interoperabilità tra gli alleati più stretti attraverso un’architettura aperta e piattaforme centrate sulla rete in tutti i settori sarà un fattore critico in una strategia di difesa paneuropea. La nostra visione per la sicurezza del XXI secolo mira a rispondere a questa esigenza e, con sette nazioni dell’Ue che hanno partecipato al programma F-35 fino ad oggi, c’è un enorme potenziale per un ulteriore sviluppo e collaborazione su soluzioni di deterrenza integrate con i partner europei.