Il settore farmaceutico rappresenta una realtà economica che è un motore di benessere, diretto ed indiretto. Ma anche un importante contributore di emancipazione sociale. L’analisi di Riccardo Pedrizzi
Il settore farmaceutico e biomedicale occupa una posizione chiave nell’economia dei Paesi più avanzati, posizionandosi al primo posto per spesa in ricerca e sviluppo per occupato e presentando un elevato valore aggiunto per addetto. Al di là del dato quantitativo, l’emergenza Covid-19 ha, inoltre, fatto emergere in tutta la sua evidenza la centralità del settore per il benessere sociale.
Nell’ecosistema regionale laziale, il settore farmaceutico e biomedicale gioca un ruolo di primo piano, ponendosi al primo posto tra le industrie manifatturiere per valore aggiunto, per stipendi distribuiti sul territorio, nonché per export. Il Lazio è la principale regione esportatrice italiana di prodotti farmaceutici, con una quota di quasi il 40% del totale nazionale e la seconda regione italiana per numero di addetti in ricerca e sviluppo. Tutto ciò evidenzia l’importanza dell’industria per tutto l’ecosistema della ricerca e dell’innovazione e per la competitività dell’intero ecosistema laziale.
A livello regionale nel Lazio il valore dell’industria farmaceutica più l’indotto dà occupazione infatti a 49 mila addetti e genera un valore aggiunto di più di 6 miliardi di euro. In termini di valore delle esportazioni il Lazio detiene il primato in Italia con un valore pari al 35,3% sul totale nazionale e un valore assoluto di oltre 12 miliardi di euro nel 2020. In termini di capacità tecnologica, il Lazio rappresenta il 17% dei brevetti nell’ambito farmaceutico italiano, in particolare nelle biotecnologie e nelle mutazioni e l’ingegneria genetica. In questa categoria il Lazio risulta al primo posto in Italia sia per numero assoluto di brevetti sia in rapporto al Pil sia in termini relativi (quota di brevetti del farmaco sul totale dei brevetti).
Analizzando i bilanci si osserva come il settore farmaceutico e biomedicale nel Lazio abbia in media delle performance superiori sia dell’industria che del commercio in termini di redditività, una maggiore solidità in termini di indebitamento e un maggiore rapporto tra immobilizzazioni immateriali e immobilizzazioni totali. Infine le imprese del settore risultano anche grandi contribuenti in termini di imposte collocandosi ben al di sopra delle imprese di altri settori sia in termini assoluti che in percentuale del valore della produzione.
La forza dell’ecosistema laziale emerge anche da un confronto con altre regioni benchmark (regioni urbane e sedi di capitali europee), dal quale emerge l’importanza del settore farmaceutico laziale non solo in Italia, ma anche nel contesto europeo dove il Lazio rappresenta un centro di eccellenza, perché offre importanti opportunità di realizzazione economica, culturale e sociale, mostrando anche una grande attenzione a sostenibilità ambientale e sociale.
Nel 2020, l’industria farmaceutica italiana ha registrato un valore del fatturato pari a 27,6 miliardi di euro con una crescita rispetto al 2019 del 2,0%, e un valore aggiunto di oltre 10,4 miliardi di euro. Sul territorio italiano le regioni più importanti in termini di fatturato e valore aggiunto risultano la Lombardia (9,3 mld) con il 38,0% di valore aggiunto (VA) sul fatturato, e il Lazio (6,9 mld) con un incidenza del VA sul fatturato del 27,9%.
Gli addetti nell’industria farmaceutica sono il 37,1% in Lombardia e il 17,4% nel Lazio. Il 33,9% del fatturato italiano dell’industria farmaceutica è rappresentato dalla Lombardia e il 25,2% dal Lazio. Se prendiamo la produttività del lavoro dell’industria farmaceutica, calcolata come valore aggiunto per addetto, nel 2020 il Lazio ha registrato un valore di 174 mila euro, al di sopra della media nazionale di 162 mila euro. Cioè si lavora di più e meglio della media.
Il fatturato dell’industria farmaceutica laziale si attesta al 13,6% del totale del fatturato di tutte le attività manifatturiere della regione, valore cinque volte maggiore rispetto alla media nazionale (2,7%). Il valore aggiunto farmaceutico nel Lazio pesa il 18,4% sul totale delle attività manifatturiere mentre in Italia solo il 3,8%. A livello comunale nei primi 10 comuni in Italia per numero di addetti nel settore farmaceutico, 5 appartengono alla regione Lazio, con Aprilia al secondo posto e Roma al terzo posto.
Secondo le stime l’indotto farmaceutico in Italia raggiunge un valore di quasi 23 miliardi di euro in valore aggiunto che supera 33 miliardi di euro. Il valore aggiunto dell’indotto nel Lazio arriva ad un totale di 4,3 miliardi di euro. Negli ultimi 5 anni le esportazioni totali di prodotti farmaceutici dall’Italia sono cresciute dell’11,6% e del 9,3%. Il Lazio ha registrato una crescita negli ultimi 5 anni del 10,1.
Nel settore farmaceutico il Lazio si posiziona al secondo posto in termini di addetti alla R&S (1.187) e al terzo posto per investimenti in R&S con un valore di 313 milioni di euro investiti nel 2020.
Da sottolineare ancora che, in termini di capacità tecnologica, la regione è specializzata in brevetti su tecnologie di frontiera, quali le biotecnologie, con innovazioni che riguardano le mutazioni e l’ingegneria genetica.
In conclusione il settore farmaceutico rappresenta dunque una realtà economica motore di benessere economico diretto ed indiretto ed un importante contributore di emancipazione sociale: sostiene la professionalizzazione a vari livelli, fornisce ottime possibilità d’impiego sia a donne che a uomini, dimostra una grande attenzione a sostenibilità ambientale e sociale nel fare impresa sul territorio.
Il sistema però lamenta che: le Scuole e le Università non sempre sono pronte a collaborare e a mettere a punto programmi di ricerca e di formazione, le infrastrutture e la viabilità sono poco valorizzate e non adeguate alle esigenze; la burocrazia non sempre è in grado di facilitare la sopravvivenza e la crescita delle imprese
Un’agricoltura al passo dei tempi
Anche l’agricoltura della nostra regione concorre per due miliardi in termini agricoli, che corrispondono al 2% del Pil regionale. Ma se si considera anche l’indotto e quindi tutta la filiera si arriva al 18%. Nelle aree rurali, inoltre, insiste il 40% della popolazione regionale e questo 40% vive in modo prioritario di imprenditoria agricola. E il 60% delle nuove aperture di aziende agricole è fatta da giovani, molti dei quali provengono da altri settori professionali.
Vola l’export agroalimentare del Lazio con la provincia di Roma, Frosinone e di Latina. Federlazio ha approfondito aspetti positivi e negativi di un’industria che è un fiore all’occhiello della nostra Regione. Lo scorso anno sono stati esportati “alimenti e bevande” per 1,08 miliardi di euro con una crescita del 7,55% riguardo al 2021, posizionando così il Lazio al quarto posto in Italia per volumi di export, con un incremento medio annuo del 4% negli ultimi cinque anni. La provincia di Roma rappresenta il motore dell’export agroalimentare del Lazio, con il 65% delle esportazioni, seguita da Latina.
Proprio in questa città si è realizzato una mirabile integrazione tra il settore farmaceutico e quello agricolo. Infatti proprio qui opera un centro di ricerca all’avanguardia e di eccellenza, quello della Bayer dove 23 ettari di serre e di campi nella pianura, si lavora per migliorare la varietà di alcune colture orticole, dall’anguria, al finocchio, melanzane, pomodori, meloni, peperone, brassiche. Come noto la Bayer opera da sempre nel settore farmaceutico, ma da dieci anni ha scelto di abbandonare il business delle plastiche e puntare sulla salute e sulla nutrizione. Monica Poggio, amministratrice delegata di Bayer Italia ha recentemente detto: “Per noi è un impegno sentito e fortissimo, non è certo green washing. Salute e nutrizione sono due punti importanti del piano 2030 dell’Onu e noi li condividiamo”.
Nel 2022 il Centro Ricerche di Latina ha festeggiato 40 anni di attività e dal 2018 è diventato parte del Gruppo Bayer. L’attività in agricoltura sfiora il 30% su un fatturato di un miliardo. A Latina lavorano 61 persone: “È qui che si svolge la ricerca sulle sementi per avere prodotti sempre più di qualità. C’è un impatto forte sulla tutela del clima, della sicurezza alimentare”, continua l’amministratrice, sottolineando l’importanza dell’innovazione e del digitale: “È fondamentale per ottimizzare l’uso delle risorse, penso all’acqua, e minimizzare l’impatto dei prodotti agricoli, innovando in termini di processo, strumenti e prodotti”.
I principali prodotti agricoli esportati dal Lazio sono quelli a base di cereali, ortofrutta, olio d’oliva, vino e prodotti lattiero-caseari. È l’Unione Europea il principale mercato di sbocco per i prodotti agroalimentari del Lazio, seguita dagli Stati Uniti e dall’Asia.
Tra i prodotti di punta del territorio spiccano il pecorino e i prodotti della filiera bufalina. In conclusione nel Lazio, in questi settori, farmaceutico/biomedicale ed agricoltura, siamo bravi quantitativamente e qualitativamente e, soprattutto, siamo moderni ed innovatori.